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Il messaggio della risurrezione di Cristo non è limitato a una data o a un periodo

Bill Knott – L’ho notata per la prima volta a metà febbraio, davanti a una quercia sul prato antistante la casa. Nevicava e nel freddo pungente lessi il messaggio sulla semplice croce bianca: “È risorto!”

“Sono trascorsi dieci mesi da Pasqua e hanno ancora la scritta ‘È risorto’ sul prato”, ho pensato. Ho guardato bene per vedere se avevano dimenticato anche le luci di Natale o le decorazioni di Halloween intorno alla casa, ma non c’erano altri simboli fatta eccezione del messaggio pasquale.

“Probabilmente sono evangelici che vogliono far sapere ai loro vicini ebrei e mussulmani da che parte stanno”, bisbigliai tra me, creandomi nella mente l’immagine di una famiglia che non avevo mai incontrato e che forse, pensai, aveva il simbolo del pesce attaccato dietro la macchina.

Due settimane più tardi ripassai davanti a quella casa. Qualcuno aveva rastrellato il prato dopo l’ultima bufera di neve, eppure la croce bianca era rimasta lì: inclinata sulle ventitré, a predicare ai non credenti “È risorto!”.

“Lasciatela ancora un po’ lì”, pensai, “e ve la ritroverete la prossima Pasqua”. Mi venne allora in mente il pupazzo di neve finta che era ancora accanto alla mia porta di casa a dare il benvenuto, e che avevo lasciato fuori stagione solo per dimenticanza.

La settimana scorsa ho visto di nuovo la croce: fiori di croco e giunchiglie spuntavano intorno alla sua base; il sole del mattino filtrava attraverso le querce e illuminava la scritta con tutto il calore del mattino della risurrezione. Questa volta ho pensato: “Fra non molti giorni 2 miliardi di cristiani in tutto il mondo proclameranno di nuovo ‘È risorto!’”.

E poi, ho trovato la verità davanti al prato di un vicino.

Il messaggio della risurrezione di Cristo non è prigioniero di una stagione, né cresce o diminuisce solo perché sul calendario arriva in marzo o aprile. Anche se lo circondiamo di gigli bianchi e di primavera, è una verità di cui abbiamo bisogno pure quando i prati si addobbano di denti di leone, di crisantemi o di gelo. La risurrezione, nostra unica speranza, non è né legata a una stagione né temporanea, ma è una vittoria duratura riportata da Cristo sulle intemperie e le circostanze mortali che ci affliggono tutto l’anno.

E allora vieni vento, vieni neve, vieni fango o caldo o gelo: tutto questo, e molto di più, cede il passo alla verità imperterrita e incrollabile che rimane piantata sul prato di un vicino: “È risorto!”.

La morte è stata sconfitta dall’unica vittima che essa avrebbe voluto mantenere nel sepolcrop, e il diavolo non può essere consolato perché sa che il suo regno è finito. Egli ora sa ciò che la terra e il cielo testimoniano: la vita è donata liberamente, con amore e per sempre, a tutti coloro che ripongono la loro fede in Cristo e nella potenza della sua risurrezione.

E così, ringrazio il vicino, di cui non so ancora il nome, per la testimonianza che ha lasciato, per questo segno che non ha messo via e per la risurrezione che esso regolarmente mi ricorda . Lascialo lì, per favore, per tutti coloro che bramano la liberazione più delle sentinelle che aspettano il mattino, più del canto degli uccelli che annuncia la primavera. (da AR Intouch)

La proposta di vivere la Pasqua tutti i giorni arriva anche dalla riflessione di Rvs Firenze nella puntata del programma L’Altro-Binario”, condotta da Claudio Coppini, con ospiti i pastori avventisti Saverio Scuccimarri e Rolando Rizzo. Una trasmissione vivace condita in ‘olio’ biblico e con la presa di coscienza del mistero che avvolge anche gli uomini del terzo millennio. Per ascoltare la trasmissione cliccare qui.

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