Non sono matti, sono persone

Non sono matti, sono persone


A cento anni dalla nascita dello psichiatra Franco Basaglia, grazie al quale i manicomi sono stati chiusi, lo ricorda oggi sulle pagine di Repubblica la figlia Alberta. Abbiamo chiesto allo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi un suo ricordo e una breve valutazione sull’impatto che ebbe la riforma Basaglia e i limiti che mostra la psichiatria moderna.

Per commentare questa intervista mandateci un messaggio whatsapp (anche vocale) al seguente numero: 3482227294.

Un campione ringrazia i suoi genitori

Un campione ringrazia i suoi genitori


"Jannik Sinner è un campione di tennis portatore di bei messaggi, fa bene a tutti. Il suo esempio aiuta la società" ha dichiarato Adriano Panatta al Corriere della Sera (del 29-01-2024). Claudio Coppini e Roberto Vacca ne hanno parlato con lo psicologho e psichiatra Giovanni Varrasi.
 

Superare il velo di Maya

Superare il velo di Maya


Lo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi ci parla ancora di adolescenza, quella stagione della vita irripetibile e complicata che ci portiamo dentro, come pure l’infanzia, i frammenti di maturità, la senilità. E, dentro questo torrente privato che scorre verso il grande mare, c’è tutto quello che trascina…i tronchi, il fango, i rifiuti sconsiderati, cartacce nemmeno lette, fiori appassiti… Come dice Schopenhauer, sostiene Varrasi,  dobbiamo lottare per superare il più  possibile “il velo di Maya” della nostra mente ( convenzioni, aggiustamenti, bugie e semibugie, pregiudizi, paure)  e vedere la vita così com’è: il vuoto, il dolore e la solitudine, la bellezza….e poi lo Spirito e l’amore che possono comparire come un raggio di luce tra le nuvole scure… Questa credibilità, acquisita con grande sforzo, ci può far parlare con gli adolescenti e con noi stessi..in tutte le età della vita.

 

Il consiglio di un adolescente per il benessere

Il consiglio di un adolescente per il benessere


Anche in questa puntata della rubrica "Senza rete" lo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi ci accampagna nell’esplorazione sorprendente del mondo dell’adolescenza. Prendendo spunto da un recente incontro in una scuola fiorentina, Varrasi ricorda un intervento di un ragazzo che offriva la sua ricetta per il benessere: essere accolti, scambiare con gli altri cose interessanti, sentirsi protetti trovando il senso della propria vita. Dei consigli validi per tutti, che mostrano ancora una volta la straordinaria sensibilità  e vitalità di un periodo decisivo della vita, quale si conferma essere l’adolescenza. 

 

Non trovo un appiglio

Non trovo un appiglio


Radio Rvs all’interno della rubrica "Senza Rete" ideata dallo psichiatra e psicoterapeuta Giovanni Varrasi, in collaborazione con la Fondazione Vita e Salute, propone un ciclo di trasmissioni dedicato ad adolescenza e scuola.

Nel corso di questa prima puntata Giovanni Varrasi e i conduttori Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno dato spazio a una lettera di una studentessa di una scuola superiore indirizzata all’insegnante e saggista Alessandro D’Avenia: «Sono una studentessa delle superiori, ma sono rimasta indietro per motivi di salute. Il mio desiderio più grande in questo momento è quello di morire, voglio la condanna perché ho una paura enorme del futuro, non mi interessa avere fallimenti ma neanche vittorie. Ho imparato che l’amore è sofferenza e per questo abbandono prima di essere abbandonata. La morte gradualmente si è tramutata in ossessione. Mi rapisce e mi porta agli inferi con sé. È come se avessi una corda che posso utilizzare per risalire, ma io non voglio arrivare in superficie perché in fondo quello spazietto buio lo sento mio, è confortante. Non riesco a trovare un appiglio in nessuno e per questo mi sento in colpa, perché ho una famiglia che, seppur divisa, mi ama tanto. Quando abbraccio uno di loro piango perché so che gli abbracci sono contati. Poche cose suscitano in me la curiosità che un tempo mi animava, quando sentivo il fuoco della vita in me. L’ho perso come ho perso la voglia di vivere» (da "Parole prime" di Alessandro D’Avenia, Corriere della Sera del 13 novembre 2023).

Il dottor Varrasi ci spiega che l’adolescenza è una fase della vita molto complicata e dolorosa, non più infanzia, non ancora età adulta. L’identità dei ragazzi e delle ragazze è poco definita anche se le esternazioni perentorie si sprecano. Il vuoto, la solitudine e la paura si confondono tra le voci e le battute del gruppo di amici. Il bisogno di amore si nasconde nelle false ostentazioni di autosufficienza e anche nella suggestione dell’autodistruzione, che però come adulti non dobbiamo mai sottovalutare.

La fondazione “Vita e salute” ha avviato un progetto specifico per l’adolescenza. con Giovanni Varrasi come uno dei consulenti scientifici di queste iniziative.

Link utili per saperne di più 

https://vitaesalute.net/insieme-per-la-salute/

https://vitaesalute.net/hack4health/

https://vitaesalute.net/registro-elettronico/

 

Senza rete: la speranza come percezione della bellezza

Senza rete: la speranza come percezione della bellezza


Nel corso della diretta del 2 novembre 2023, per la rubrica "senza rete", lo psichiatra e psicologo Giovanni Varrasi parla oggi con Claudio Coppini e Roberto Vacca di paure e di speranza, a partire da una percezione diversa della realtà, ma anche accettando la fatica del realismo.

 

Senza rete: gentilezza ed empatia

Senza rete: gentilezza ed empatia


Nel corso della diretta del 2 novembre 2023, per la rubrica "senza rete", lo psichiatra e psicologo Giovanni Varrasi parla oggi con Claudio Coppini e Roberto Vacca di "gentilezza", prendendo spunto dal Festival dell’Italia gentile che si svolge a Firenze fino al 5 novembre.

 

Le nostre paure

Le nostre paure


Per la rubrica "senza rete" il dottor Giovanni Varrasi, psicologo e psichiatra, risponde ad alcuni temi posti da ascoltatori e dalla redazione. In questa trasmissione si concentra sul tema delle paure. Che sono tante e spesso contraddittorie, in alcuni casi dalle dimensioni chiaramente patologiche, ma in altri che fanno parte della condizione umana. Eppure anche le paure possono essere ridimensionate, specialmente se l’individuo che ne soffre non è lasciato solo a se stesso.

Riconoscere le nostre emozioni

Riconoscere le nostre emozioni


Siamo alla quarta puntata del nostro viaggio, ci ricorda il dottor Giovanni Varrasi, psicologo e psichiatra. Il consiglio di oggi riguarda un gioco di fantasia: proviamo a far finta che qualcosa o qualcuno, anche persone care, non ci sia più. Dopo un po’, quando ci riprendiamo dal gioco, forse la vedremo sotto una luce diversa. È che, con l’abitudine, con la banalità, col dare tutto per scontato, circondiamo la realtà e le persone di un velo opaco di insensibilità, che non ci fa vedere e sentire a pieno la persona e la relazione. Il viaggio perde la sua parte migliore. La stessa cosa vale per i sentimenti. È utile sentirli fino in fondo per distinguerli tra di loro. Sono essi che cambiano il senso delle nostre giornate. Se riconosciamo il nostro “mondo di dentro” possiamo, col vederlo, distaccarcene un po’ e gestirlo meglio. Una cosa è permettere alla nostra rabbia di rovinarci la vita e le relazioni, un’altra è vederla e cercare di ridurla o farla cessare. Solo se riconosciamo le nostre emozioni possiamo gestirle. Altrimenti saranno loro a gestire noi.

I sabotatori interni

I sabotatori interni


Nelle terza puntata dei consigli di viaggio ( e di vita), lo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi parla di un argomento scomodo: i nostri “sabotatori interni”.
Noi  pensiamo di essere compatti e unitari, al servizio della consapevolezza, della ragionevolezza e del nostro benessere, ma non è vero. Dentro di noi, frammenti rabbiosi di esperienze infantili, tracce intossicate di bisogni e desideri insoddisfatti, di cattiverie spontanee, ci attaccano e sviliscono la nostra buona volontà, ci gravano di inadempienze e colpe. Quando siamo in difficoltà ci confondono e ci fanno sbagliare. Argomento da non trascurare: i sabotatori interni se la prendono con il funzionamento del corpo e ci fanno ammalare! Varrasi suggerisce di fermarci dalla nostra corsa, dalla frenesia di risolvere tutte le nostre incombenze pratiche ( come se bastasse) e guardarci dentro, anche se non è facile. Se catturiamo un sabotatore ( se dunque scopriamo un atteggiamento strano, autolesionista, un pensiero troppo critico verso noi stessi), dobbiamo portarlo nel salotto dell’identità e interrogarlo alla luce della ragionevolezza. E poi ristorarlo con l’affetto, perché è pur sempre una parte di noi affamata e povera, sprezzante e cattiva, perché conosce solo quel linguaggio.

Cambiamo posizione

Cambiamo posizione


Siamo alla seconda tappa del percorso immaginato dallo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi, che ci offre un secondo consiglio di viaggio.
Ci dice , almeno per una volta, per gioco o per un esercizio, di cambiare la postazione da cui vediamo e sentiamo la realtà.
Se ci sentiamo sotto, proviamo a immaginarci sopra, se siamo impegnati in uno scambio serrato, facciamo un passo di lato, se siamo troppo lontani e vediamo poco, avviciniamoci, o al contrario, allontaniamoci per vedere meglio.
Prendiamo come stimolo i consigli ( quelli buoni) degli altri, anche scritti su libri importanti.
Ogni viaggio ( e ogni vita) sono irripetibili e non sono segnati in anticipo sul libro del destino.
Il viaggio lo facciamo noi e, se le circostanze, la famiglia, il potere, ci hanno messo in un luogo scomodo, dobbiamo dedicare tempo e fatica per trovare un luogo migliore. Niente a che fare con l’ideale, che troppo spesso, invece di aiutarci, ci fa immaginare un sistema di valori troppo elevato che, in fondo, ci danneggia, perché ci impedisce di provare profondo rispetto per i nostri sforzi umani di procedere e migliorare.

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