I social media assorbono la nostra vita

I social media assorbono la nostra vita

Uno sguardo perspicace a un potente sistema di modifica del comportamento.

Articolo adattato da un sermone tenuto il 26 agosto 2020.

Tim Lale – Una delle migliori e più recenti diagnosi del male presente nel mondo arriva da Jaron Lanier. Forse non avete sentito parlare di lui, ma il sessantenne di Berkeley, in California, è stato definito un oracolo della tecnologia, la coscienza della Silicon Valley, un uomo che ha a cuore il benessere degli altri, uno scienziato informatico con soluzioni dal cuore grande.

A quanto pare vi è molto da sapere su Jaron Lanier e non abbiamo tempo di scoprirlo qui. Basti dire che è uno degli individui più famosi della Silicon Valley e le persone lo hanno definito brillante e di buon cuore.

Lanier ha scritto diversi libri sugli effetti della tecnologia sugli esseri umani, tra cui uno nel 2010 intitolato You Are Not a Gadget: A Manifesto. L’ultima opera, che non ho letto, si chiama Ten Arguments for Deleting Your Social Media Accounts Right Now, pubblicata nel 2018.

In un recente articolo, l’autore voleva convincere Jaron Lanier a fare una previsione: “Quest’anno è come un bivio… Siamo sull’orlo della rovina o della rivoluzione o di entrambe. … Voglio qualcuno, voglio Jaron Lanier, che mi dica dove stiamo andando e se andrà bene quando ci arriveremo”.

In risposta Lanier aveva affermato, per prima cosa, che non cercava di dire alla gente come vivere. Per lui, i documenti americani fondanti, come li chiama, puntano alla ricerca della felicità. Poiché si tratta di una ricerca, il suo non è un tentativo di definire cosa essa sia per chiunque. “Penso che la priorità numero uno sia quella di non creare incentivi perversi che rovinano la ricerca di significato e felicità, o di decenza e miglioramento” aveva ribadito.

In altre parole, la priorità massima nel mondo è evitare di creare incentivi affinché le persone non rovinino la possibilità, per se stesse o per gli altri, di perseguire la felicità, la decenza e il miglioramento in futuro. Quindi, non rovinare il mondo che si ha ora per non dover, in seguito, desiderare di riaverlo quando è fuori portata.

Eppure, è proprio ciò che fa la razza umana.

All’interno della contorta frase sugli incentivi perversi vi è la diagnosi di Lanier su ciò che i social media hanno prodotto all’umanità globale dal 2000 circa. Egli sottolinea che, all’inizio delle loro imprese, i principali attori, Google, Facebook e Twitter, presero tutti una decisione consapevole, che oggi si sta rivelando un errore colossale.

Le tecnologie di queste aziende furono inventate in un’epoca, l’ultima parte del XX secolo, in cui la cultura originaria riguardo a Internet era che tutto dovesse essere gratuito, in modo da estendere il più possibile l’uguaglianza. Quindi, la decisione consapevole presa da quegli imprenditori tecnologici per le nuove società basate su Internet fu quella di offrire qualcosa che sembrasse gratuito.

Si tratta di un modello gratuito basato sulla pubblicità. Ma la tacita e oscura verità del modello è che la merce in questo business sono gli esseri umani utilizzatori del servizio. Ciò include tutti coloro che pensano di utilizzare la ricerca Google gratuitamente.

Per inciso, mentre ascoltavo e leggevo alcune delle cose dette da Jaron Lanier, aspettavo di sentirlo usare la terminologia teologica per parlare del male e non l’ho ancora sentito pronunciare una sola parola che suoni come idea o vocabolario teologici. Non si tratta di una critica. Per me, il suo modo di descrivere con eloquenza il dilemma morale che la razza umana deve affrontare a causa dei social media è molto più interessante per questo motivo. Sembra descrivere il gran conflitto (espressione usata dagli avventisti per indicare la battaglia in corso tra Dio e Satana) senza sapere cosa sia effettivamente.

Sebbene abbia compreso parte di quanto si cela dietro i social media, Lanier ha detto qualcosa in un “Ted talk”, che mi ha aiutato a capire meglio con cosa abbiamo a che fare. Ha affermato di non pensare ai social media come ai social media. Li considera un gigantesco sistema di trasformazione del comportamento, costruito su un modello pavloviano di ricompensa e punizione, che crea dipendenza. Ma non solo rende dipendenti, è anche soggetto ad algoritmi tendenti a premiare qualsiasi cosa ottenga una risposta umana maggiore e a eliminare ciò che ottiene una risposta minore. Sapete perché? Più risposta umana ottieni, più soldi guadagni.

Quindi, ciò che questi algoritmi hanno realizzato in 20 anni è identificare inconsapevolmente quell’enorme errore commesso da imprenditori tecnologici come Zuckerberg e Dorsey. Gli algoritmi messi in moto identificano le risposte umane più forti e le amplificano, le amplificano e le amplificano.

Ed eccoci al 2020. Sapete quali sono le risposte umane più rapide e più forti? Quelle negative. Sono paura e odio. Lanier ha sottolineato un loop particolare che trova molto angosciante. Ha indicato il modo in cui Black Lives Matter è diventato così famoso, così rapidamente, attraverso i social media alcuni anni fa, e poi ha indicato la risposta, quella che diventa altamente amplificata: la diffusione della supremazia bianca e altri tipi di odio. Ha affermato che i social media presentano questi gruppi completamente opposti gli uni agli altri nella società, e poi aumentano il loro conflitto per ottenere maggiori profitti.

Alcune aziende, è vero, hanno iniziato a boicottare Facebook per aver permesso agli algoritmi di amplificare l’odio e minare la democrazia, e altre conseguenze detestabili, ma vi è una ragione e non è biblica. Lanier sottolinea che le aziende boicottano Facebook perché vendono prodotti ai giovani che sono infuriati per l’odio su Facebook, e non vogliono perdere le vendite. Non è una decisione morale ma di autodifesa. Questa è la via del mondo.

Quindi, l’autore dell’articolo alla fine ha chiesto a Lanier: “E il futuro? Andrà bene?”. L’informatico ha risposto: “Forse”.

Come sappiamo, nessun essere umano può scrutare il futuro. Nessun oracolo tecnologico traccerà il corso dell’umanità. Jaron Lanier ha identificato i social media come un sistema di modifica del comportamento, ma io lo vedo come un classico sistema di cambiamento del cuore umano. Mi ricorda il modo in cui alcune società nel XX secolo ascoltarono un messaggio di odio amplificato e la maggior parte delle persone permisero che entrasse nel loro cuore e definisse il loro comportamento. Sapete di cosa parlo.

Scorgo dei pericoli per i seguaci di Cristo. Le tecnologie hanno fagocitato abbastanza bene la cultura, e il nostro usarle e tuffarci in esse significa non solo che veniamo in stretto contatto con alcune delle peggiori influenze, ma potremmo anche diventare talmente immersi da essere degradati dalla tecnologia senza accorgercene. Secondo Lanier, i social media sono peggiori delle sigarette, queste ti uccidono ma, mentre lo fanno, non ti degradano in quanto essere umano.

Per me, quindi, la realtà della croce di Gesù e, soprattutto ora, la presenza dello Spirito Santo dentro di noi e intorno a noi diventano sempre più importanti.

Paolo disse ai Corinzi: “ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Co 1:27-29, il corsivo è nostro).

Poco prima l’apostolo aveva affermato: “ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (vv. 23 e 24).

Confesso che ci sono stati alcuni giorni in cui la cultura intorno a me è stata una grande distrazione. Posso affermarne il potere. Perché si tratta di potere!
Cosa o chi ha il potere di modificare i nostri cuori? Gesù può agire dall’interno delle nostre teste. Ha solo bisogno che gli diamo lo spazio mentale ed emotivo. Se lo spazio è pieno del male presente oggi, avrà bisogno del nostro permesso per spazzarlo via.

L’unico sistema di modifica del comportamento più potente dei social media è Gesù che parla attraverso lo Spirito Santo direttamente alle nostre menti per cambiarci. Questo è ciò che desidero oggi per me e per te.

(Tim Lale è uno scrittore freelance di Burtonsville, Maryland, Stati Uniti, che ha lasciato Facebook nel 2017, dopo 10 tristi anni, ma non è sfuggito a Twitter)

 

[Fonte Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]

 

Ripresa degli incendi in California

Ripresa degli incendi in California

Alcuni aggiornamenti dalle istituzioni avventiste.

Notizie Avventiste – Solo poche settimane dopo essere state minacciate dal fuoco, le comunità di Angwin e St. Helena, nella California settentrionale, devono di nuovo affrontare gli incendi che hanno causato l’evacuazione di migliaia di persone. A darne notizia l’Adventist News Network (Ann). Il “Glass Fire” (#GlassFire), iniziato alle 4 del mattino del 27 settembre in un’area a ovest di Angwin e a nord di Deer Park e St. Helena, si è diffuso rapidamente e ora si estende su oltre 44,5 chilometri quadrati.

Anche diverse istituzioni avventiste sono state colpite dopo essere state evacuate, come il Pacific Union College che ha dovuto trasferire gli oltre 200 studenti presenti nel campus, e l’intera comunità di Angwin che ha lasciato la zona per misura precauzionale.

Adventist Health gestisce il St. Helena Hospital, il più antico ospedale avventista in funzione. Il personale ha potuto evacuare tutti i 55 pazienti e trasferirli in altre strutture. L’incendio è arrivato vicino al nosocomio, ma i vigili del fuoco sono stati in grado di controllare le fiamme.

Dai rapporti dei dirigenti della chiesa nella regione, diversi pastori non hanno più la casa e la scuola elementare avventista di Foothills, a Deer Park, ha perso uno degli edifici nel suo campus. “Vi chiediamo di pregare per i nostri studenti, le famiglie e il personale” è l’appello del preside Rob Ingram.

Anche l’Haven Adventist Church Community Service Center, situato vicino alla scuola Foothills, è stato distrutto dall’incendio, ma l’edificio principale della chiesa nei pressi del St. Helena Hospital non è stato danneggiato. Punto di riferimento storico avventista locale, Elmshaven, che ha ospitato la co-fondatrice della denominazione, Ellen G. White, prima di morire, è sfuggita ai danni del fuoco.

Il “Glass Fire” minaccia ancora molte case e attività commerciali, per questo i dirigenti avventisti della zona chiedono di pregare in particolare per le comunità di Angwin e Sant’Elena

Aprire la porta all’equità

Aprire la porta all’equità

In ricordo della giudice Ginsburg, fautrice dei diritti delle donne.

Jennifer Woods – Quando è scomparsa il 18 settembre, Ruth Bader Ginsburg, seconda donna mai nominata alla Corte Suprema degli Stati Uniti, era diventata un’icona culturale. Anche i suoi oppositori hanno riconosciuto la portata del suo contributo. Nei 40 anni di carriera da giudice (27 dei quali alla Corte Suprema) e nel tempo trascorso come avvocato, Ruth B. Ginsburg è stata sostenitrice e paladina della parità dei diritti per tutti, secondo quanto afferma il XIV emendamento. È rinomata per il suo impegno pluridecennale volto a cambiare la realtà della discriminazione contro le donne negli Stati Uniti.

Nel 1970, ad esempio, nella maggior parte degli stati era perfettamente legale che un datore di lavoro licenziasse una donna solo perché incinta; era legale che le banche richiedessero a una donna la co-firma del marito se chiedeva un prestito; e ai datori di lavoro era permesso pagare alle donne una frazione della retribuzione dei loro colleghi uomini per svolgere lo stesso lavoro.

La discriminazione di genere è stata un’esperienza vissuta sulla propria pelle dalla giudice Ginsburg fin dall’inizio della sua carriera di avvocato. Fu una delle poche donne (erano solo 9, ndt) in una classe di oltre 500 studenti presso la Harvard Law School, e gli amministratori della scuola le avevano chiesto il motivo per cui lei, una donna, dovesse meritare di essere ammessa alla facoltà e prendere il posto di un uomo. Mentre si chiedevano il perché, Ginsburg è stata capace di trovare l’equilibrio tra il frequentare una delle migliori scuole di legge del Paese, l’essere moglie e neomamma, e l’assistere il marito che all’epoca combatteva contro il cancro. Nonostante tutte queste responsabilità, era la prima del suo corso ed è stata un membro della Harvard Law Review. Al terzo anno di studi si era trasferita alla Columbia Law School per stare vicino a suo marito e al suo nuovo lavoro. Laureatasi al primo posto della sua classe, non era riuscita a trovare lavoro presso i principali studi legali poiché non assumevano donne. Per questo la lotta per l’equità per tutti, indipendentemente dal sesso, dall’etnia o dalla posizione sociale, è stato il lavoro della sua vita.

Due casi rappresentano più di tutti l’impatto positivo della giudice Ginsburg sulla promozione dell’uguaglianza: Weinberger contro Wiesenfeld nel 1975, e Ledbetter contro Goodyear Tire & Rubber Co nel 2007.

Nel primo, Ruth B. Ginsburg era ancora avvocato e rappresentava Stephen Wiesenfeld, un vedovo al quale erano stati negati i sussidi della previdenza sociale perché fruibili solo dalle vedove che si prendevano cura dei loro figli, ma non per i vedovi. Sostenne con successo, dinanzi alla Corte Suprema, che la legge discriminava gli uomini, negando loro la stessa protezione prevista per le donne nella medesima situazione, e contemporaneamente discriminava le donne, non trattando i loro contributi alla previdenza sociale nello stesso modo di quelli di un uomo.

Nel secondo, Lilly Ledbetter, dipendente di uno stabilimento di pneumatici, aveva intentato una causa per la parità di retribuzione denunciando una discriminazione salariale ai sensi del Titolo VII del Civil Rights Act del 1964. All’epoca guadagnava il 40% in meno rispetto ai suoi colleghi maschi pur svolgendo lo stesso identico lavoro. Sebbene la Corte Suprema avesse stabilito, con decisione 5 a 4, che la denuncia della signora Ledbetter fosse prescritta, la giudice Ginsburg scrisse un potente dissenso che sarebbe poi diventato parte della sua successiva fama, e che è considerato il responsabile del Lilly Ledbetter Fair Pay Act del 2009. Questa legge permette ai dipendenti che subiscono disparità salariale di vincere con più facilità le richieste di risarcimento nei confronti dei loro datori di lavoro.

Alcuni saranno in disaccordo con diverse delle posizioni prese della defunta giurista. Molti avventisti criticheranno fortemente le sue posizioni sull’aborto e la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, in quanto contrarie alla loro comprensione della Scrittura. La giudice Ginsburg a volte prese anche posizioni non in linea con i punti di vista ufficialmente sostenuti dalla Chiesa avventista sulla libertà religiosa. Nel caso Trinity Lutheran contro Comer, dissentì dalla decisione secondo cui una scuola di chiesa non poteva essere esclusa da un programma disponibile per altre scuole private. Nel caso American Legion contro American Humanist Assn. dissentì sulla decisione di permettere a una croce in onore dei veterani della Prima guerra mondiale di rimanere sul suolo pubblico.

Questi punti di disaccordo, sia sostanziali sia teorici, non devono diminuire la stima per una tale guerriera per la giustizia ora scomparsa. In qualità di membro della professione forense, mi sento in debito di gratitudine con la giudice Ginsburg per l’eredità che ha lasciato. Harvard non mi ha messo in difficoltà per aver deciso di frequentare la loro facoltà di legge; non devo lottare per ricevere una retribuzione uguale a quella dei miei colleghi maschi.

Le benedizioni della vita non sono incidenti. E la giudice Ginsburg ha aperto la porta che ha permesso a me e a molti altri statunitensi di godere ancora di più di ciò che l’America ha promesso. Ci mancherà.

[Jennifer Woods è associata nell’Ufficio di consulenza legale della Chiesa avventista mondiale. Fonte Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]

Crimea. Pastori premiati per il lavoro svolto a favore della pace interreligiosa

Crimea. Pastori premiati per il lavoro svolto a favore della pace interreligiosa

Notizie Avventiste – L’Università Federale della Crimea (Kfu) ha ospitato di recente un incontro del Consiglio per le relazioni interreligiose. All’evento hanno partecipato rappresentanti della città di Simferopol, vari pastori, studenti, insegnanti e scienziati.

Valentin Demidov, vicecapo dell’amministrazione comunale di Simferopol, ha consegnato diplomi e riconoscimenti di gratitudine a varie persone presenti, tra cui due pastori della chiesa avventista: Eduard Siminyuk, presidente della Missione in Crimea; e Valery Dubok, della seconda comunità avventista di Simferopol. I due ministri di culto hanno ricevuto il riconoscimento per la loro opera coscienziosa, il contributo speciale allo sviluppo della spiritualità e il lavoro attivo svolto per mantenere la pace e l’armonia interreligiosa nella città.

Gli avventisti svolgono diverse attività sociali in Crimea. Quest’anno, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Simferopol, hanno donato, tramite Adra, un lotto di mascherine riutilizzabili a un orfanotrofio nel villaggio di Lozovoe.

In seguito, su suggerimento dell’amministrazione Kfu, si è tenuto un altro incontro con gli studenti della facoltà di studi religiosi, questa volta presso la seconda chiesa avventista di Simferopol. All’evento hanno partecipato anche i docenti dell’università, il presidente del Consiglio interreligioso dell’amministrazione comunale, il presidente della Missione di Crimea, i pastori e gli anziani della chiesa. È stata l’occasione per condividere con i presenti la storia della denominazione e l’emergere delle prime comunità nel territorio della Crimea, nonché i principi biblici enunciati nel corpo dottrinale avventista. Interessante la discussione che è seguita. La chiesa ha messo a disposizione di chi lo desiderava diverse pubblicazioni.

Il tema principale all’ordine del giorno della riunione è stata la discussione del patrimonio culturale e storico della città nel rafforzare la pace interreligiosa e l’educazione spirituale e morale non solo dei residenti della Crimea, ma anche di coloro che visitano la regione.

“Il territorio di Simferopol conta un numero significativo di monumenti storici e culturali” afferma Vernadsky Olga Griva, responsabile del dipartimento di studi religiosi presso la facoltà di filosofia della Kfu “L’attenzione della comunità a tali questioni non è casuale. Una delle qualità più importanti che distingue l’uomo dal mondo animale è la sua memoria storica”.

[Fonte: Adventist News Network. Foto: esd.adventist.org]

Germania. Una mostra per rafforzare la democrazia e combattere l’estremismo

Germania. Una mostra per rafforzare la democrazia e combattere l’estremismo

L’esposizione è ospitata presso l’Università avventista Friedensau.

Notizie Avventiste – La mostra Friedrich-Ebert-Stiftung (Fes) “Rafforzare la democrazia – Combattere l’estremismo di destra” è aperta dal 14 settembre nella biblioteca dell’Università teologica Friedensau, accademia gestita dalla Chiesa avventista. Secondo un comunicato dell’ateneo, spiega l’Agenzia stampa Apd, si tratta di un contributo alla settimana interculturale di Burg, vicino a Magdeburgo, e per celebrare il 15 settembre, Giornata internazionale della Democrazia, designato dalle Nazioni Unite nel 2007.

I rigurgiti estremisti preoccupano anche in Germania. La Fes, si legge nella brochure della mostra, sottolinea “l’importanza della democrazia per la nostra società e per i nostri rapporti reciproci. Nella prima parte della mostra viene spiegato il principio della democrazia. L’importanza della dignità umana è una regola fondamentale poiché tutte le persone hanno lo stesso valore. Diventa chiaro, quindi, che la democrazia non può essere data per scontata: deve essere rispettata, plasmata e realizzata da ciascuno di noi nella vita di tutti i giorni”.

La seconda parte dell’esposizione mette in luce il motivo per cui “l’estremismo di destra rappresenta una minaccia per la democrazia e la visione del mondo di questo radicalismo che ha molte facce”. È una rete ramificata e cooperante alla quale partecipano partiti estremisti, distributori di musica e abbigliamento, riviste, gruppi e sottoculture.

La mostra è aperta dal 14 al 26 settembre e dal 16 all’11 novembre, ed è ideale per le visite delle scuole nel rispetto delle norme igieniche per il contenimento del coronavirus.

La Friedensau è un’università riconosciuta dallo Stato tedesco, offre otto corsi di laurea, triennale e magistrale, in scienze sociali e teologia, e un corso di lingua tedesca per stranieri. È frequentata da studenti di oltre 30 nazionalità.

Prima di cliccare su “Like” e “Share”

Prima di cliccare su “Like” e “Share”

Connie Nelson – In tempi “preistorici”, quando ho aperto una pagina dal mio computer nel 2009, Facebook era un luogo divertente dove andare. Le immagini erano poche e si caricavano lentamente. Serviva soprattutto per scoprire le attività dei tuoi amici e ti divertivi con il loro umorismo. Ancora meno era il numero dei video. Non ricordo nemmeno gli annunci.

Da allora è cambiato tutto. Gli ingegneri del software hanno inserito algoritmi per mostrarci ciò che vogliono che vediamo, non necessariamente ciò che vogliamo guardare. C’è anche molta più pubblicità. E gruppi di odio e persone malvagie diffondono cose inappropriate.

Cosa devo considerare quando condivido?
Possiamo pensare a diversi principi morali cristiani quando condividiamo gli articoli sui social media, anche quando sono veri. Voci e falsità vengono condivise quotidianamente sulla piattaforma, e noi non dovremmo farne parte. Tuttavia, come si può sapere cosa è bene condividere e cosa no? Cominciamo con la misura biblica che usiamo per tutto ciò che consumiamo.

Primo principio: qualunque cosa sia vera
“Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:8).

Il contenuto che stai per condividere è vero? È nobile? È giusto? È puro? È amabile? È, o la persona di cui tratta, una buona notizia? Vi è in esso virtù e qualcosa di lodevole? Nel caso in cui non soddisfa questi criteri, dovresti, come cristiano, condividerlo? L’apostolo Paolo sembra molto chiaro. Le cose che promuoviamo devono avere questi caratteristiche altrimenti non dovremmo condividerle.

Secondo principio: evitare il falso
“Non attestare il falso contro il tuo prossimo” (Esodo 20:16).

Sai per certo che quello che stai per condividere è vero? Se non è vero e lo condividi comunque, questo è un altro modo usato nel XXI secolo per infrangere uno dei dieci comandamenti. Se quello che condividi non è vero, stai diffondendo bugie e dicerie. Non è qualcosa in cui noi cristiani dovremmo essere coinvolti.

Terzo principio: evitare il male
“L’inganno è nel cuore di chi trama il male, ma per chi nutre propositi di pace c’è gioia” (Proverbi 12:20).

Ecco un altro principio e una promessa. Coloro che tramano il male sono ingannatori. Mentiranno. Non andrebbero molto lontano se fossero sinceri. Tuttavia, se promuoviamo la pace, avremo gioia. Non puoi davvero sbagliare nel promuovere e condividere argomenti pacifici sui social media, e la Bibbia dice che proverai gioia nel farlo.

Quarto principio: qualunque cosa sia amabile
“L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità” (1 Corinzi 13:4-6).

Sui social media vengono promossi molti video e storie allo scopo di fare soldi con il maggior numero possibile di visualizzazioni. Vedo molti link condivisi che promuovono invidia, maleducazione, egoismo e malvagità. Sono rari quelli che si rallegrano della pura verità. Calza questo principio se consideri l’ultimo post che hai condiviso?

Ti senti stressato? Valuta le tue abitudini sui media e segui questi principi. Applicali non solo a ciò che condividi, ma anche a ciò che consumi. Trascorri del tempo con il tuo Signore ogni giorno. Passa più tempo con Dio che sui social media. Te lo garantisco, se segui questi principi troverai più pace.

E… condividi il mio articolo!

[Foto e fonte Ann. Traduzione: L. Ferrara]

Una sola umanità

Una sola umanità

Nuova dichiarazione ufficiale della Chiesa avventista mondiale sui rapporti umani, contro razzismo, casteismo, tribalismo ed etnocentrismo.

Notizie Avventiste – Il Comitato amministrativo della Chiesa avventista mondiale ha votato, lo scorso 15 settembre, la dichiarazione ufficiale “Una sola umanità”, che esprimere la posizione della denominazione contro razzismo, casteismo, tribalismo ed etnocentrismo.

Il documento arriva dopo i recenti eventi negli Stati Uniti e la richiesta del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (Aplr) di produrre una nuova dichiarazione della Chiesa sulle questioni globali che coinvolgono il razzismo. Ganoune Diop, direttore Aplr a livello mondiale, ha parlato del motivo per cui questa dichiarazione è importante nel clima attuale e ha rilevato una maggiore consapevolezza mondiale della “pandemia del razzismo”.

“Come Chiesa avventista del settimo giorno, abbiamo nel nostro Dna il concetto di uguaglianza, perché siamo tra coloro che credono nella creazione” ha affermato Diop “C’è una sola umanità e il razzismo è la negazione della dignità umana di una persona creata a immagine di Dio. I principi e i valori che ci caratterizzano in quanto Chiesa significano che la nostra voce dovrebbe essere ascoltata su questo tema. La sfida per tutti gli avventisti è di essere all’altezza di questo ideale”.

Ella Simmons, vicepresidente generale della denominazione mondiale, che ha presieduto il sottocomitato di scrittura incaricato di redigere e revisionare il documento, ha tenuto a sottolineare che la dichiarazione non vuole affrontare solo le questioni del razzismo in una regione, ma anche quelle che riguardano le discriminazioni globali. “Sebbene negli Stati Uniti il razzismo abbia un carattere unico” ha dichiarato “è un fenomeno mondiale, non importa con quale nome lo si indichi. Considerata la natura globale della nostra Chiesa e la ripresa nel mondo di continui episodi di razzismo, è stato necessario produrre una dichiarazione non limitata a una particolare regione, ma che riconosca la relazione e la connessione di tali questioni in tutto il pianeta”.

Il presidente della Chiesa avventista mondiale, Ted N. C. Wilson, ha definito “potente” il documento approvato, perché aiuta “le persone a vedere il quadro generale delle relazioni umane” dato che “siamo una sola umanità, soprattutto quando Cristo entra nella nostra vita”.

La dichiarazione
“Il dovere morale di dichiarare i principi biblici nel modo in cui trattiamo gli altri esseri umani è diventato di importanza capitale, in quanto il mondo riconosce sempre di più l’indomabile flagello dell’ingiustizia razziale, dei conflitti tribali e del fanatismo derivante dal sistema delle caste, imposto a milioni di persone in ogni società e regione del mondo” esordisce il documento votato, che aggiunge “Gli avventisti del settimo giorno sono fedeli alle verità bibliche immutabili che rivelano come gli esseri umani siano stati fatti a immagine di Dio (Genesi 1:27). Sulla base del racconto della creazione riportato nel libro della Genesi, crediamo nell’uguaglianza immutabile di tutte le persone, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni circostanza, secondo quanto stabilito da Dio”.

Il documento prosegue ribadendo e riaffermando l’importanza della dignità e del rispetto di ogni persona. “Confermiamo la nostra fedeltà nei confronti dei principi biblici di uguaglianza e dignità di tutti gli esseri umani, a fronte dei continui e persistenti tentativi di utilizzare il colore della pelle, il luogo di origine, la casta, o la discendenza percepita, come pretesto per opprimere e dominare. Questi tentativi rappresentano la negazione della nostra umanità condivisa e noi deploriamo ogni aggressione e pregiudizio di questo tipo, considerandoli un’offesa nei confronti di Dio”. 

A chiudere il documento la certezza che la fede in Gesù sia capace di mutare i cuori e cambiare le menti perché non si commettano più questi peccati. “Siamo convinti che l’unica soluzione al peccato del razzismo, del casteismo, del tribalismo e dell’etnocentrismo sia la trasformazione di ogni singola vita e di ogni rapporto tramite il Cristo e il suo potere salvifico. Accettiamo e sposiamo il nostro impegno cristiano di vivere, tramite la potenza dello Spirito Santo, come una chiesa giusta, premurosa, amorevole, fondata sui principi biblici”.

Il valore della dichiarazione 
I dirigenti della denominazione confidano che questa nuova dichiarazione diventi un appello per ogni avventista a manifestare l’amore e la pace di Cristo nella società in cui vive. “I membri della Chiesa avventista avranno una meravigliosa opportunità di dimostrarlo nella vita reale…” ha affermato Wilson “Dio provvederà tutti i mezzi necessari per mostrare alle persone che quando Cristo ha il controllo, vi è riconoscimento della dignità e dimostrazione di rispetto verso tutti; così promuoveremo il grande e potente messaggio dei tre angeli di Apocalisse 14: 6-12, e del quarto angelo del capitolo 18: 1-4, ‘a ogni nazione, tribù, lingua e popolo’, mentre attendiamo con impazienza il ritorno di Cristo”.

“Questa è più di una dichiarazione” ha ribadito Simmons “È una chiara affermazione della posizione della Chiesa avventista sui rapporti umani. È la nostra illustrazione dell’appello di Dio al suo popolo su come mettere in atto l’amore cristiano. È una prospettiva urgente e un’espressione di come vivremo insieme come Chiesa e di ciò che costruiremo per il resto del mondo ovunque ci troviamo”.

Leggi qui la dichiarazione completa.

Stati Uniti. Salvano una donna incinta ammalata di Covid-19 e la neonata prematura

Stati Uniti. Salvano una donna incinta ammalata di Covid-19 e la neonata prematura

I medici del Loma Linda Children’s Hospital hanno fornito la migliore assistenza possibile in circostanze molto critiche.

Notizie Avventiste – Quando Blanca Rodriguez ha visto per la prima volta sua figlia Jade erano separate da una mascherina, un’incubatrice, tubi e fili, racconta Sheann Brandon sul sito della Loma Linda University Health. La loro prima interazione è stata tutt’altro che ideale per mamma e bimba, ma entrambe avevano lottato per la vita contro il coronavirus, poche settimane prima.

Nata prematuramente con un taglio cesareo d’emergenza, Jade è ora sotto la vigile cura di medici e infermieri nell’unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale pediatrico dell’Università californiana Loma Linda (istituzione avventista), negli Stati Uniti. Sua madre le fa visita regolarmente, la tiene stretta, le parla e crea legami con lei.

Ricoverata in gravi condizioni, ora Blanca è guarita e, dopo settimane di isolamento in ospedale per il coronavirus, è tornata in famiglia.
“So che ci vorrà molto tempo prima di poter portare mia figlia a casa, ma aspetto volentieri se questo la terrà al sicuro” ha affermato Blanca “Il Covid-19 non è uno scherzo, soprattutto per le mamme in attesa e per i nascituri. Il virus mi ha quasi ucciso. Sono veramente grata al personale del Loma Linda, per aver salvato la mia vita e quella di mia figlia”.

Era alla ventottesima settimana dei gestazione la mamma trentaduenne di Adelanto, in California, quando, il 24 luglio, era stata portata d’urgenza all’ospedale pediatrico con gravi problemi alle vie respiratorie superiori e difficoltà a respirare. I medici dell’unità di terapia intensiva e di ostetricia avevano iniziato a curala per i gravi sintomi simili alla polmonite, finché non era risultata affetta da Covid-19. Aveva anche sviluppato una sindrome respiratoria acuta e i polmoni si riempivano di liquido. La sindrome ha un tasso di mortalità del 50% nelle donne in gravidanza.

Blanca continuava ad aggravarsi e aveva bisogno di sempre più ossigeno. Riusciva a respirare a malapena da sola ed era attaccata all’ossigeno quando Kanwaljeet Maken, medico di terapia intensiva, l’aveva vista per la prima volta.
“Il giorno in cui ho preso questa paziente sotto le mie cure, ricordo di aver pensato che fosse in una situazione molto preoccupante” ha spiegato Maken “Ci sono stati tantissimi momenti in cui non pensavo che sarebbe sopravvissuta”.

Courtney Martin, dirigente medica per i servizi di maternità, ha spiegato che tre giorni dopo il ricovero di Blanca era diventato chiaro a lei, a Maken e ad altri del team di assistenza che l’organismo della donna stava cedendo. I suoi polmoni non sopportavano più i tentativi di respirare e il suo sistema immunitario non aveva abbastanza forza per combattere la malattia e sostenere la vita della bambina.
“La difficoltà più grande era che stavamo gestendo due vite invece di una” ha affermato Martin “La bambina era ancora troppo prematura per il parto, ma la mamma non si stabilizzava”.

Blanca doveva essere intubata e ventilata. I medici speravano che questo avrebbe permesso al suo corpo di riposare, riprendersi e dare alla bimba il tempo di crescere. Pochi minuti prima di essere intubata, la donna ha salutato la sua famiglia in lacrime su FaceTime. Nessuno sapeva cosa avrebbero riservato le settimane, i giorni o persino le ore successive, ma pareva certo che la battaglia di Blanca sarebbe stata in salita.

Il team della terapia intensiva aveva messo la donna in coma farmacologico, l’aveva intubata e aveva iniziato a lavorare per migliorare la sua assunzione di ossigeno. Tuttavia, nel giro di poche ore, la bambina aveva cominciato a manifestare grave sofferenza ed era stato necessario farla nascere con un taglio cesareo di emergenza. Quasi 25 persone, tra medici e infermieri di terapia intensiva neonatale, terapia intensiva, travaglio, parto e anestesia, si sono accalcate nella stanza per far nascere la bambina, mantenendo in vita la mamma in coma.

Jade è nata nelle prime ore del mattino del 27 luglio. Sebbene la neonata non avesse il Covid-19, versava in condizioni critiche come la mamma. Blanca aveva ricevuto terapia antivirale, steroidi, ossigenazione intensa, plasma convalescente e antibiotici per diversi giorni dopo il taglio cesareo. Jade era sotto ventilazione polmonare nella terapia intensiva neonatale.

“Il pieno recupero di Blanca è a dir poco un miracolo” ha detto Maken. Con il passare dei giorni, il miracolo è continuato. Il 2 agosto, anche se Blanca aveva ancora la febbre alta, la sua situazione respiratoria era migliorata e il suo comportamento sembrava più positivo, cercava anche di ridere. Lo stesso giorno è stata tolta dal ventilatore polmonare. Blanca è stata dimessa dall’ospedale il 6 agosto ed è ritornata in famiglia dopo settimane di isolamento e separazione.

[Foto: Loma Linda University Health News]

L’Ospedale Waldfriede di Berlino tra i migliori in Germania

L’Ospedale Waldfriede di Berlino tra i migliori in Germania

Lo afferma uno studio che ha valutato oltre 2.200 nosocomi nel Paese.

Notizie Avventiste – L’Ospedale avventista “Waldfriede” di Berlino, Steglitz-Zehlendorf, è annoverato ancora una volta tra i migliori nosocomi della Germania. Lo rivela uno studio pubblicato il 13 agosto sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), che ha raccolto i dati di oltre 2.200 ospedali tedeschi. Il Waldfriede ha ricevuto con 78,9 punti su 100 nella categoria “Ospedali con meno di 300 posti letto”.

Lo studio, afferma l’agenzia stampa Apd, dal sito della Regione Intereuropea della Chiesa avventista, è stato commissionato dall’Istituto Faz e condotto dall’Institute for Management and Economic Research, con il supporto scientifico dell’International School of Management.

“È un risultato molto importante arrivato da un noto istituto tedesco che valuta regolarmente gli ospedali” ha commentato Bernd Quoss, amministratore delegato dell’Ospedale Waldfriede “Questo ci dà un’ottima reputazione in tutto il Paese, tra i pazienti, con la compagnia assicurativa, nel mondo politico ed economico e con tutti i partner commerciali del settore medico”.

“Fa piacere” ha aggiunto Quoss “sapere che gli ospedali più piccoli possono offrire cure di alta qualità, pensare e lavorare secondo i valori cristiani e avere un elevato impegno sociale a favore della collettività cittadina. Rassicura la mia esistenza in futuro”.

La metodologia utilizzata in questa terza edizione è stata nuovamente affinata e ampliata rispetto allo scorso anno. Così, oltre alla valutazione degli ospedali nella loro interezza, sono stati valutati anche i reparti. Grazie all’aiuto dei rapporti sulla qualità redatti dal Comitato misto federale del pubblico (Gemeinsamen Bundesausschusses der Öffentlichkeit) e dai dati supplementari dei portali di valutazione e sondaggio, è stata compilata una graduatoria dei nosocomi tedeschi, che si distinguono per la loro offerta complessiva da un punto di vista emotivo e obiettivo.

Secondo l’Istituto Faz, la conclusione è una panoramica unica dei “migliori ospedali della Germania”, i cui risultati aiutano a rendere gestibile il gran numero di offerte di informazioni.

Rete sanitaria
L’Ospedale Waldfriede è parte di una propria rete sanitaria ed è diventato al contempo il più diversificato fornitore di servizi medici e di assistenza nel distretto di Steglitz-Zehlendorf. La rete comprende, oltre all’ospedale, un centro sociale, il centro sanitario PrimaVita, l’Accademia di salute e infermieristica, il Privatklinik Nikolassee, il Centro Desert Flower per le donne vittime di mutilazioni genitali, la casa di riposo Waldfriede, la clinica diurna per malattie psichiatriche-psicosomatiche e un ambulatorio. In futuro verrà aggiunto un centro che offrirà una migliore assistenza ambulatoriale. Gestita dalla Chiesa avventista del settimo giorno, la “rete Waldfriede” è anche tra i maggiori datori di lavoro del distretto.

Quest’anno l’ospedale compie 100 anni di servizio ma le celebrazioni, programmate per il 22 aprile, sono state cancellate a causa del coronavirus. Il Waldfriede, con i suoi 160 posti letto e 11 dipartimenti specializzati, dal 2008 è anche un centro di formazione europeo per le tecniche chirurgiche in coloproctologia. Cura ogni anno circa 13.500 pazienti ospedalizzati e 58.000 ambulatoriali.

Il Centro “Desert Flower” cura le mutilazioni genitali femminili
Presso l’Ospedale Waldfriede è attivo anche il Centro “Desert Flower” che questa settimana ha fatto di nuovo notizia in Germania. Secondo un comunicato stampa dell’ufficio di coordinamento contro le Mgf/C (mutilazioni genitali femminili), il Desert Flower è uno dei tre punti di contatto nella capitale tedesca e garantisce “un primo contatto a bassa soglia e supporto individuale per le pazienti”.

Il Senato di Berlino ha approvato un finanziamento per il centro di coordinamento, così i servizi di cura per le Mgf/C potranno essere raggruppati e ulteriormente sviluppati in modo interdisciplinare, le competenze specialistiche saranno rafforzate e il pubblico verrà maggiormente sensibilizzato al problema.

Il Desert Flower è il primo centro di assistenza olistico al mondo per le donne vittime di mutilazioni genitali. È stato fondato nel 2013 da specialisti riconosciuti nel campo della chirurgia del pavimento intestinale e pelvico, alla presenza di Waries Dirie, attivista per i diritti umani e fondatrice della Desert Flower Foundation. Negli anni, altri Centri “Desert Flower” sono stati aperti a Stoccolma, Parigi e Amsterdam.
[LF]

[Foto: Kai Abresch/Krankenhaus Waldfriede, su Apd]

Università in Germania. Niente più esami nelle festività religiose

Università in Germania. Niente più esami nelle festività religiose

Della risoluzione beneficeranno soprattutto gli studenti avventisti ed ebrei che osservano il sabato quale giorno di culto.

Notizie Avventiste – Con decisione unanime, il senato accademico della Ruhr-Universität Bochum (Rub), la prima nuova università pubblica creata in Germania dopo la seconda guerra mondiale, ha deciso di “fissare le date degli esami futuri in modo tale che non siano in conflitto con i divieti religiosi di lavorare o le festività pubbliche”, secondo un comunicato stampa della Rub. In questo modo, commenta l’agenzia stampa Apd che ha diffuso la notizia, l’università si impegna ad avere un rapporto di tolleranza religiosa e considerazione reciproca.

La prof.ssa Isolde Karle, docente di teologia pratica e promotrice del provvedimento, è particolarmente lieta “che questa decisione sia stata presa all’unanimità dopo una lunga discussione con tutti i gruppi del senato e il rettorato. In qualità di università sensibile alle questioni religiose e rispettosa della diversità, la Rub è così un esempio a livello nazionale. La delibera del 9 luglio sul regolamento degli esami dà un contributo essenziale per garantire la libertà religiosa di tutti i membri dell’università, come stabilito dall’articolo 4, paragrafo 2, della Costituzione”.

La risoluzione si applica a tutte le comunità religiose, secondo la prof.ssa Karle, che è anche la cappellana della Rub: “Per quanto ne so, siamo la prima università in Germania ad applicarla in questo modo”.

Il nuovo regolamento è importante, spiega Apd, soprattutto per i membri della Chiesa avventista del settimo giorno e per gli ebrei ortodossi, che svolgono i servizi religiosi in giorno di sabato, secondo le indicazioni della Bibbia. Il portavoce degli avventisti in Germania, il past. Jens-Oliver Mohr, ha espresso soddisfazione per la risoluzione della Rub ed è grato “che la prof.ssa Isolde Karle abbia promosso questa iniziativa”. Resta da sperare che molte altre università tedesche promulghino regolamenti simili.

Naturalmente, anche i musulmani sono contenti per quanto riguarda le loro festività, come il Ramadan o la festa del sacrificio.

Applicazione
Gli studenti che entrano in una situazione di conflitto religioso a causa di un esame devono informare gli esaminatori o la rispettiva commissione d’esame in tempo utile, dopodiché verrà assegnata loro una data alternativa. Per fare questo bisogna fornire la prova della necessità di partecipare a una celebrazione religiosa o di un divieto religioso di lavorare.

Retroscena
L’iniziativa della prof.ssa Karle risale a un evento pubblico del dicembre 2019. Con i crescenti atti di antisemitismo e violenza contro gli ebrei in Germania, la discussione successiva ha sollevato la questione di cosa si potesse fare come università per inviare un messaggio chiaro. Volker Beck, politico del Partito dei Verdi e docente presso il Centro di studi religiosi della Rub, ha sottolineato che la programmazione degli esami è stata per decenni un problema per gli ebrei osservanti.

Secondo Karle, nell’ulteriore dibattito la questione e il testo sono stati poi deliberatamente formulati in modo aperto. “In linea di principio, tutte le denominazioni e le comunità religiose devono essere incluse nella risoluzione” si legge nella provvedimento approvato. La Rub sta attuando esattamente e in modo proattivo ciò che il governo federale e alcuni parlamentari dei partiti di opposizione, in particolare Bündnis 90 / Die Grünen, vogliono e rivendicano per la politica universitaria, conclude Apd.

[Immagine da Apd: ben-mullins/unsplash]

 

Adra impegnata nell’emergenza a Beirut

Adra impegnata nell’emergenza a Beirut

I volontari dell’agenzia umanitaria offrono assistenza ai primi soccorritori e ai sopravvissuti delle esplosioni

Notizie Avventiste – I gruppi di risposta alle emergenze dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) in Libano distribuiscono forniture essenziali ai soccorritori e ai sopravvissuti alle enormi esplosioni avvenute nel porto di Beirut lo scorso 4 agosto. Il bilancio è di 137 morti, più di 5.000 feriti, diversi dispersi e oltre 300.000 sfollati rimasti senza casa.

“I soccorritori dicono di non aver mai visto niente di simile. Le immagini fanno pensare a una zona di guerra. Le prime squadre di ambulanze inviate sono state uccise dall’esplosione. Stiamo fornendo acqua e attrezzature essenziali ai vigili del fuoco e agli addetti della protezione civile” spiega Gunther Wallauer, direttore regionale di Adra per il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. “Distribuiamo set di biancheria da letto, così hanno un posto dove riposare; hanno bisogno di brandine, tende, generatori per le luci dato che l’elettricità è fuori servizio nella maggior parte della città. Sappiamo che la devastazione ha coinvolto diversi quartieri vicini all’epicentro dell’esplosione. I nostri team sul campo stanno valutando rapidamente la situazione per offrire aiuto immediato a famiglie e bambini”.

I gruppi di Adra hanno visitato almeno cinque quartieri, comprese le scuole, che circondano la zona della deflagrazione, per offrire sostegno umanitario alle persone colpite, tra cui la distribuzione di acqua e cibo. Il disastro ha travolto il Paese già alle prese con la crisi economica e la pandemia di coronavirus.

“Le nostre preghiere vanno alla nazione libanese, in particolare ai bambini e alle famiglie colpite da questa catastrofe, a tutti coloro che hanno perso i propri cari e ai feriti. Siamo sul campo fin dallo scatenarsi del coronavirus, per aiutare la comunità libanese ad affrontare le sfide sanitarie ed economiche dovute alla pandemia, e siamo pronti a fornire ulteriore supporto durante questa nuova crisi” afferma Michael Kruger, presidente di Adra a livello mondiale “Ci impegniamo ad aumentare le nostre attività in risposta all’emergenza per fornire elementi salvavita a coloro che necessitano di assistenza”.

L’Agenzia umanitaria avventista opera insieme con i i volontari della Chiesa, le autorità locali e altri partner a Beirut, per coordinare le operazioni di soccorso e recupero.

[Foto: Adra Libano]

Libano. Solidarietà della Chiesa dopo le esplosioni a Beirut

Libano. Solidarietà della Chiesa dopo le esplosioni a Beirut

Anche diverse scuole e chiese avventiste tra gli edifici danneggiati.

Notizie Avventiste –  Sono oltre 100 i morti e 4.000 i feriti nelle esplosioni che hanno devastato Beirut ieri, 4 agosto. Le deflagrazioni hanno eguagliato un terremoto di magnitudo 3.3 e sono state avvertite fino a Cipro, che si trova a oltre 225 chilometri di distanza. Il disastro sembra sia stato causato da 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio stipati in un magazzino del porto.

“I nostri cuori sono vicini al popolo libanese che ha già vissuto molte difficoltà negli ultimi mesi” ha dichiarato Rick McEdward, presidente dell’Unione Medio Oriente e Nordafricana (Mena) della Chiesa avventista “Ci impegniamo a dare aiuto e a fare ciò che possiamo per portare speranza alle persone in questo momento di difficoltà”.

Le violente esplosioni hanno distrutto e danneggiato diversi edifici; circa 300.000 persone sono rimaste senza casa. Anche alcune proprietà della denominazione sono state danneggiate, fanno sapere dalla Mena. Si tratta di due chiese, della Middle East University, di due scuole superiori e di un centro di apprendimento per i bambini rifugiati.

Il presidente della Chiesa avventista mondiale, Ted N. C. Wilson, ha espresso vicinanza agli abitanti della capitale libanese, riporta Adventist News Network. “Essendo cresciuto in Medio Oriente e avendo vissuto per alcuni mesi a Beirut, il mio cuore è molto triste per la popolazione di questo Paese e la sua situazione” ha affermato. Ha poi chiesto agli avventisti in tutto il mondo di ricordare “quelli in Libano” nelle loro preghiere.

“È una tragedia “ ha continuato Wilson “che si aggiunge alle numerose sfide già affrontate dai residenti. Perciò vi chiedo di pregare per il prezioso popolo del Libano affinché Dio lo aiuti nel momento del bisogno e che la nostra chiesa sia in grado di assistere le persone così come faceva Cristo”.
[LF]

[Immagine: Adventist News Network]

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