A cosa diamo la priorità nella nostra vita spirituale?

A cosa diamo la priorità nella nostra vita spirituale?


Il pastore Nicolò D’Elia, cappellano dell’Istituto Avventista, ci guida nel confronto tra l’episodio in cui Maria unge i piedi a Gesù con un olio prezioso profumato (Giovanni 12) e il tradimento di Giuda, annunciato da Gesù (Giovanni 13). Tracciamo un parallelo tra la spiritualità e le azioni di Maria e quelle di Giuda, che critica il suo gesto, per riflettere sulle priorità della nostra vita spirituale.

Intervista a cura di Alessia Calvagno.

Il bello dell’incertezza

Il bello dell’incertezza

Scoprire saggezza in un giro in motocicletta.

Vanesa Pizzuto – Il mio amico Stephen possiede una di quelle moto sportive che si vedono spesso nei film. Qualche mese fa mi ha proposto di fare un giro. Lo ammetto, non sono proprio un’appassionata della velocità o delle moto, ma, siccome cerco di affrontare le mie paure, ho accettato. Vestito di nero dalla testa ai piedi, Stephen mi ha consegnato un casco e alcune istruzioni di sicurezza: “Per evitare incidenti, dobbiamo muoverci all’unisono”. Se lui si fosse inclinato a sinistra in una curva, avrei dovuto fare lo stesso anche io per mantenere l’equilibrio. Niente movimenti bruschi, nonostante mi sentissi nervosa. Ho promesso di seguire i suoi consigli e sono salita sull’enorme moto con il suo aiuto.

Dopo aver guidato piano per alcuni isolati, Stephen ha deciso di dare un’accelerata. Il rombo della moto mi ha fatto battere il cuore. All’improvviso ho capito una cosa: non avevo alcun controllo! La strada, la velocità, lo stile di guida, tutte le decisioni erano nelle mani di Stephen. Tra la velocità e la mancanza di controllo, i nervi hanno iniziato a farsi sentire. Ma poco prima che subentrasse il panico, un pensiero mi ha attraversato la mente: “Se questi sono i miei ultimi momenti di vita, è meglio che mi rilassi e me li goda”.

Ironia della sorte, nel momento in cui ho accettato la mia mancanza di controllo, ho iniziato a godermi l’avventura, sentendo il vento sul viso e il sole sulla pelle.
“La fede è l’opposto della ricerca del controllo” afferma l’autrice cristiana Skye Jethani “È rinunciare al controllo. La fede fa sua la verità che il controllo è un’illusione: non lo abbiamo mai avuto e non lo avremo mai. Invece di tentare di superare le nostre paure cercando un maggiore controllo, la soluzione che la vita con Dio ci offre è proprio l’opposto: superiamo la paura rinunciando al controllo”.[1]

A volte pensiamo che maggiori informazioni ci aiuterebbero ad affrontare con più dignità e grazia le sfide della nostra esistenza. Invece, ciò di cui abbiamo bisogno non è un maggiore controllo, ma una maggiore tolleranza all’incertezza. Forse la chiave è sviluppare la resilienza emotiva, accettando i misteri e l’assenza di soluzioni immediate. Francamente, a volte nella vita le risposte arrivano tardi, o non arrivano affatto (almeno da questa parte dell’eternità). Accettare l’incertezza, o perlomeno tollerarla, ci dà la flessibilità emotiva necessaria per adattarci e persino godere di circostanze al di fuori del nostro controllo.

Cosa ha in serbo il 2024? Chi lo sa? Probabilmente una miscela di benedizioni, opportunità e sfide. Momenti di profonda connessione e di bellezza mozzafiato, giustapposti a giorni bui e cupi. Pertanto, quando la vita ci porta a fare un giro veloce in motocicletta e ci troviamo sul sedile del passeggero, accogliamo il dono più sorprendente dell’incertezza, la sua capacità di stimolare il nostro senso di avventura. L’incertezza ci sveglia e ci fa aprire gli occhi al massimo. Ci ricorda che quando nulla è certo, tutto è possibile. Da bambini lo abbiamo capito intuitivamente. Ma, crescendo, spesso lo dimentichiamo. Quindi, nonostante il disagio che porta con sé e la cattiva pubblicità, l’incertezza è un messaggero amichevole: un’opportunità per riscoprire la gioia infantile, per accogliere le sorprese e le avventure, e per lasciare che qualcun altro prenda le redini.

(Vanesa Pizzuto fa parte dello staff di tedNews)

Nota 
[1] S. Jethani, With: Reimagining The Way You Relate To God, Ed. Thomas Nelson, Nashville, 2011.

[Fonte: tedNews. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

 

Alluvione in Emilia Romagna. Resilienza e assistenza spirituale

Alluvione in Emilia Romagna. Resilienza e assistenza spirituale


Diverse sono le modalità di aiuto che la chiesa avventista di Cesena offre agli alluvionati del territorio. Insieme all’attenzione ai tanti bisogni fisici e materiali che si sono venuti a creare, le persone direttamente colpite o meno dal brusco fenomeno atmosferico, necessitano anche di assistenza spirituale. In che modo si sta provvedendo a soddisfare questo loro bisogno?

Intervista di Mario Calvagno e Carmen Zammataro al dott. Roberto Iannò, pastore della chiesa avventista di Cesena, educatore e direttore nazionale del dipartimento Ministeri della Famiglia e della Terza Età dell’Unione Italiana delle chiese cristiane avventiste.

Appuntamento con Dio – Una battaglia spirituale

Appuntamento con Dio – Una battaglia spirituale


Mario Calvagno commenta il testo di Matteo 10:16-23.

Gesù è colui che manda i suoi fedeli a testimoniare. E incoraggia tutti dicendo “non preoccupatevi di come parlerete quando vi metteranno nelle loro mani”, perché lui sarà al fianco di chi si trova in questa battaglia spirituale.

I terremoti nella nostra vita

I terremoti nella nostra vita

Esther Azón – Il bilancio delle vittime dei due terremoti di magnitudo 7.8 e 7.5, che hanno scosso la Turchia sud-orientale e la Siria nord-occidentale lunedì 6 febbraio, continua a salire. […] Si trovano ancora persone vive sotto le macerie, ma la speranza svanisce con il passare dei giorni e delle ore. […] I testimoni della catastrofe in Turchia affermano di sentire le urla della gente intrappolata, ma non possono fare nulla. Non riesco a immaginare la frustrazione, la sofferenza, la disperazione, di sapere che lì sotto c’è qualcuno, e non poter spostare le pietre per tirarlo fuori. È un senso di impotenza!

Allo stesso tempo, la gioia è indescrivibile quando si riesce a soccorrere una persona intrappolata tra le macerie, come nel caso della bambina di cinque anni soccorsa questo martedì nella provincia turca di Hatay.

Migliaia di morti, ma anche migliaia di persone soccorse. La speranza non muore, non può morire, anche se passano le ore! La speranza è il motore delle squadre di soccorso, che continuano a lavorare sul territorio.

E qualcuno potrebbe chiedersi: “Dov’è Dio in momenti come questo? Dov’è in ogni guerra, in ogni disastro? E dov’è quando muore un bambino? Dove, quando milioni di persone muoiono di fame?

Dov’è Dio? 
Dio è proprio lì, soffre con noi e vuole aiutarci. È in ogni mano tesa, in ogni soccorso; in ogni persona che aiuta un’altra. 
Il colpevole dietro guerre e disastri naturali non è Dio. Il male non ha niente a che fare con lui. È il suo antagonista. E, inoltre, siamo noi esseri umani che stiamo sconvolgendo il mondo, maltrattandoci a vicenda, sfruttando e contaminando la natura… Cerchiamo i colpevoli e ingiustamente lo additiamo. Dio ci ha dato la libertà e noi l’abbiamo trasformata in licenziosità. 

Il Signore ci avverte, nella Bibbia, di ciò che sta arrivando. E mentre è vero che ci sono sempre state guerre, malattie, disastri e carestie, sappiamo che alla fine dei tempi si intensificheranno. 
"Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi" (Matteo 24:7). 
“Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Queste cose saranno un principio di dolori” (Marco 13:8). 
“vi saranno grandi terremoti, e in vari luoghi pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo” (Luca 21:11).

I terremoti della nostra vita 
Il male è reale. E Dio non ha niente a che fare con esso. Nella nostra stessa vita subiamo terremoti che ci devastano totalmente. Morte, malattia, sofferenza… Possiamo incolpare Dio, ma lui non ha nessuna colpa. A volte non ne abbiamo nemmeno noi. A volte ciò che fanno gli altri ci colpisce e ci arreca danno. Un guidatore ubriaco che sale con l’automobile sul marciapiede e uccide una persona, non è colpa della vittima, ma ne subisce le conseguenze. Non è giusto, ma così è la vita in un mondo che ha deciso di voltare le spalle al suo Creatore.

È assurdo cercare giustizia nell’ingiustizia di un mondo ingiusto. (Sì, lo so, sembra uno scioglilingua, ma è così, no?) Abbiamo cacciato Dio dalle scuole, dalle case e dalla società. Abbiamo attaccato falsi cartelli alla religione e l’abbiamo dipinta di nero con le azioni di presunti religiosi che non lo erano. Non possiamo rifiutare il Signore quando Egli è, in realtà, tutto ciò che cerchiamo: Amore, giustizia, felicità, pace, concordia, bontà… Cristo era (ed è) tutto questo, e la vera religione e i veri cristiani ne sono un riflesso. Il nemico ci inganna e punta il dito contro Dio, la religione, i falsi religiosi.

Questo mondo è ingiusto e pieno di sofferenza. Ma in mezzo ai terremoti della vita la speranza non muore, non può. E non importa quante ore passano. La speranza è il nostro motore. Ci fa andare avanti, ci aiuta a vivere e ci spinge ad aiutare gli altri.

La nostra speranza è in Dio, perché questo mondo ha una data di scadenza, ma la vita eterna che ci propone non passerà mai.

Vivere qui con o senza speranza è molto diverso. La speranza ci fa andare avanti. Ecco perché dobbiamo vivere con speranza e condividerla con gli altri. Anche in mezzo al dolore, la speranza è ciò che ci aiuterà ad andare avanti, dalle macerie di qualsiasi terremoto della vita. E se periamo, abbiamo la speranza di una vita migliore. Ecco perché… viviamo con speranza!

Speranza nella disperazione 
Quando arriveranno i momenti difficili (cosa che purtroppo accade sempre), avremo due opzioni: aggrapparci a Dio o fronteggiarlo. Personalmente, trovo impossibile da fronteggiare e sai perché? Perché alla fine, Dio è tutto ciò che mi resta. L’unica cosa che rimarrà inamovibile quando tutto il resto andrà in pezzi. Matrimoni falliti; sfratti; morte di familiari e amici; malattie croniche o terminali… Terremoti nella vita che scuotono il nostro piccolo mondo e fanno crollare le nostre speranze. Ci spezzano dentro. Ci seppelliscono, ci annegano… Situazioni dalle quali sentiamo di non poter uscire. Almeno non da soli.

E tutto in questo mondo ha una data di scadenza. Tutto può fallire. Assolutamente tutto, tranne la Roccia dei secoli. Tutto, tranne il nostro Dio inamovibile. 
"Infatti, chi è Dio all’infuori del Signore? Chi è Rocca all’infuori del nostro Dio?” (2 Samuele 22:32 e Salmi 18:31). 
“Dio è la mia salvezza e la mia gloria; la mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio” (Salmo 62:7). 
“Sii per me una rocca in cui trovo scampo, una fortezza dove io possa sempre rifugiarmi! Tu hai dato ordine di salvarmi, perché sei il mio baluardo e la mia fortezza” (Salmo 71:3). 
“Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore, sì il Signore, è la roccia dei secoli” (Isaia 26:4). 
“Ma il Signore è il mio riparo, e il mio Dio è la rocca in cui mi rifugio” (Salmi 94:22).

Il nostro rifugio è Dio (Salmi 46) 
E in mezzo alla disperazione, in mezzo alla sofferenza, al dolore, all’angoscia… ricorda sempre che: 
“Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti. C’è un fiume, i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo. Dio si trova in essa: non potrà vacillare. Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino. Le nazioni rumoreggiano, i regni vacillano; egli fa udire la sua voce, la terra si scioglie. Il Signore degli eserciti è con noi, il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio. Venite, guardate le opere del Signore, egli fa sulla terra cose stupende. Fa cessare le guerre fino all’estremità della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra. ‘Fermatevi’, dice, ‘e riconoscete che io sono Dio. Io sarò glorificato fra le nazioni, sarò glorificato sulla terra’. Il Signore degli eserciti è con noi; il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio” (Salmi 46).

Confida in Dio 
Forse i nostri terremoti personali ci offrono un margine superiore di tempo… ma anche l’agonia prolungata è terribile. In questa vita, quando tutto crolla intorno a te, alza lo sguardo e guarda il cielo. Ecco il tuo Creatore; il tuo Salvatore; l’essere che ti Ama di più (sì, così, con la maiuscola) dell’universo. 
“Alzo gli occhi verso i monti… Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto vien dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra” (Salmi 121:1-2).

Quando le relazioni che pensavi fossero eterne crollano ai tuoi piedi; quando le finestre dei tuoi sogni si rompono; quando ti sembra che il mondo ti stia cadendo addosso… Resisti un po’. Solo un po’ di più. Guarda in alto, il tuo salvataggio è vicino. Aggrappati a Dio, abbi speranza, fiducia. 
“Sarai fiducioso perché avrai speranza; ti guarderai bene attorno e ti coricherai sicuro” (Giobbe 11:18).

Mentre arrivano o passano tempeste e terremoti, vivi confidando in Dio (e per fidarti devi lavorare ogni giorno sul tuo rapporto personale con lui). Dalla sua mano potente puoi elevarti da qualsiasi cosa. Non c’è cataclisma abbastanza forte da distruggerti, se la tua vita è costruita sulla Roccia dei secoli. Confida in Dio.

E nell’attesa che Cristo ritorni per sradicare il male e la sofferenza una volta per tutte, usa il tuo prezioso tempo qui per aiutare gli altri. Vedrai che quando ci prendiamo cura degli altri, la nostra sofferenza personale diminuisce. Dicono che una gioia condivisa è doppia gioia, e un dolore condiviso è mezzo dolore. Quello che è certo è che la solidarietà e l’amore ti aiuteranno a crescere come persona e ad affrontare meglio le tue miserie, dalla mano del Signore.

Cerchiamo di essere empatici di fronte alle tragedie come quelle che migliaia di persone nel mondo vivono a causa della mancanza di cibo, dei disastri naturali o delle guerre. Il Signore ci aiuti a vivere con una speranza operosa e solidale, come quella di Gesù.

Se desideri collaborare per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e Siria, puoi farlo attraverso Adra.

(Esther Azón è teologa e comunicatrice, redattrice e co-direttrice di revista.adventista.es)

[Foto: El País. Fonte: revista.adventista.es]

Appuntamento con Dio – Una guerra spirituale

Appuntamento con Dio – Una guerra spirituale


Mario Calvagno commenta il testo di Efesini 6:10-24.

Le guerre in atto nel mondo, in questo momento, sono tante; per non parlare di quelle combattute nel corso dei secoli. Ma la madre di tutte le guerre è la guerra spirituale che ciascuno di noi deve combattere ogni giorno contro “gli esseri spirituali malefici”, come scrive Paolo apostolo. In che modo possiamo vincerla?

Una trasformazione ambientale e spirituale

Una trasformazione ambientale e spirituale


In Australia due amiche, colpite dalla forte disperazione che serpeggiava tra i membri della loro comunità durante la pandemia, hanno deciso di portare speranza e gioia realizzando il “Growing Forward”, un’organizzazione dedicata alla creazione di orti comunitari costruiti in spazi pubblici poco sfruttati o abbandonati. In Filippesi 4:4-8, Paolo apostolo, ci invita a soffermarci sugli aspetti positivi anche delle piccole cose, a rallegrarci e ad avere sempre fiducia nel Signore.

Ce ne parla Mario Calvagno

La gratitudine: dono, conquista e guarigione spirituale

La gratitudine: dono, conquista e guarigione spirituale


Il 12 settembre il teologo Vito Mancuso scriveva sul quotidiano La Stampa di Torino: "Oggi celebriamo la signora Maria Franca Ferrero, una persona che ha fatto molti doni al suo territorio e ai suoi abitanti e che per questo riceve il Premio Gratitudine, promosso dalla Fondazione Ospedale Alba-Bra nel 2016 e giunto quest'anno alla settima edizione. Grazie a lei celebriamo anche il dono, la generosità che esso esprime, e la possibilità di essere migliori come esseri umani che tutto questo porta con sé".

Prendendo spunto da questo riconoscimento, Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno parlato di gratitudine ed egoismo, di educazione e aspettative, con lo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi. 

Fede e pensieri del cuore – Il perdono

Fede e pensieri del cuore – Il perdono


Il perdono non è appannaggio dei deboli, ma deriva da un potere divino. Può venire solo da un cuore colmo di amore che tende a trasformare colui che ha fatto del male.

“Il perdono è un universo di leggi completamente ignorate dalla razionalità, perciò esercita un fascino come fenomeno spirituale, dove la persona arriva a prendere decisioni, che acquistano un valore oltre che etico, poetico.”

Mario Calvagno commenta il testo della riflessione di Paolo Todaro, pastore avventista.

Per una Riforma nell’economia, nei costumi, nella vita spirituale

Per una Riforma nell’economia, nei costumi, nella vita spirituale


Continuano le conversazioni di Claudio Coppini e Roberto Vacca con  Alberto Corsani, direttore del settimanale Riforma,  organo ufficiale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi.

Gli argomenti di questa puntata: In Italia una persona su quattro è in condizioni di povertà; adolescenti e rischio digitale; il luogo dove Dio ci incontra.

Luca, “caro medico” e bravo cronista (9) – Gesù, lo Spirito Santo e la preghiera

Luca, “caro medico” e bravo cronista (9) – Gesù, lo Spirito Santo e la preghiera


Luca raccoglie le citazioni e i detti sullo Spirito Santo nel ministero pubblico di Gesù e li propone in un contesto “sistematico”. Inoltre, lo presenta come modello e maestro di preghiera e invita non a una sua imitazione puramente letterale, ma piuttosto spirituale. Questa, la via normativa della preghiera che l’evangelista insegna ai lettori della sua opera, invitandoli a contemplare la figura esemplare di Gesù.

Per quale motivo, Luca, si sofferma in maniera così particolare sullo Spirito Santo e sulla preghiera?

Mario Calvagno e Carmen Zammataro ne parlano con il pastore Francesco Mosca, direttore del mensile “Il Messaggero Avventista” e Vicepresidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia.

Halloween. Origini di una ricorrenza non cristiana

Halloween. Origini di una ricorrenza non cristiana

Michele Abiusi – Le origini di Halloween sono antichissime, risalgono all'epoca in cui Francia, Irlanda, Scozia e Inghilterra erano dominate dalla cultura celtica, prima che l'Europa cadesse sotto il dominio di Roma. Per i Celti l'anno nuovo non cominciava il primo gennaio, come per noi oggi, bensì il primo novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda e iniziava quella delle tenebre e del freddo.

Alla fine di ottobre il lavoro nei campi era concluso, il raccolto era al sicuro e i contadini potevano finalmente rilassarsi e prepararsi a vivere chiusi in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. Ovviamente, questo era il pretesto per organizzare, la vigilia del primo giorno di novembre, la festa più importante dell'anno, una sorta di Capodanno dedicato a Samhain, divinità considerata “Signore della Morte” e “Principe delle Tenebre”.

I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge.

In questo giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo erano come sospese e il velo che divideva il mondo dei vivi dal mondo dei morti si faceva più sottile, permettendo agli spiriti di mostrarsi, di comunicare con i viventi e di divertirsi alle loro spalle, facendo scherzi e impaurendoli con le loro apparizioni. "Samhain" era una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all'allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno.

La notte del 31 ottobre i Celti si riunivano nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell'accensione del fuoco sacro e facevano sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche ritornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del fuoco sacro. Dopo questi riti, i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.

In Scozia, nella notte di Samhain, gli abitanti dei villaggi seppellivano pietre nella terra, che venivano ricoperte di cenere e lasciate lì sino al mattino successivo. Se al mattino una pietra era stata smossa, significava che la persona che l'aveva seppellita sarebbe morta entro la fine dell'anno. In Irlanda si diffuse la tradizione di lasciare qualcosa da mangiare e del latte da bere fuori dalla porta, in modo che gli spiriti, passando, potessero rifocillarsi e decidessero di non fare degli scherzi agli abitanti della casa.

In seguito alle conquiste romane, cristiani e Celti vennero in contatto. Durante il periodo della cristianizzazione dell’Europa, la chiesa cercò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Nel tentativo di far perdere significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell’835 papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i santi del paradiso, dal 13 maggio al 1° novembre.

Tuttavia, l'influenza del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la chiesa aggiunse, nel X secolo, una nuova festa: il 2 novembre, giorno dedicato alla memoria dei defunti che venivano festeggiati dai loro cari mascherandosi da santi, angeli e diavoli e accendendo dei falò.

In inglese Ognissanti si dice All Hallows' Day; la vigilia del giorno di Ognissanti, cioè il 31 ottobre, si chiama All Hallow' Eve. Queste parole si sono trasformate prima in Hallows' Even, e da lì ad Halloween il passo è stato breve. Nonostante i tentativi della chiesa cristiana di eliminare i riti pagani di Samhain, Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle streghe e degli spiriti.

Tra il 1845 e il 1850, a causa di una malattia che devastò le coltivazioni di patate, circa 700.000 irlandesi emigrarono in America, portando le loro usanze, tra cui anche quella di festeggiare Halloween.

Negli Stati Uniti Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un'occasione per divertirsi e organizzare party. Pare che ogni anno gli americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre!

L'abitudine di mascherarsi in occasione di Halloween deriva probabilmente dall'usanza celtica di indossare pelli di animali e maschere mostruose durante i riti di Samhain e dell'accensione del fuoco sacro, per spaventare gli spiriti e tenerli lontani dai villaggi.

L'usanza dei bambini di bussare alle porte delle case gridando “Trick or Treat”, che significa più o meno “dolcetto o scherzetto”, deriva dall'usanza dei Celti di lasciare cibo e latte fuori dalla porta, nella speranza di ingraziarsi gli spiriti ed evitare le loro malefatte.

Quando gli irlandesi arrivarono in America, scoprirono che le zucche erano molto più adatte delle cipolle e delle rape per la costruzione delle tradizionali lanterne di Halloween. Quindi la tradizionale Jack o'lantern, simbolo incontrastato di questa festa, è ricavata da una zucca solo da circa 100 anni.

Alla luce di questo, mi sembra del tutto evidente che, come cristiani, non abbiamo nulla da condividere con questa festività e con quelle che immediatamente seguono. 

Clicca qui per ascoltare l'intervista al past. Michele Abiusi realizzata dalla radio Rvs sul tema di Halloween.

 

 

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