Maol – Marius Capota, giovane romeno di famiglia avventista, è stato indossatore e modello per le più prestigiose case di moda (Versace, Gucci, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood, Galliano, Etro, ecc.). A un certo punto si è reso conto di aver perso la direzione in un mondo che lo portava a continui compromessi con la sua coscienza e ad assumere abitudini negative per la sua vita. Per ritrovare se stesso ha dovuto fermarsi e capire quale direzione prendere.

Il suo percorso di conversione lo ha riportato a leggere la Bibbia, a ritrovare e riscoprire i valori e i principi ricevuti dalla sua famiglia e l’importanza del sabato.  Poi la scelta se continuare la carriera in ascesa nel mondo della moda o seguire la sua coscienza. Ha deciso di scegliere Dio e ora studia teologia presso la Facoltà avventista di Cernica, in Romania. Recentemente ha raccolto la sua esperienza in un libro intitolato Trei Minute (Tre minuti), dove racconta la sua lotta per i valori, la loro realizzazione e il successo autentico.

La rivista Respiro.ro lo ha intervistato. Pubblichiamo un estratto.

Domanda: Perché pensi che l’aspetto esteriore sia così importante oggi? Perché il «packaging» è più prezioso del contenuto?
Marius Capota: Penso che ci piaccia identificarci con le persone belle. Siamo attratti dalla bellezza e inevitabilmente, quando vediamo una pubblicità o un cartellone con una persona attraente ci identifichiamo. Creiamo nella nostra mente un’immagine piacevole di noi stessi, che ci fa sentire a nostro agio, anche se sappiamo che la realtà è molto diversa. Ci piace vivere nell’immaginazione, rifugiarci in un mondo confortevole. Ironia della sorte, ciò che si vede sui cartelloni pubblicitari non rispecchia fedelmente la realtà. Spesso, anche il modello che posa è sorpreso dal risultato finale dell’immagine modificata. Dobbiamo essere radicati nella realtà, e la realtà è che non siamo perfetti. Anche i modelli non sono perfetti.

Domanda: Gli indossatori, che hanno caratteristiche fisiche invidiate, sono più felici delle cosiddette persone «normali»?
M.C.: Si potrebbe pensare che siano più felici. Ma questa felicità non è autentica. È un qualcosa di superficiale che nutre l’ego e porta a un atteggiamento arrogante. L’egoismo non porta felicità. Se ripenso al mio livello di felicità, posso dire che non ero troppo felice. La tua bellezza è praticamente relativa a ciò che lo stilista ha bisogno per rappresentare le sue creazioni. Nell’ambito della moda, sebbene tutti siamo considerati «belli», siamo scelti secondo criteri diversi.

Domanda: Di recente hai pubblicato un libro dal titolo Tre minuti. Cosa vuol dire?
M. C.: Il titolo indica il punto culminante del libro, i tre minuti più intensi che ho vissuto nella mia vita. Ero seduto nell’ufficio del direttore, davanti a una decisione estremamente difficile. [Doveva scegliere se firmare o no un contratto molto importante per la sua carriera. ndt] La mia manager mi ha dato tre minuti di grazia, tre minuti di riflessione. Avevo la mente in subbuglio. In quel momento ero in guerra con me stesso e con Dio. La coscienza mi diceva una cosa ma io volevo qualcos’altro. Tre minuti per prendere una decisione! Ma sono bastati per riconnettermi con il periodo in cui ho riorganizzato la mia vita e in cui ho trovato i miei veri valori. Mi hanno dato la forza di rifiutare l’offerta strabiliante della manager.

Domanda: Quanto è importante ascoltare la coscienza e cercare di rispettare gli standard morali che hai scelto?
M. C.
: È molto importante! Se ascolti la tua coscienza, puoi dormire sonni tranquilli! Se combatti seguendo la coscienza… vinci. Inizialmente, quando ho lasciato l’ufficio del direttore, mi sono rammaricato del mio rifiuto. L’offerta di un brillante futuro era davvero allettante. Ma un pensiero ha immediatamente messo a tacere questo sentimento: la realizzazione vera avviene di fatto senza compromessi.

Domanda: Per un giovane, quanto è forte la necessità di guadagnare denaro?
M. C.: Ho iniziato a sentirne l’esigenza al liceo. Non è sufficiente avere buoni risultati, devi raggiungere un determinato livello nella società, e a un certo punto il denaro diventa un fattore importante per i ragazzi, un fattore motivante. Ho scelto il lavoro di modello per soldi. La maggior parte dei giovani sceglie la propria carriera per denaro, e questo è un grosso errore. Dovremmo scegliere la nostra carriera per passione e i soldi arriveranno da soli. Oggi, è così pressante il fattore finanziario che diventa un’ossessione. Non si vedono altre possibilità se non quelle che si tradurrebbero in denaro e spesso si è tentati di procurarselo nel modo più semplice possibile, ad esempio con il gioco d’azzardo, come io stesso sono stato tentato al liceo. Fortunatamente, non sono caduto nella dipendenza.

Domanda: Denaro e fama vanno di pari passo?
M. C.: Da modello, cominciavo a sentirmi un po’ famoso, ma non guadagnavo molti soldi. Era più una fama falsa e immaginaria, perché apparivo sui cartelloni pubblicitari. In realtà fare il modello in sé non porta fama, perché non contribuisci in nulla al bene del mondo, ma sei solo un manichino, un mezzo attraverso il quale le altre persone ricevono applausi. Sei una faccia senza nome. È strano, ma nessuno conosce il tuo nome perché non è importante. Solo i fotomodelli che vanno lontano hanno il privilegio di avere una reputazione, ma arrivarci è molto difficile, quasi impossibile. Ci sono pochissimi posti e la competizione è feroce. Non ci sono molti contratti da centinaia di migliaia di euro, quindi per arrivarci, oltre a un sacco di lavoro e compromessi, c’è anche il fattore «fortuna».

Domanda: Cos’è per te il successo?
M. C.: Il successo per me è poter realizzare ciò a cui sto puntando, e poi rendermi conto che ciò che ho realizzato è andato oltre le mie aspettative. Ci sono molti modi in cui la società cerca di renderti schiavo, offrirti concetti di vita errati, ma leggendo la Bibbia sono diventato libero. Per me successo è vedere i problemi delle persone e aiutarle al meglio possibile. Invece, il mondo generalmente vede il successo come il punto più alto che si possa scalare, quindi diventare superiore agli altri e procurarsi beni che sembrano dare rango, status, prestigio.

Domanda: Vedi qualche differenza tra successo egoistico e successo altruistico?
M. C.: Un esempio classico è quello del giovane che va a lavorare all’estero per guadagnare abbastanza soldi da permettersi una vacanza in posti esotici, poi scattare delle foto e postarle su Instagram o Facebook. Questo è il successo dei social media, un successo che si riduce alla popolarità, ma in realtà non offre nulla in termini di qualità. Come se il successo fosse nel numero di «Mi piace» ricevuti su una foto. Alcuni giovani pensano che il successo sia la notorietà su Instagram o Facebook, ma se ci pensi, in realtà vivi in un mondo virtuale in cui non contribuisci a nulla di utile e che non somiglia a nulla della vita reale. Spegni il computer o il telefono e ti ritrovi tra quattro pareti, con il senso di insoddisfazione. Il successo autentico sarà raggiunto solo quando contribuisci a qualcosa di utile per la società.

Domanda: Hai mai «giocato con il fuoco»?
M. C.: Ho spesso provato la sensazione di giocare con il fuoco. Il fuoco è attraente, scintillante, ti incuriosisce, ti attrae. Si tratta di giocare con qualcosa che sai ti può bruciare, ma ti piace il calore che emana da breve distanza. È esattamente come mi sentivo dopo aver bevuto il primo bicchiere di un drink alcolico. Sapevo che era dannoso, ma ho voluto provarlo. Poi è stato molto più facile accettare un altro bicchiere e un altro ancora dai miei cosiddetti amici. È così che sono arrivato a «maneggiare il fuoco». Ma a un certo punto, non importa quanto diventi esperto, il fuoco è fuoco e ti svegli che sei bruciato. Sto facendo un parallelo con il compromesso morale. Inizia con qualcosa, con un drink alcolico, magari con droghe o altre cose, e poi devi andare avanti con quantità crescenti per soddisfare i tuoi desideri interiori. Quindi, prima di rendertene conto, cadi preda della dipendenza.

Domanda: Concludendo, se dovessi dare un consiglio a un adolescente o a un giovane, quale sarebbe?
M. C.: Leggi [la Bibbia] tutti i giorni. Medita e cerca di applicare i principi che hai letto. Riferendomi alla mia esperienza, posso dire che bastano solo tre mesi per cambiare radicalmente il proprio modo di pensare grazie allo studio. Ma prima hai bisogno di tre minuti per prendere la decisione giusta!

 

Guarda il video su Tre minuti di Marius Capota

 

 

[Foto 1: modelmamagement.com. Foto 2: chiesa in Romania. Foto 3: attività sociale dell’Università avventista di Cernica]

Condividi

Articoli recenti