Si può davvero fare un’enorme differenza, anche se si comincia con poco. Parola del piccolo Peter che in Minnesota ha aiutato le persone senza fissa dimora con il suo grande cuore.

Andreea Irimia – Cerchiamo di proteggerli il più possibile dal male e dalle brutture di questo mondo, forse perché sappiamo che l’indifferenza non si adatta al loro cuore con la stessa facilità con cui ha fatto il nido nel nostro. E forse è per questo motivo che i bambini sono quelli che ci danno lezioni straordinarie di sacrificio e altruismo.

Peter Larson aveva solo sei anni quando venne a conoscenza di un fatto che lo rattristò profondamente. Bob Fischer, ospite del gruppo degli scout di cui Peter faceva parte, raccontò che molti bambini come loro non avevano un posto dove stare e che quindi dormivano all’aperto, anche nel freddo dell’inverno. Raccontò, inoltre, che per diversi anni, durante le vacanze invernali, aveva dormito all’aperto in un sacco a pelo per attirare l’attenzione sui bisogni delle persone senza fissa dimora. La gente, commossa dal suo gesto, avrebbe donato una somma di denaro a un’organizzazione per ogni notte in cui dormiva all’aperto. Immediatamente, nella mente di Peter sorse l’idea di poter fare come Bob.

Il gruppo scout di Peter, guidato da suo padre, trascorse una notte dormendo all’aperto nei sacchi a pelo per raccogliere fondi dai vicini e dai passanti. Dopo una notte, non avevano raccolto tutti i soldi che Peter avrebbe desiderato, così decise di continuare a dormire all’aperto da solo durante le vacanze invernali. Quel primo anno, Peter dormì sotto al portico di casa, dove si riparò dal freddo pungente che attanagliava lo stato del Minnesota. Tuttavia, la sua delusione fu grande quando contò i soldi raccolti: soltanto 100 dollari.

Una tale delusione avrebbe scoraggiato qualsiasi bambino, ma non Peter. Il suo impegno continuò l’anno successivo, quando prese una scatola di cartone e dormì in cortile. I suoi genitori erano preoccupati, ma non lo fermarono, soprattutto perché Peter aveva dato loro una prova di responsabilità.

Era diventato un esperto dei metodi per stare al caldo quando le temperature scendevano e il sacco a pelo di suo padre, vecchio di 40 anni ma caldo come un piumone, lo proteggeva dal freddo. “Se ritiene che qualcosa sia importante, la fa con tutto il cuore… L’ho visto con il ghiaccio sul corpo e con la neve sulla scatola… Non lo fermerei mai. Devi fare un passo indietro e lasciare che il tuo bambino capisca cosa lo colpisce, e Peter agisce con il cuore, non perché deve farlo” ha confessato la mamma di Peter a proposito delle sue preoccupazioni e del coraggio di suo figlio.

La storia di Peter arrivò alle reti televisive nazionali e il denaro raccolto continuò a crescere. Anche lui, come Bob, iniziò a collaborare con un’organizzazione della contea di Hennepin, nel Minnesota, chiamata Interfaith Outreach and Community Partners (Iocp), che aiuta le persone senza fissa dimora. Il denaro che Peter raccoglieva con le donazioni andava all’organizzazione, anno dopo anno.

Per molti anni, Peter non ebbe la soddisfazione di vedere nessuna famiglia beneficiare del denaro donato, a causa delle politiche dell’organizzazione sulla privacy. Tuttavia, non vi fu mai un anno in cui Peter perdesse la sua dedizione alla causa dei senzatetto.

Quando iniziò le scuole superiori, il suo obiettivo annuale aveva raggiunto i 100.000 dollari, per i quali trascorreva almeno 40 giorni a dormire all’aperto durante la stagione invernale. Un inverno, le temperature esterne si abbassarono in modo significativo, fino a meno 23 gradi, ma i suoi genitori non riuscirono a convincerlo a entrare in casa, nemmeno le persone dell’organizzazione Iocp.

“Dallo Iocp mi hanno chiamato per dirmi che non dovevo stare fuori, ma le famiglie senza dimora non avrebbero un posto dove andare, giusto? Eh sì, faceva molto, molto freddo, ma ho preso un impegno e se non fossi rimasto fuori, lo Iocp non avrebbe avuto l’aiuto e una famiglia non avrebbe avuto una casa” ha spiegato poi Peter per giustificare la sua determinazione.

Colpiti dalla sua energia, dal suo entusiasmo e dal suo impegno, le persone dello Iocp pensarono di offrirgli un dono. E cosa poteva esserci di più bello di un incontro con una delle famiglie che aveva aiutato? È così che Peter conobbe Makida Abdulahi e i suoi figli. Makida era una rifugiata dall’Etiopia, mamma di diversi bambini piccoli, che il marito aveva lasciato poco dopo il loro arrivo negli Stati Uniti. L’asma in forma grave di una delle figlie e i ripetuti ricoveri in ospedale le avevano fatto perdere il lavoro. Si era rivolta disperatamente allo Iocp che le offrì una casa in affitto grazie al denaro raccolto da Peter.

Quando Peter andò a trovare Makida nella casa arredata in stile etiope, i bambini stavano colorando su un tavolo. Fu allora che Makida scoprì che colui che li aveva salvati dalla strada era solo un ragazzino. “Non so come spiegare quello che ha fatto” ha detto emozionata.

“Era solo un bambino e mi ha sorpreso molto” sono state le parole di Makida “è davvero meraviglioso. Abbiamo una casa dove i miei figli sono al sicuro e in salute, e grazie a Peter non devo preoccuparmi per loro. Mi ha tolto un peso dalle spalle e ha risparmiato i miei figli da una situazione molto, molto stressante, mostrando loro un mondo bellissimo”.
Nella famiglia di Makida, Peter è rimasto un argomento di discussione costante e un’ispirazione per i più piccoli, che si sono impegnati a fare del bene agli altri come lui aveva fatto con loro.

I dirigenti dello Iocp stimano che Peter abbia aiutato più di 1.000 famiglie negli oltre 10 anni in cui ha dormito all’aperto. Nel 2011, Peter si è iscritto all’università e per un po’ ha deciso di smettere di dormire all’aperto, anche se era determinato a non smettere di occuparsi delle persone senza fissa dimora. Durante le vacanze invernali, quando rientrava a casa, tutta la città sapeva dove avrebbe dormito: fuori, al freddo, nel suo sacco a pelo. Perché, come dice Peter: “Una persona può davvero fare un’enorme differenza, anche se comincia con poco. Tutto torna”.

(Andreea Irimia crede che le storie di vita abbiano il potere di trasformarci. Il motivo è dato dalle immagini nate dalle esperienze quasi irreali che alcuni di noi hanno vissuto e che penetrano nel nostro animo, rispondendo in maniera convincente ad alcuni dei nostri dubbi più persistenti).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio. Foto di copertina: credit_americanprofile.com] 

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