In questo numero di “A tu per tu” parliamo ancora delle misure di “lockdown” che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi mesi, misure molto restrittive delle libertà personali che sono state adottate e imposte in nome della sicurezza collettiva. In effetti recenti ricerche hanno sottolineato l’utilità di queste misure. Uno studio condotto da epidemiologi presso l’Imperial College di Londra ha stimato che i lockdown abbiano salvato circa 3,1 milioni di vite in 11 Paesi europei, tra cui 500 mila nel Regno Unito, e che abbiano ridotto i tassi di infezione di una media dell’82% (da Repubblica.it).
Tuttavia il costo delle restrizioni sociali – il cosiddetto “distanziamento sociale” che spesso si è tradotto semplicemente in isolamento sociale – è risultato spesso pesante, con conseguenze a medio-lungo termine ancora da studiare. Si presume che il costo di queste misure sia stato pagato dalla popolazione soprattutto in termini di acutizzazione di tensioni e disagi psichici presistenti, ma che abbia colpito soprattutto le fasce più deboli: gli anziani, i bambini e gli adolescenti, privati della socializzazione indispensabile per l’equilibrio psichico e lo sviluppo cognitivo.
Abbiamo parlato di questi temi – e di vari altri problemi emersi in questa straordinaria fase della storia umana – con Giuseppe Tomai, psicologo e psicoterapeuta.

(Nella foto un esempio di “lockdown” nel mondo: una strada di Manhattan, New York, durante l’ora normalmente di massimo traffico)

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