Federico Sabatini, membro della chiesa valdese di Firenze e combattente per la libertà, ci ha lasciato giovedì 16 gennaio 2020. In questo numero di A tu per tu vi riproponiamo un’intervista registrata una decina d’anni fa, in cui gli abbiamo chiesto le ragioni della sua scelta, come ragazzo diciasettenne, di arruolarsi nelle truppe regie per liberare l’Italia dai nazi-fascisti, dopo lo sbando dell’8 settembre del 1943.
Per i giovani di quel tempo le opzioni non erano molte, e alcune potevano essere drammaticamente sbagliate. Nel caso di Sabatini, per la sua educazione antifascista e per il suo esplicito orientamento religioso protestante, la scelta si rivelò abbastanza semplice, ma difficile da attuare. Si trattava di scappare da casa, arrivare in corriera a Velletri e superare il fronte, sperando di non rimanere ucciso nel tentativo di passare dalla parte degli Alleati. E poi farsi due anni di guerra furiosa, dei cui orrori anche in questa intervista non parla volentieri, una scelta triste ma necessaria di cui non si è mai pentito.
Un’intervista che vuole essere un omaggio a Federico Sabatini, ma anche una riflessione su un tempo difficile, costellato di scelte difficili, in cui persino nascondersi era complicato, e moralmente ambiguo.

(Nella foto Federico Sabatini,  con la bandiera italiana, durante una recente commemorazione della battaglia di Montelungo vicino a Cassino, una delle prime battaglie della divisione Legnano dell’esercito badogliano a cui partecipò anche il giovane Sabatini)

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