Fundraiser di fama mondiale, con oltre 30 anni di esperienza nel campo della filantropia, ha tenuto una lezione al Master in Religious Fundraising seconda edizione.

Debora Centorrino – È sempre motivo di orgoglio quando scopriamo che a un avventista è riconosciuto un primato in qualche ambito, come nel caso di Lilya Wagner, considerata una delle più grandi fundraiser a livello mondiale. Nella seconda edizione del Master in Religious Fundraising, ho avuto l’onore di averla in aula come docente proprio lo scorso giovedì 13 dicembre.

Lilya Wagner è direttrice del Philanthropic Service for Institutions, musicista e professoressa, autrice di libri e articoli. Nella vita ha tenuto corsi di formazione sull’arte della raccolta fondi in più di 50 Paesi e il suo curriculum riflette oltre 30 anni di lavoro nel mondo della filantropia.

La sua esperienza ha lasciato un’impronta importante nei presenti. Preziosissimo è stato infatti il suo sguardo globale sul fundraising, nella sua cultura e nei suoi princìpi, che sono stati oggetto della lezione. I princìpi, infatti, servono a non cadere in errori banali, la cultura, invece, a ricordarci che il fundraising diventa efficace quando tutta l’organizzazione ne è coinvolta.

Nella sua esperienza, ha raccontato, la filantropia funziona allo stesso modo in tutto il mondo. A differenza di quello che si potrebbe pensare, pochi sono i dettagli che differiscono e molti i meccanismi (e anche i problemi) che accomunano le varie persone, indipendentemente dalla nazione.

L. Wagner, prima di essere una fundraiser, è una donna avventista. Alla luce di ciò ha infatti presentato anche la questione teologica legata al denaro facendo notare, ad esempio, che nei primi quattro vangeli un verso ogni sei parla di denaro, e 16 delle 44 parabole indicano direttamente o indirettamente come utilizzarlo.

La capacità comunicativa di questa anziana signora è straordinaria. È una forza della natura e per tutta una giornata, dalle 10.00 alle 18.30, ha tenuto impegnata una classe di circa 20 persone provenienti dalle più varie realtà sociali a sfondo religioso. Musulmani, evangelici e cattolici erano nella stessa stanza per ascoltare le parole di una donna che ha vissuto le persecuzioni in Estonia (nel ’45 aveva 5 anni), fino ad arrivare in America, passando per la Bolivia. A 8 anni conosceva già 4 lingue.

L’ultima importante e delicata questione affrontata in giornata è stata quella dell’etica. Se da un lato il fundraiser è chiamato a curare gli interessi dell’organizzazione, dall’altro lato deve tutelare anche quelli del donatore. In entrambi i rapporti l’elemento fondante è la fiducia e tante sono le scelte delicate che il fundraiser può trovarsi a dover prendere. Lilya conclude la sua lezione con un incoraggiamento: “Non vi preoccupate, se farete bene il vostro lavoro e lo farete con fede, sono sicura che il Signore benedirà il vostro operato”.

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