Filippo Alma
– Le cerimonie di apertura del nuovo anno accademico 2017-2018, da venerdì 22 a sabato 23 settembre, si aprono all’insegna del sette, nell’Istituto avventista di cultura biblica «Villa Aurora» di Firenze.

Sette come i nuovi studenti del primo anno della facoltà avventista di teologia: Cesare Zausa, Richard Botrel, Davide Orsanigo, Cristina Benvissuto, Selene Avila, Bismark Dwura, Costinel Toma. Sette come le sette chiese, come le sette beatitudini dell’Apocalisse di Giovanni. Sette come l’insieme e la totalità del popolo di Dio e dei suoi servitori (sette come i primi diaconi/servitori della Chiesa primitiva). Sette storie di vita diverse, accomunate dall’unico desiderio di «imparare per servire».


A queste nuove matricole, si unisce un altro nutrito gruppo di vocazioni, per un totale di 30 studenti distribuiti dal I al V anno della facoltà, che lascia ben sperare per il futuro dell’opera avventista in Italia.

Oltre agli studenti della facoltà di teologia, avremo la gioia e la grande responsabilità di accogliere, istruire e formare, all’insegna dei valori cristiani, altri 25 studenti del dipartimento di lingua, cultura e arte italiana provenienti da diverse università avventiste della Divisione nordamericana, attraverso il circuito Adventist Colleges Abroad.

Cominciano ad arrivare le prime iscrizioni al nuovo Master di primo livello in fundraising, comunicazione e management per gli enti ecclesiali e le organizzazioni religiose (http://master.religiousfundraising.it/), offerto dal nostro istituto in partnership con il network Romboli associati, la cui presentazione ufficiale si terrà a Roma, il 27 settembre, presso l’aula magna della facoltà valdese di teologia, in occasione della IV edizione di Religious Fundraising.

L’ospite che condurrà l’animazione spirituale dell’intero weekend di apertura è il past. e dott. Gabriel Monet, attuale decano della facoltà avventista di teologia di Collonges-sous-Salève (Francia). Il tema di riflessione e di approfondimento spirituale che ci accompagnerà per tutto l’anno è «Dall’io al noi…», ovvero la volontà di arginare la deleteria ipervalorizzazione dell’io, dell’individuo, nella terra di egoland, e di ricercare la consapevolezza e la bellezza dell’essere comunità, collettività, insieme, pur nella complessità delle relazioni umane. La via privilegiata per incontrare Dio non risiede nell’io, ma nel noi, nel volto dell’altro che ci interpella e ci sfida.

«Dio viene all’idea per la traccia che di lui si offre sul volto d’altri. Il volto dell’altro uomo ci interpella e ci fa affacciare, in senso etico, sulla finestra o idea di Dio. Questo comporta che non è possibile una conoscenza di Dio se non attraverso un volto, a prescindere cioè dalla relazione con gli uomini. Altro o altri, non è una mediazione, né un’incarnazione di Dio, ma il luogo della verità metafisica indispensabile alla relazione personale con il divino» (Edoardo Scognamiglio, sulla scia delle categorie filosofiche di Emmanuel Lévinas).

 

 

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