Necessari: cambiamento culturale, approccio multidisciplinare e ri-educare.
Lina Ferrara/Notizie Avventiste – Una ragazza strangolata e bruciata a Roma dall’ex fidanzato. Una donna al settimo mese di gravidanza, avvelenata dal compagno e ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Bologna. Sono gli ultimi due casi di femminicidio e di violenza domestica avvenuti nei giorni scorsi.
“Si spera sempre che gli ultimi femminicidi siano davvero gli ultimi”, ha affermato Franca Zucca, responsabile nazionale dei Ministeri Femminili della Chiesa cristiana avventista in Italia. “Si spera”, ha continuato, “che le ultime iniziative, forti, eclatanti, significative, per dire basta alla violenza sulle donne siano davvero le ultime. Si spera che l’ultima legge dello stato in materia di contrasto alla violenza sulle donne sia davvero quella decisiva, e che le pene severe previste per chi commette reati di genere producano un effetto deterrente. Si spera sempre che l’essere umano rinsavisca o, come sottolinea anche la Bibbia, ‘rientri in sé’ (Luca 15:17). Si spera sempre che… E invece, l’ultimo femminicidio non è mai l’ultimo… Dobbiamo allora rassegnarci a convivere con questa ‘piaga’?”.
Nel continuo moltiplicarsi degli episodi di violenza alla ribalta, corriamo il rischio di “abituarci”, di far diventare queste donne solo numeri che si aggiungono alle statistiche. Corriamo il rischio di dire sempre le stesse cose e alla fine non cambia niente.
Non vogliamo che sia così. Per questo manteniamo alta l’attenzione.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, è intervenuta in maniera decisa sui due recenti fatti di violenza sulle donne e ha parlato di “una mentalità di possesso e un serio problema culturale” negli uomini violenti con le loro compagne o ex fidanzate.
“La questione non è solo penale, è anche e soprattutto culturale. Qui bisogna proprio cambiare una mentalità che va avanti da secoli, da millenni”, ha affermato nei giorni scorsi L. Boldrini che ha aggiunto con forza: “Ai violenti dico: rassegnatevi, perché comunque noi non rinunceremo mai alle nostre conquiste e non rinunceremo mai alla nostra libertà”.
“Si tratta di un problema culturale e sociale, ma anche spirituale, che porta a considerare le donne come persone subordinate”, ha dichiarato dal canto suo Dora Bognandi, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia, “Le religioni hanno anch’esse una grande responsabilità perché non hanno sufficientemente sostenuto la pari dignità delle donne, e talvolta purtroppo hanno fornito copertura e giustificazione alla loro subordinazione. Le fedi religiose per prime dovrebbero facilitare la capacità di reazione all’ingiustizia e ai soprusi, non solo nella società in genere, ma anche nella vita dei singoli”.
Allora che cosa fare? È questa la domanda alla quale ci piacerebbe dare una risposta risolutiva.
Dora Bognandi suggerisce: “Per combattere efficacemente la violenza contro le donne è necessario unire tutte le forze, avere un approccio multidisciplinare e coinvolgere in questa battaglia anche e soprattutto gli uomini. Se essi si sentiranno coinvolti nel contrastare questi delitti e nel creare una nuova mentalità, possiamo sperare in un futuro migliore e in nuove generazioni più rispettose”.
Le fa eco Franca Zucca che aggiunge: “Nella nostra quotidianità, possiamo incominciare a ri-educare, per esempio iniziando dal nostro linguaggio. Ricordiamoci che, e cito un brano del prontuario contro la violenza che abbiamo pubblicato da alcuni mesi, ‘in tutte le scene di violenza di genere c’è un copione di gesti e parole variamente interpretato, ma spesso identificabile: è un linguaggio con uno stile impositivo, colpevolizzante che utilizza insulti, toni di voce ironici o sarcastici. Riconoscerlo sul nascere è di grande importanza: aiuta a individuare le persone potenzialmente portate a questo comportamento… Gli stereotipi che alimentano la violenza di genere sono sotto i nostri occhi ogni giorno. Mascherati da scherzi, barzellette, toni offensivi. Tacere e accettarli non fa che facilitare il loro propagarsi e le loro possibili ricadute. Ogni giorno ognuno di noi ha un’occasione per contrastare la violenza, senza fare azioni eroiche, semplicemente rompendo quel silenzio che la rende invisibile: consigliare un’amica che ha relazioni pericolose, prendere posizione di fronte a compagni che si comportano scorrettamente verso le donne, comunicare a chi ci sta vicino quanto è diffusa e insostenibile la pratica della violenza di genere’ (Tratto da Rompere il ciclo del silenzio, dipartimento Ministeri Femminili UICCA)”.
È possibile richiedere il prontuario a ministerifemminili@avventisti.it