Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Al simposio presso l’Onu, hanno ricordato che “ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”.

Notizie Avventiste – Migranti e rifugiati non sono “problemi da risolvere”, ma individui vulnerabili che devono essere trattati con rispetto e compassione, hanno affermato i partecipanti al simposio delle Nazioni Unite co-sponsorizzato dalla Chiesa avventista. L’evento si è svolto il 22 gennaio, nel palazzo di vetro a New York, sul ruolo delle organizzazioni religiose e delle religioni negli affari internazionali. Presenti circa 250 rappresentanti delle Nazioni Unite, gruppi religiosi e organizzazioni non governative.

“I rifugiati e i migranti non sono ‘altri’, sono ‘noi’” ha detto il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Amina J. Mohammed, nel suo discorso di apertura “Fanno parte della storia passata e presente della famiglia globale”. Ha poi esortato i leader religiosi e le organizzazioni legate a gruppi di fede a far sentire la loro voce morale e la loro esperienza nel prendersi cura degli individui vulnerabili, poiché i gruppi religiosi “sono in una posizione unica per concentrarsi sulle persone, piuttosto che sulla politica… Non stancatevi mai di affermare i diritti umani e la dignità di migranti e rifugiati, indipendentemente dagli interessi nazionali e dai programmi”, ha affermato A. Mohammed.

I dati sui rifugiati e migranti sono sconcertanti. Secondo le Nazioni Unite, è in atto nel mondo un movimento di persone – spinte dai conflitti nei loro Paesi, dalla povertà e da molte altre sfide – che non ha precedenti nella storia umana. Si stima che siano 65,6 milioni coloro che hanno lasciato le loro case; di essi, circa il 50% sono bambini e giovani.

Ganoune Diop, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa avventista mondiale, è stato uno dei principali organizzatori del simposio, e ha detto ai partecipanti che l’evento deve essere più che “solo parole”.

Ha parlato del continuo impegno della Chiesa avventista negli aiuti per alleviare la sofferenza dei rifugiati e del “portafoglio di servizi” della denominazione, tra cui l’attenzione per l’assistenza sanitaria, la rete mondiale di istruzione e il lavoro umanitario dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) nel mondo.

Deumanizzazione
Sana Mustafa
, rifugiata siriana, ha tenuto un’appassionata presentazione, introducendo un tema che è stato ripetuto dagli oratori durante la giornata: il pericolo di “deumanizzare” i rifugiati e migranti. S. Mustafa, separata dalla sua famiglia fuggita dalla guerra in Siria, ha imparato sulla propria pelle quanto possa essere disorientante e impersonale l’esperienza dei rifugiati. “Per favore, considerate i rifugiati come individui, non come ‘complicazioni’ o ‘problemi sociali’”, ha chiesto.

La donna ha anche fatto notare come le notizie in Occidente raccontano raramente storie dal punto di vista dei singoli migranti o rifugiati, ma tendono a concentrarsi sulle sfide sociali che i nuovi arrivati rappresentano per la comunità. Le organizzazioni religiose possono svolgere un ruolo chiave nella lotta contro il pregiudizio e la discriminazione, educare i cittadini dei Paesi ospitanti sui traumi subiti dagli sfollati e aiutare le persone ad aprire il cuore all’accoglienza.

Per Jonathan Duffy, presidente di Adra International (anch’essa co-sponsorizzatrice dell’evento), le organizzazioni umanitarie legate a una religione sono spesso partner di valore per i gruppi che lavorano con i migranti e i rifugiati.
“La fede ha un ruolo importante nella vita di molte persone e quindi nei momenti di difficoltà, si rivolgono ad essa”, ha affermato J. Duffy che ha citato un caso del 2016 in cui 5.000 persone si erano rifugiate in un complesso avventista nel Sudan del Sud quando le violenze imperversavano nella regione. Adra aveva fornito cibo, acqua pulita e assistenza sanitaria di emergenza a uomini, donne e bambini che si erano riversati nella struttura.

Ruolo importante delle organizzazioni religiose
Il simposio si è svolto nel contesto delle continue discussioni in sede Onu sulla situazione dei migranti e dei rifugiati. È la quarta volta che la Chiesa avventista contribuisce a riunire gruppi di fede con rappresentanti della comunità internazionale presso le Nazioni Unite per discutere questioni globali significative. Gli eventi precedenti hanno affrontato temi quali l’essere portatori di pace e l’estremismo religioso.

Relatore finale è stato Azza Karam, Senior Advisor per la cultura e lo sviluppo sociale presso il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, e partner fondamentale nell’organizzazione dell’incontro. Nel suo intervento ha evidenziato alcuni dei temi emersi nel corso della giornata e ritenuto chiaro che le organizzazioni religiose hanno ruoli diversi e critici da svolgere verso gli immigrati e i rifugiati.

Ha poi affermato che negli ultimi quattro anni la serie di simposi ha dato vita a un “viaggio di comunicazione e collaborazione” unico tra gruppi religiosi, organizzazioni non governative e la comunità internazionale. Per Diop, i simposi delle Nazioni Unite sono stati un’opportunità senza precedenti per il contributo degli avventisti al discorso pubblico. Un quinto incontro è già in preparazione e si terrà a gennaio del prossimo anno.

“Come avventisti, offriamo prospettive fondate su valori biblici e plasmate dalla nostra convinzione che ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”, ha concluso Diop.

Tra i numerosi relatori del simposio vi erano: Adama Dieng, Special Advisor del Segretario generale dell’Onu per la prevenzione del genocidio; Afe Adogame, Maxwell M. Upson Professor of Christianity and Religious Studies alla Princeton Divinity School; Liberato C. Bautista, Vice segretario generale delle Nazioni Unite e per gli affari internazionali della United Methodist Church; Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale della coalizione umanitaria Act Alliance; Jason Cone, direttore esecutivo di Medici senza frontiere negli Stati Uniti; Elizabeta Kitanovic, segretario esecutivo per i diritti umani della Conferenza delle Chiese europee a Bruxelles; e Martin Mauthe-Kater, consigliere per la migrazione e lo sviluppo sostenibile presso la delegazione dell’Unione europea alle Nazioni Unite.

Altri co-promotori del simposio sono: Act Alliance, Unicef, Ufficio delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere, Inter-Agency Task Force delle Nazioni Unite per l’impegno con organizzazioni religiose.

(Fonte: Bettina Krause, Adventist News Network)

 

Il Presidente francese vuole rilanciare l’insegnamento religioso a scuola

Il Presidente francese vuole rilanciare l’insegnamento religioso a scuola

Nei due incontri all’Eliseo con i leader dei diversi culti si è discussa la necessità di sviluppare l’educazione religiosa a scuola. È già stato formato un gruppo di lavoro presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

Notizie Avventiste – È accaduto due volte negli ultimi mesi. Il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha ribadito la sua convinzione: non solo l’insegnamento della laicità e della religione non si oppongono, ma sono anche legati e indispensabili nella società. A riportare la notizia è il Bulletin d’Information Adventiste (Bia) di gennaio. Per insegnamento del “fatto religioso” nelle scuole francesi si intende la religione non confessionale insegnata come disciplina specifica.

Il 21 dicembre, durante l’incontro all’Eliseo con i capi religiosi, il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, aveva affermato che “le persone sono mature” per questa nuova tappa. Il 4 gennaio, è stato lo stesso E. Macron a riprendere il discorso, sottolineando che il suo Ministro della Pubblica Istruzione aveva “preso impegni molto chiari”.

“Abbiamo iniziato a mettere in atto ciò su cui ci siamo impegnati per quanto riguarda l’insegnamento e la formazione degli insegnanti, essenziale per il corretto esercizio della laicità, al fine di fornire strumenti ai docenti per spiegare la storia del nostro Paese, ma anche il fatto religioso nella sua pienezza” ha affermato. La Francia deve diventare, per il Presidente, “un luogo dove non nascondiamo nulla delle religioni e del fatto religioso, dove il pluralismo delle religioni è pienamente riconosciuto e può prosperare”.

Il progresso è considerevole … proprio come il lavoro da fare per raggiungere questo obiettivo. Dal famoso rapporto del 2002 del filosofo Régis Debray, la pratica francese barcolla tra timidi passi avanti e battute d’arresto improvvise.

L’idea di andare oltre nell’educazione religiosa era già stata rilanciata sotto il precedente governo “dopo gli attacchi del 2015″, ricorda Isabelle Saint-Martin, direttrice dell’Istituto europeo per lo studio delle religioni (Iesr). Ma senza successo.

La responsabile dell’Iers ritiene l’attuale periodo “un momento favorevole”. Spera che i discorsi saranno seguiti da misure concrete in termini di formazione degli insegnanti. E pare che un gruppo di lavoro sia già all’opera all’interno del Ministero della Pubblica Istruzione.

“Le cose si stanno preparando e gli incontri sono in corso” conferma I. Saint-Martin, convinta della necessità di agire “I nostri programmi di formazione sono completi. Gli insegnanti vogliono contenuti, non soltanto gestire situazioni difficili”.

(Fonte: La Croix/Bia)

 

49-finestra sulla legalità creare la coscienza per una buona politica 21-11-17

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Nuova puntata con la Finestra sulla legalità

19-se vuoi essere leader Gesù cambia la vita-16-11-17

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Programma a cura della dottoressa Giusy Catalano; ci parla di Gesù e di come cambia la nostra vita se lo lasciamo entrare nei nostri cuori.

12-a tu per tu-caso Bottaro-13-12-17

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La rubrica a tu per tu,oggi insieme all’avvocato di Bottaro ci ha aggiornato sui fatti conclusi del caso.

Adriana Perera: “More than Music. Worship”

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Libro-amico. Un incontro organizzato dal Centro Culturale di Scienze Umane e Religiose. Ospite: Adriana Perera autrice del libro “More than Music. Worship” (Createspace Independent Publishing Platform, 2017)

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Rubrica: “scuola delle mamme”. A cura della pastora Abigaela Trofin, in onda sulle radio frequenze di RVS ha affrontato un argomento molto interessante sulla pazienza, dando dei consigli su come poter ottenere dei buoni risultati avendo dei piccoli accorgimenti…

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La rubrica “scuola delle mamme” a cura della pastora Trofin Abigaela, in puntata ha affrontato l’argomento su come può accadere una crisi d’identità.

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La rubrica “scuola delle mamme” a cura della pastora Trofin Abigaela. In puntata ha affrontato il problema della stanchezza. Dando dei piccoli consigli…

Buongiorno con l’Edicola RVS del 31 gennaio 2018

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In questo numero dell’Edicola RVS, Claudio Coppini e Roberto Vacca commentano alcuni fatti del giorno con il professor Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, Rolando Rizzo, pastore avventista e autore di saggi e romanzi, e Peter Ciaccio, pastore valdese curatore per RVS della rubrica “Prima visione”

11-la scuola delle mamme-scolarizzazione,secolarizzazione,perdita,emigrazione 9-10-17

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La rubrica “scuola delle mamme” a cura della pastora Avventista Trofin  Abigaela…oggi ha parlato di quattro sfide per le mamme e non solo! La prima sfida è: ” SECOLARIZZAZIONE “…

Hope Channel Francia è una realtà

Hope Channel Francia è una realtà

La missione del’emittente televisiva avventista: condividere il vangelo in un Paese prevalentemente laico.

Notizie Avventiste – Sabato 13 gennaio, Hope Channel Francia (Hcf) ha iniziato ufficialmente le trasmissioni con uno speciale dell’Unione avventista franco-belga. Il nuovo canale d’oltralpe si aggiunge alle 43 emittenti di Hope Channel, la rete televisiva ufficiale della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno che trasmette in tutto il mondo in 39 lingue, con la missione di condividere il messaggio del vangelo. I programmi toccano temi quali la fede, la spiritualità, la salute, la famiglia, l’educazione, ecc.

Il 20% della popolazione francese si definisce atea, informa il Bulletin d’Information Adventiste (Bia), solo la Repubblica Ceca e l’ex Germania dell’Est hanno un tasso più elevato di non credenti. L’ateo convinto è qualcuno che non crede in Dio, ma alcuni si sono spinti fino a copiare i riti delle chiese per creare forme di religione senza Dio. Ne è un esempio la “Sunday Assembly”, nata a Londra e presente in diverse grandi città, inclusa Parigi. Centinaia di persone si riuniscono di domenica e cantano, discutono, leggono testi filosofici. L’ateismo, quindi, diventa una forma di religione e, in alcuni Paesi, è riconosciuto alla stregua di una confessione religiosa. In Belgio, ad esempio, dove le religioni sono sovvenzionate dallo Stato, le organizzazioni atee beneficiano di aiuti e status.

In Francia, l’ateismo non aumenta in modo particolare, è invece l’indifferenza religiosa a prendere sempre più piede. Secondo gli esperti, nel Paese ci sono due gruppi minoritari, gli atei (15%) e i credenti cristiani praticanti (10%) e tra di essi vi è uno spazio indeterminato che cresce sempre di più.

“Proprio a queste persone indifferenti alla religione si rivolgono alcuni programmi di Hope Channel France”, ha affermato Jean-Paul Barquon, responsabile del Dipartimento Comunicazioni dell’Unione avventista franco-belga.

Presente sul web da diversi anni vi è anche  Hope Channel Italia. I 43 canali della rete mondiale avventista offrono programmi in molte lingue, tra cui spagnolo, portoghese, tedesco, romeno, mandarino, russo, tamil, hindi, ucraino, arabo, farsi e telugu.

(Fonte: Bia e Ann)

 

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