Scalatore avventista scampato alla morte sull’Everest
7 Maggio 2015

Ernesto.Olivares.MirandaMaol/ARnews – Un alpinista avventista proveniente dal Cile è rimasto bloccato sull’Everest dopo il terremoto dello scorso fine settimana, ma ringrazia Dio di essere vivo.
Sabato 25 aprile, Ernesto Olivares Miranda, 52enne scalatore professionista, e il suo team si trovavano, insieme a centinaia di altre persone, in un campo base a 5.360 metri sul livello del mare, quando il terremoto di magnitudo 7.8 ha scosso la montagna e il Nepal. La valanga causata dal sisma ha ucciso 20 persone nel campo base, mentre il bilancio delle vittime in tutto il Nepal ha superato i 7.500 morti e raggiunto i 15.000 feriti.

Olivares ha descritto il momento terribile in cui il ghiacciaio sotto i suoi piedi ha cominciato a tremare e crepitare. Gonfie nubi hanno oscurato i versanti delle montagne circostanti, ma ha potuto sentire il crescente fragore della valanga che si avvicinava rapidamente.
«Improvvisamente, il rumore ha cominciato a diventare più forte, riecheggiando tra le montagne; sembrava che qualcosa si stesse avvicinando ma non riuscivamo a vedere niente», ha raccontato Olivares su Facebook.
«Ci sono stati secondi eterni di incertezza. Abbiamo guardato indietro e abbiamo finalmente visto una nuvola di neve avvicinarsi a grande velocità. Abbiamo deciso di aspettare qualche secondo per capire se sarebbe finita su di noi. È stato in quel momento che abbiamo deciso di buttarci sul ghiaccio accanto a un mucchio di sassi», ha continuato Olivares, «Per qualche secondo un forte vento è passato su di noi e la neve ha cominciato a cadere».

Il pensiero di Olivares è subito andato a Dio e alla sua famiglia.
«In quel momento ho chiesto a Dio di darmi la possibilità di riabbracciare la mia famiglia ancora una volta», ha raccontato alla radio dell’Università avventista del Cile, «Mi sono ricordato il Salmo 91, che avevamo appena letto… in un servizio di culto: “Egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti… perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra” (vv. 11,12)».

Pochi secondi dopo, era finito tutto e il campo era in rovina. Una scena straziante per Olivares.
«Abbiamo aiutato a salvare i feriti e a coprire i morti», ha affermato, «Sono stati giorni molto tristi».
Presto lo scalatore avventista e la sua squadra si sono resi conto che la valanga era passata a solo 50 metri da dove si erano gettati.

Venerdì scorso, sei giorni dopo il terremoto, Olivares era ancora bloccato al campo base con le centinaia di altri scalatori. Era in buona salute e, insieme al suo team, ha offerto assistenza agli altri alpinisti bisognosi. La discesa dalla montagna è iniziata il giorno dopo.
Il ricordo di questa avventura sull’Everest resterà indelebile nella sua mente.
“Nel bel mezzo della valanga, Dio mi teneva la mano”, ha concluso Olivares.

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