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I notiziari ci aggiornano continuamente su proteste di piazza in Egitto, Tunisia, Marocco, Libia, Bahrein, Yemen e altri. Proteste che passano da un paese all’altro, come una specie di effetto domino, contro il governo oppressivo di turno. Una caratteristica comune di molte manifestazioni è che sono nate come pacifiche ma sono poi state represse con la violenza. In Libia ormai si è arrivati ai raid aerei sulla folla, con centinaia di morti e con l’azione di mercenari per quelle azioni “sporche” che l’esercito rifiuta di fare. L’Egitto e altri paesi sembrano essere passati in secondo piano nelle notizie riportate dai telegiornali. Cosa sta accadendo attualmente in queste nazioni? Tripoli minacciava la UE: “Non collaboriamo più sull’immigrazione”. Il Governo italiano ventila, d’altro canto, il pericolo che a Lampedusa approdino fra i profughi anche terroristi o delinquenti comuni dalla Tunisia o da altri paesi. Come stanno le cose? Quale importanza hanno avuto internet e i giovani nel creare il movimento di gente spontanea comune nei vari paesi? Mario Calvagno e Carmen Zammataro, redattori di RVS, intervistano Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International.