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Giovanni Crisostomo, per esortare le donne cristiane a non frequentare la sinagoga, tuonava: “La Sinagoga non è soltanto lupanare e teatro, ma anche caverna di briganti e rifugio di bestie feroci…”. E lo stesso Girolamo (che pure doveva molto ai rabbini) osò scrivere: “Se fosse lecito odiare degli uomini e detestare un popolo, il popolo ebreo sarebbe per me l’oggetto di un odio speciale, perché fino ad oggi nelle loro sinagoghe di Satana perseguitano il Signore nostro Gesù Cristo”. Abbondano in questi secoli i trattati Adversus Judaeos (Tertulliano, Cipriano, Agostino, Giovanni Crisostomo). La posizione comune ai Padri della Chiesa fu che responsabili della morte di Gesù furono gli ebrei, e non Pilato, e gli ebrei in quanto popolo, donde nacque l’accusa di popolo deicida. Ambrogio parlava dei giudei come d’un “popolo parricida” che continua a perseguitare Gesù. Se il popolo ebreo è “deicida”, tutta la storia successiva è interpretata come “castigo divino”, fino alla distruzione di Gerusalemme, che si abbatte sugli ebrei proprio durante la Pasqua (dal sito http://www.luzappy.eu/giudeofobia/antigiudaismo_cristiano.htm)
L’orientamento della maggioranza delle Chiese verso l’ebraismo è ora mutato in modo significativo: prevale il dialogo, la curiosità, la solidarietà. Eppure non è difficile scorgere nei demoni dell’antisemitismo contemporaneo il risultato di un lunghissimo processo di “demonizzazione” del giudaismo avviato dai cristiani sin dalle origini. Claudio Coppini e Roberto Vacca ne parlano con il pastore avventista Michele Abiusi.
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