La guerra in Ucraina e i cambiamenti climatici
30 Marzo 2022

In che modo l’attuale conflitto in Europa potrebbe avere conseguenze sul riscaldamento globale?

David Wright – Pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) ha pubblicato il suo sesto rapporto, avvertendo che pur rimanendo un breve lasso di tempo per evitare il peggio, un’azione insufficiente oggi renderà irreversibili alcune conseguenze sull’ambiente. Entrambi queste situazioni sono legate ai combustibili fossili che ora minacciano la stabilità globale. Per questo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha avvertito che stiamo ancora “camminando nel sonno verso la catastrofe climatica”, poiché le principali economie hanno aumentato le emissioni di anidride carbonica proprio quando erano necessari tagli drastici e si stanno affrettando a sostituire petrolio e gas russi, minacciando di far fallire le promesse della Cop26.¹

Quindi, lasciando da parte la potenzialità di una guerra mondiale, in che modo l’attuale conflitto in Europa potrebbe avere un impatto sul cambiamento climatico? Alcuni suggeriscono che ci abbia involontariamente salvato dal riscaldamento globale dato che il mondo sta passando a un’energia più pulita e rinnovabile.² Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sembra credere che la crisi offra un’opportunità tempestiva per accelerare i progressi verso le emissioni zero, grazie a un accordo sul gas naturale liquefatto con l’Unione europea che vuole eliminare la dipendenza dalle importazioni russe entro il 2027.

I pessimisti, tuttavia, sottolineano come la necessità di trovare fornitori alternativi alla Russia e la drastica riduzione della tempistica per avere disponibili sufficienti fonti di energia alternativa fanno capire che i combustibili fossili e altre fonti dannose per l’ambiente dovranno ancora essere usati a breve e medio termine. In questo contesto, ci sono alcune aperture eticamente discutibili per sostituire i produttori di petrolio di Medio Oriente e Sudamerica, come la riapertura di giacimenti di carbone, petrolio e gas dormienti; la riattivazione degli impianti dismessi; la revoca delle precedenti decisioni sulle trivellazioni; e la miscelazione del gas metano per uso domestico con l’idrogeno. Inoltre, sebbene l’energia nucleare sia considerata “pulita”, la costruzione dei reattori è incredibilmente lenta, producono grandi quantità di scorie pericolose e lo smaltimento  non ha ancora una soluzione sensata.

Il Centro per gli studi strategici e internazionali (Csis) ha identificato altre conseguenze che devono ancora manifestarsi nelle regioni con grave insicurezza alimentare e nei Paesi importatori di prodotti alimentari più vulnerabili agli shock dell’offerta e all’aumento dei prezzi.³ Prima della guerra, la pandemia di Covid-19 aveva già portato a livelli record il numero di persone a rischio alimentare, nonostante le ampie scorte globali di cibo e i prezzi del carburante bassissimi. Ora, con le scorte globali di cereali e semi oleosi in forse, i prezzi dell’energia sono aumentati vertiginosamente e la sicurezza alimentare è a maggior rischio.

Ucraina e Russia producono il 30% del grano esportato nel mondo e il 12% delle calorie alimentari consumate a livello globale. Con la guerra che ha quasi del tutto frenato le esportazioni di grano da entrambe le nazioni, l’aumento dei prezzi e delle carenze alimentari possono portare instabilità nei Paesi principali importatori in Medio Oriente, Asia e Africa. Se l’Ucraina non potrà piantare i raccolti per del 2023, questo si aggiungerà alla fame causata dal clima, con conseguenti più ampie carestie. Poiché la Russia è uno dei maggiori produttori di fertilizzanti e metà del mondo dipende dai concimi per la coltivazione alimentare, qualsiasi riduzione dell’offerta aggraverà il problema, limitando i raccolti in quelle zone.

Nell’Antico Testamento, la storia del popolo d’Israele offre una casistica istruttiva di come il comportamento umano irresponsabile porti alla distruzione dell’ambiente. Avevano ricevuto una buona terra di cui godere e una serie di istruzioni pratiche per vivere, eppure gli israeliti riuscirono, nel giro di poche generazioni, a trasformare un ecosistema descritto come “paese dove scorre il latte e il miele”, in qualcosa che rifletteva la condizione morale dei suoi abitanti: equilibrio ecologico ignorato, rimozione della copertura forestale, erosione del suolo, popolazione devastata dai litigi tribali e dalla guerra. L’antico testo levitico aveva persino precisato i possibili risultati se gli avvertimenti sulle “istruzioni per l’uso” fossero stati ignorati.

In Apocalisse 14, Giovanni parla chiaramente di un tempo in cui a “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” sarà ricordato che “il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque” appartengono a Dio, il quale intende fare presto qualcosa per il nostro scempio ecologico.

Note 
¹ Il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, marzo 2022.
² Verleger, Boston Globe, 3.3.2022.
³ Il Centro di Studi Strategici e Internazionali, 26.2.2022.
4 Mathiesen, Politico, 28.2.2022.

(David Wright scrive sulla rivista avventista britannica Messenger. Si occupa in particolare delle tematiche che riguardano la cura del creato e il controllo del clima)

[Foto: David Neal / CC BY 4.0. Fonte: tedNews. Traduzione: L. Ferrara]

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