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Secondo i dati del Censis, più di un milione di italiani hanno gravi problemi di sordità. Tra questi, ci sono 70mila sordomuti o sordi prelinguali. La maggioranza di loro si esprime quasi esclusivamente con la lingua dei segni. La situazione è critica quando entriamo nell’ambito sanitario. L’ Associazione emergenza sordi ha calcolato che durante la pandemia, quasi 45mila sordi non riuscivano a parlare con il proprio medico perché la mascherina impediva loro di leggere il labiale.
Oggi Sofia Artigas affronta questo problema sociale nel suo consueto “cappuccino del venerdi”, anche grazie all’esperienza umana e musicale di Francesco.
“Mi chiamo Francesco, in arte Brazzo, sono sordo e nella vita faccio rap”. In una frase, lo specchio di una vita in salita. La fatica di imparare a cantare senza poter ascoltare nulla se non “le vibrazioni delle casse”, gli anni della logopedia e la voglia di mettere in versi la realtà, le battaglie per il riconoscimento della lingua dei segni e la denuncia sociale. Brazzo nasce a Taranto in una famiglia di sordi da tre generazioni e si trasferisce a Milano nel 2008. “Già da bambino desideravo cantare – racconta – solo che mi sentivo imbarazzato per il fatto che un sordo potesse cantare. Ho iniziato a parlare a cinque anni, all’inizio non parlavo molto bene e ho affrontato un lungo percorso di logopedia. Poi a trent’anni avevo questo desiderio lasciato nel cassetto e ho deciso di lanciarmi”.
Francesco nasce a Taranto in una famiglia di sordi da tre generazioni e si trasferisce a Milano nel 2008. Quando rappa – e rappa bene – lo fa anche attraverso la lingua dei segni. Nel 2020 ha partecipato a Italia’s got talent e, scherzando, Frank Matano ha detto che è “il primo rapper che quando gesticola dice qualcosa di concreto”. L’idea, dice Brazzo, è “rendere accessibile la musica, perché io vedo tanti udenti che la ascoltano in modo spensierato, ma anche i sordi ne hanno bisogno. E a loro quell’emozione può arrivare solo attraverso le espressioni e la lingua dei
segni”.
Partendo dalle sue canzoni e dalla protesta che Brazzo propone con la sua musica, Sofia – intervistata da Claudio Coppini e da Roberto Vacca – ci parla dell’impegno della Chiesa avventista su questi temi, e sulla strada ancora lunga da fare per la piena integrazione dei sordi, perchè in fondo, come canta Brazzo, “siamo tutti esseri umani”.
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