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Il pastore avventista tirocinante Isaac Afram ci invita a riflettere su Genesi 21,5-18: «Quando l’acqua dell’otre finì, lei mise il bambino sotto un arboscello. E andò a sedersi di fronte, a distanza di un tiro d’arco, perché diceva: “Che io non veda morire il bambino!”. E seduta così di fronte, alzò la voce e pianse. Dio udì la voce del ragazzo e l’angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del ragazzo là dov’è. Alzati, prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione”». Il testo ci racconta quello che accade quando Abramo manda via il figlio Ismaele e Agar, la serva con cui aveva concepito un figlio in attesa che la promessa da parte di Dio di una grande discendenza si avverasse. Una storia che ci insegna che Dio conosce i nostri dolori più profondi e ci dà il suo sostegno e la sua consolazione, ma anche che non è sempre semplice ubbidirgli.
Intervista a cura di Alessia Calvagno.
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