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«Mi chiedevo continuamente: cosa posso fare per riparare? C’erano momenti in cui il peso di questa storia era per me insopportabile e allora cercavo di allontanarla da me. Ma alla fine ho sentito che era assolutamente necessario fare qualcosa per ogni singola persona che era stata uccisa, restituendo loro una voce». Oggi che ha 54 anni, Maite per la prima volta ha trovato il coraggio di commemorare pubblicamente le vittime.
Maite Billerbeck, nipote di un criminale di guerra delle SS che è stato tra i responsabili della strage di Maina, è recentemente entrata in contatto con Rossana Ottolenghi, figlia di una bambina scampata alla strage.
Rossana ha scelto di dialogare con Maite perché ha sentito che sono unite dalla lotta contro l’oblio. «L’obiettivo non è il perdono, nell’ebraismo non si può perdonare qualcuno al posto di qualcun altro, ma fare memoria».
«Non posso cambiare le cose: degli esseri umani sono stati uccisi e non si può rimediare a quella perdita. Ciò che invece posso fare — promette Maite — è non prendere parte alla negazione e al silenzio. Posso alzare la voce e ricordare».
Su questa vicenda riportata dal Corriere della Sera del 22-09-2023, ascoltiamo un commento del pastore avventista Michele Abiusi, anche lui colpito indirettamente nei suoi affetti famigliari dalla furia omicida nazista.
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