La storia di Natale di mio nonno
21 Dicembre 2023

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

La storia di Natale di mio nonno
21 Dicembre 2023

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Ricordiamo la benedizione più abbondante di tutte: il cielo ha riversato il suo dono più prezioso per noi, Gesù Cristo. 

Fanny Gradzikiewicz – Era la vigilia di Natale e ci eravamo riuniti a casa dei miei genitori a Montemorelos, in Messico, per la nostra cena tradizionale. Prima di sederci a tavola, cantammo e poi chiedemmo a mio nonno di tenere una breve riflessione spirituale. Mentre figli, nipoti e pronipoti si sistemavano intorno a lui, iniziò a raccontare questa storia meravigliosa. 

Nel 1954 lui e mia nonna vivevano a Monterrey, una città industriale nello stato di Nuevo León. Mio nonno usava la bicicletta per andare e tornare dal lavoro. In tutto percorreva 69 chilometri. Una settimana prima di Natale fu costretto a letto per un terribile mal di schiena. Ben presto divenne ansioso mentre guardava i loro magri risparmi esaurirsi. Il suo lavoro come operaio edile era l’unico sostentamento della famiglia, mio nonno veniva retribuito ogni settimana per le ore di lavoro effettuate. Se per qualsiasi motivo non fosse andato a lavorare non sarebbe stato pagato.

Si avvicinava il Natale, e intanto uova, tortilla, frutta e latte cominciarono a finire. Il nonno osservava mia nonna pregare in silenzio ogni giorno affinché Dio si prendesse cura dei loro bisogni materiali. E ogni giorno anche lui chiedeva a Dio di riportarlo in salute, ma il dolore rimaneva insopportabile. 
Venne il sabato e mio nonno si alzò dal letto per andare in chiesa, come ogni avventista del settimo giorno. Camminarono molto lentamente quel giorno, ma arrivarono in chiesa.

Alla vigilia di Natale la dispensa era vuota e non vi erano soldi per acquistare le cose più necessarie per mangiare. Avevano bisogno di 80 pesos per coprire le spese della settimana successiva. Allora il nonno disse a mia nonna di raccogliere tutti i palloncini che riusciva a trovare in casa. Chiese a Dio di aiutarlo a sopportare il dolore, indossò il cappotto e infilò i palloncini e lo spago nelle tasche. Prima di uscire, radunò la famiglia attorno a sé, si inginocchiò e pregò. Non aveva i soldi per l’autobus, quindi camminò fino a raggiungere la piazza della città.

Arrivato, trovò un angolo della piazza dove passava molta gente, iniziò a gonfiare i palloncini e a legarli a un’asta che aveva portato da casa. Quindi iniziò a gridare: “Palloncini! Un palloncino per un peso!”. Genitori e bambini si fermavano per comprare i palloncini. Così, con il passare delle ore, riuscì a venderli tutti. Contò i soldi con calma; erano esattamente 80 pesos! Con un grande sorriso ringraziò Dio per quel miracolo personale alla vigilia di Natale.

Era ormai sera e sapeva che sua moglie e suo figlio erano in attesa della loro festa messicana. Si affrettò al negozio di alimentari e comprò alcune provviste. Aveva abbastanza soldi per tornare a casa in autobus. Entrò in casa con i sacchetti pieni di cibo e mia nonna sorrise, mentre lacrime silenziose le cadevano sul viso. Accese rapidamente il fuoco fuori dalla loro capanna e iniziò a cucinare cantando un inno di lode al Signore.

Prima di finire la sua storia, la voce del nonno si ruppe quando disse: “Oggi celebriamo la benedizione più abbondante di tutte: il cielo ha riversato il suo dono più prezioso per noi, Gesù Cristo. In lui abbiamo speranza, in lui abbiamo un futuro, in lui abbiamo pace e gioia. Solo attraverso di lui riceviamo ciò di cui abbiamo bisogno".

Quella sera mi sedetti a tavola con il cuore pieno di gratitudine e con la serenità e la certezza che Dio è reale. La tavola era piena di deliziosi piatti messicani. La famiglia si era radunata. Guardai tutti e pensai alle abbondanti benedizioni che Dio ci aveva dato come famiglia da quella notte del 1954.

Mia nonna non era più con noi, ma la storia della sua fede continuava. Quel giorno mi resi conto che non eravamo cresciuti solo materialmente e intellettualmente. Eravamo cresciuti nella fede di generazione in generazione. E tutto questo perché mio nonno e mia nonna, persone umili, credevano in un Dio che provvede.

Attraverso la loro fede, il duro lavoro e i sacrifici, sono stati in grado di darci un futuro. Non solo, ci hanno anche dato speranza e fede in un Dio personale, un Dio che si prende cura dei nostri bisogni più semplici e che è sempre fedele alle sue promesse.

(Fanny Gradzikiewicz vive con suo marito a Montemorelos, in Messico. Suo marito insegna alla Facoltà di teologia dell’Università avventista di Montemorelos)

[Fonte: Adventist Review. Traduzione: L.Ferrara]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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