Dalla carta alla radio, dai video ai social network, i media possono costruire ponti di speranza. Questo il mandato e il sogno di HopeMedia Italia, il centro della comunicazione avventista, e della casa editrice Adv
“La comunicazione della Chiesa avventista. Dal pulpito ai nuovi media” è stato il titolo dell’intervento di Daniele Amodeo, direttore di produzione di HopeMedia Italia. La comunicazione è stata sempre una priorità nel mandato della nostra denominazione. Una missione che è propria della Parola e della speranza cristiana.
La Chiesa avventista ha utilizzato tutti i mezzi disponibili negli anni per far avanzare il mandato evangelico. Dalla casa editrice Adv con le sue pubblicazioni, una di queste è Il Messaggero Avventista che quest’anno celebra il suo centenario, alla rivista Vita & Salute, fino alla radio Voce della Speranza, diventata poi Rvs – Accendi la Speranza: l’emittente ha una sua lunga storia, dal 1979 con la stazione di Firenze fino al network di oggi che trasmette in 15 stazioni FM, raggiunge 38 città grazie al Dab+ (la radio digitale), attraverso lo streaming, e parla in media a circa 35mila persone al giorno.
Bisogna “valorizzare ogni mezzo di comunicazione perché sia veicolo di trasmissione della speranza. Anche mio padre ha conosciuto la Chiesa avventista grazie alla radio” ha raccontato il direttore Amodeo. Nel palinsesto di oggi c’è spazio per la salute, l’attualità, i bisogni della società, la spiritualità. La radio è un mezzo che ha 100 anni ma che conserva freschezza e un linguaggio contemporaneo nonostante i tanti cambiamenti. Il brand HopeMedia Italia include la radio, le notizie, i video e i social media, attraverso i quali costruire ponti di speranza, con uno sguardo luminoso sull’avvenire e una visione che permetta di intercettare i bisogni delle persone.
Anche Roberto Vacca, speaker di Rvs – Accendi la Speranza, ha riflettuto sulla difficoltà di parlare in maniera intellegibile di Dio. La nostra società avverte come irrilevante una spiegazione del mondo che includa Dio e la trascendenza. “Cosa si racconta, dunque?”, si è chiesto Vacca.
“Dobbiamo tener conto del nostro interlocutore. Questo è il problema di uno speaker radiofonico e credo sia il problema delle nostre chiese. C’è la percezione che il cristiano sia un personaggio un po’ strano. C’è un problema di credenze, ma anche di credibilità. Abbiamo cercato un terreno in comune con i nostri interlocutori senza atteggiamenti arroganti e di giudizio. Appare scontato ma non lo è affatto” ha spiegato lo speaker.
Un elemento centrale è quello dell’empatia. “La speranza cristiana non è acritica. Identificarsi con l’altro significa assumere gioia e difficoltà dell’altro. Sul piano radiofonico cerchiamo di dar conto della bellezza del mondo e di tantissime persone, associazioni, realtà attive ogni giorno. Conoscere la bontà offre la percezione che il mondo è sì malato, ma non irrecuperabile. È il bene spesso relegato nel silenzio. Fondamentale è la necessità di un’analisi e di una denuncia, senza lasciarsi andare a polarizzazioni politiche. Il tratto che contraddistingue la fede avventista è la speranza. Dio c’è, avrà l’ultima parola, la speranza riempie di senso” ha aggiunto.
Roberto Vacca ha poi concluso il suo intervento ricordando che il termine “vangelo” significa buona notizia, “un’ottima notizia!”.