Pubblichiamo la riflessione del presidente dell’Unione avventista spagnola all’indomani dell’alluvione. Tempi di crisi globale i nostri, che rendono più forte nei credenti l’attesa del ritorno di Gesù.
Óscar López Teulé – Inizio queste righe augurando che le famiglie colpite dalla Dana (Depressione isolata di livello superiore) possano trovare conforto e pace in questi tempi molto complicati. La solidarietà dei cittadini ci ricorda l’importanza di aiutarci e sostenerci a vicenda nei momenti più fragili. Ci sono molti che si sono mobilitati per aiutare e molti altri che lo avrebbero fatto se ne avessero avuto l’opportunità.
Le donazioni continuano ad arrivare nella raccolta fondi di Adra. Ogni euro è un’espressione d’amore e un grido umano di fronte al dolore di chi soffre. Ringraziamo Dio per i cuori solidali e generosi che sostengono, collaborano e donano con amore.
Detto tutto questo, e lasciando da parte le complesse realtà politiche e sociali del nostro Paese [la Spagna, ndt], desidero sottolineare un’evidente realtà: le cose ci colpiscono maggiormente quando accadono più vicino a noi. Valencia, Albacete, Malaga sono le “nostre” città. Aldaia, Paiporta, Alfafar o Letur sono paesi che purtroppo hanno occupato le prime pagine dei nostri notiziari. Ci ferisce il clamore di chi ha registrato dai propri balconi le terribili immagini. È allarmante vedere luoghi che conosciamo bene trasformarsi in scenari irriconoscibili. Siamo entusiasti di vedere la nostra gente attraversare i ponti muniti di pale, picconi e brocche d’acqua, pronti ad aiutare a ogni costo.
Il mondo, alla vigilia di una crisi spettacolare
Mentre sfogliamo le ultime pagine del calendario del 2024, ci sorprende leggere un pensiero scritto centodieci anni fa: “La nostra epoca suscita un profondo interesse per tutti noi. Sovrani, funzionari di stato, uomini e donne di ogni classe riflettono su quanto sta accadendo intorno a loro. Essi osservano i rapporti che intercorrono fra le nazioni, considerano il grado di intensità che va assumendo ogni elemento terreno e riconoscono che qualcosa di grande e decisivo sta per accadere: il mondo sta per affrontare una crisi senza precedenti” – E. G. White, Profeti e re, p. 537 (ed. inglese 1914).
Alcuni di voi riconosceranno questo pensiero poiché si trova anche nella prima pagina del libro Ultimi giorni. Guardando il mondo, non possiamo non riconoscere che viviamo in tempi difficili. Guerre che distruggono vite umane e voci di guerra che minacciano la stabilità di territori molto instabili. Le malattie dilagano e i rischi di pestilenze incombono. La natura geme (Romani 8:22) e l’umanità è angosciata per ciò che verrà (Luca 21:25).
Il tempo di angoscia aumenterà fino alla fine
Notate come Ellen G. White lo scrisse in un pensiero ancora più antico di quello sopracitato: “Le calamità sulla terra e sul mare, lo stato di sconvolgimento della società, le minacce di guerra: sono tutti cattivi presagi che annunciano l’avvicinarsi di eventi della massima importanza. Le potenze malefiche uniscono le loro forze e si rafforzano per l’ultima grande crisi. Ben presto dei grandi cambiamenti sopraggiungeranno nel mondo e presto verrà la fine” – E. G. White, I tesori delle testimonianze, vol. 3, p. 179 (ed. italiana 1988).
Se questo pensiero aveva senso alla vigilia delle due grandi guerre mondiali del XX secolo, la crisi finale è molto più vicina oggi di quando furono scritte tali parole.
Quello che è successo a Valencia potrebbe essere semplicemente un’altra catastrofe. Non è la prima di questa portata e sicuramente non sarà l’ultima. Forse oggi non è la fine del mondo, anzi probabilmente non lo è, ma l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi che ormai possiamo seguire quasi in diretta fa sì che molti riconoscano “che qualcosa di grande e decisivo sta per accadere”.
Nello stesso libro che abbiamo già menzionato, Ultimi giorni, leggiamo che “i tempi difficili aumenteranno sempre di più a mano a mano che ci si avvicina alla fine” (p. 10). Gesù ha paragonato il periodo che precede la parusia a una donna in travaglio. Le contrazioni aumentano di frequenza e intensità con l’avvicinarsi del momento del parto. Allo stesso modo, come possiamo vedere, l’angoscia aumenta. Ogni giorno è un po’ più vicino.
Manteniamo l’atteggiamento giusto
Di fronte alla realtà che ci ha colpito, il nostro amorevole Salvatore ci chiede di avere l’atteggiamento giusto. Aiutiamo, collaboriamo, mettiamoci in gioco e non lasciamo che nulla ci faccia dimenticare il vero conflitto di cui facciamo parte. Dopo aver annunciato che le nazioni vivranno nell’angoscia, “spaventate dal rimbombo del mare e delle onde”, Gesù ci dice “quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina” (Luca 21:25, 28).
La nostra redenzione è vicina. Sempre più vicina.
Dio benedica le persone che sono state colpite dalla Dana. Dio ci protegga dai danni che devono ancora arrivare. Soprattutto, continuiamo a guardare verso colui che ha promesso di tornare per portarci finalmente a casa.
“Annienterà per sempre la morte; il Signore, Dio, asciugherà le lacrime da ogni viso, toglierà via da tutta la terra la vergogna del suo popolo, perché il Signore ha parlato” (Isaia 25:8).
Amen.
[Fonte: revista.adventista.es. Traduzione: L. Ferrara]