Acque di morte, acque di vita
24 Agosto 2023

Il battesimo per immersione. Quale significato riveste oggi questa antica pratica cristiana che ha il sapore di un rituale? Una riflessione sul senso della vita in Cristo.

Jesse Herford – Lo ricordo ancora come fosse ieri: la luce del sole sulla pelle, la freschezza dell’acqua, l’applauso delle persone. Quel sabato pomeriggio ci eravamo riuniti sulle rive del lago Jindabyne, a mezz’ora di auto dal monte Kosciuszko, la montagna più alta dell’Australia.

Il lago stesso si estende nel luogo in cui un tempo sorgeva il vecchio Jindabyne fino a quando il fiume Snowy è stato arginato, sommergendo la città. Oggi, la nuova Jindabyne è una località turistica che esiste principalmente come abbeveratoio per quei vacanzieri stanchi, mentre rientrano dalla loro escursione nelle montagne attorno al fiume Snowy.

Nel pomeriggio in cui eravamo sulle rive di quel lago, centinaia di persone si erano riunite per uno scopo preciso: assistere alla mia immersione nelle acque lacustri. Il pastore ed io avevamo camminato verso le secche fino ad avere l’acqua alla vita. Quindi aveva pronunciato qualche parola, io avevo risposto e poi, tenendomi la schiena con la mano sinistra, aveva posto la mano destra sul mio petto per calarmi all’indietro nell’acqua. Per un momento mi è sembrato quasi di annegare, ma improvvisamente sono stato spinto verso l’alto fuori dall’acqua scura, verso la calda luce del sole in alto. Se un alieno fosse sceso dal cielo, non lo avrei biasimato se avesse pensato di essere testimone di una sorta di cerimonia rituale di umiliazione. E invece sono stato abbracciato, festeggiato e gioiosamente stretto dalle persone in piedi sulla riva.

Per chi non ne è a conoscenza, sto descrivendo l’antica pratica cristiana del battesimo, emersa in Israele circa 2500 anni fa come rituale di purificazione. I primi cristiani adottarono questa pratica dai loro fratelli e sorelle ebrei come rito di iniziazione per i nuovi convertiti. Mentre il cristianesimo si diffondeva in tutto il mondo, la pratica cambiava a seconda del tempo e della cultura. Il battesimo dei bambini divenne comune per la chiesa cattolica durante il periodo medievale, con figure come Martin Lutero che reclamavano di ripristinare la sua forma originaria con la Riforma protestante. Oggi, i battisti, i pentecostali, gli avventisti del settimo giorno e altre denominazioni praticano il battesimo.

Quindi, cosa rappresenta adesso? È un sacramento obsoleto che dovremmo eliminare o ricopre ancora un posto nella nostra pratica spirituale?

Acque di morte 
Il battesimo è tutta una questione di vita e di morte. Sarò onesto con voi: probabilmente annegare è il modo di morire che preferirei di meno se potessi scegliere (ovviamente desidererei non morire affatto, ma questo sembra fuori discussione). Certo, ci sono circa un milione di modi per morire, ma di tutti, l’annegamento mi spaventa di più. Ricordo ancora quando da bambino facevo snorkeling nell’oceano vicino a dove sono cresciuto. Tutto era calmo e pacifico: la luce che si rifletteva sulla sabbia bianca, i banchi di pesci colorati, il corallo meraviglioso. Ogni cosa si infranse quando dal nulla un’enorme razza iniziò a nuotare davanti a noi. Steve Irwin (celebre documentarista australiano noto anche con il soprannome Crocodile Hunter ndr) era morto solo un anno prima, quindi, la mia giovane mente era ovviamente spaventata.

Ma c’è di più. La mia apprensione per l’oceano va più in profondità (gioco di parole). C’è qualcosa negli abissi oscuri dell’acqua che è inquietante. Forse è l’idea che più in basso si va, più cose strane incontrerai. O magari è la consapevolezza che anche se gli oceani costituiscono il 71% della superficie terrestre e contengono il 99% di tutto lo spazio abitabile, circa il 95% di essi rimane inesplorato.

Non dovrebbe sorprendere apprendere che gli antichi consideravano gli oceani con molto timore e rispetto. Babilonesi ed Egiziani hanno immaginato che molti dei grandi mostri delle loro mitologie arrivassero dalle profondità dell’oceano. Anche nei passaggi iniziali della Genesi, il primo libro della Bibbia, si vede Dio che strappa ordine e bontà dalla morsa delle acque abissali. Nei libri di Amos, di Isaia, dei Salmi e di Giobbe, il “Leviatano” è descritto come un grande “drago degli abissi”. Alla fine, però, questo grande e terribile mostro è sconfitto da Dio, a simboleggiare il suo dominio su tutta la creazione, non importa quanto siano distruttivi e potenti alcuni dei suoi abitanti. È facile immaginare di calarsi nei panni di una persona dell’antichità a scrutare le nere profondità del mare nero senza sonar o attrezzature, e immaginando gli animali bestiali che sicuramente vi si nascondono.

Non solo casa dei mostri. Ha senso che gli antichi equiparassero le acque profonde al luogo della morte. La narrazione del diluvio in Genesi 6 mostra come l’acqua, quando è fuori controllo, può provocare morte e distruzione a un livello inimmaginabile. Il posto della morte, secondo gli Ebrei, è lo Sheol, spesso descritto come una fossa o un buco profondo. Questa immagine mette insieme la valle esistente di Gehenna che potete visitare oggi in Israele, così come le idee di un tempo legate all’inabissamento nelle acque profonde. Gli antichi Ebrei, Babilonesi ed Egiziani credevano tutti che sotto il terreno ci fosse un vuoto sconfinato di acqua scura e che la terra su cui viviamo fosse come una delle tante ninfee che galleggiano su un vasto stagno. Scavate abbastanza a fondo e potreste caderci dentro! Anche se può apparirci inverosimile, gli scienziati hanno scoperto di recente un enorme serbatoio d’acqua sotto la superficie terrestre che si stima contenga il triplo della quantità trovata nei nostri oceani. Forse gli antichi conoscevano ciò che noi ignoriamo.

Acque di vita 
Ma l’acqua è anche descritta come fonte di vita. Gli Israeliti dovettero passare attraverso le acque della morte (il Mar Rosso) mentre fuggivano dal Faraone e dal suo esercito. Quest’acqua che fornì una via di fuga vivificante per Mosè e gli Israeliti, divenne poi una tomba, letteralmente, per il faraone e i suoi soldati. L’acqua che sgorgò dalla roccia colpita da Mosè, episodio descritto nella Bibbia in Numeri 20, diede vita al popolo assetato. Quando Gesù entrò in scena nel primo secolo, invitò le genti a entrare nella sua nuova Via adoperando questo stesso linguaggio. Fu battezzato in un fiume da suo cugino Giovanni. Quando incontrò una donna ripetutamente abbandonata dai suoi numerosi mariti, le raccontò dell’acqua che le avrebbe dato una soddisfazione perpetua. Poi, in modo forse molto insolito, invitò i suoi discepoli a "bere di lui" all’ultima cena, offrendo loro un calice di vino.

Anni dopo, l’apostolo Paolo scrisse una lettera ai cristiani di Roma. Nella sua epistola, racconta cosa accade quando una persona diventa discepolo di Gesù e vive il rituale del battesimo. Descrive le acque in cui siamo immersi come una sorta di tomba. Per unirci a Gesù nella nuova vita che ci ha promesso, dobbiamo prima morire al nostro vecchio sé. Le nostre abitudini passate, la vecchia prospettiva, la vecchia vita: tutto questo deve essere sepolto nelle acque della morte. Solo allora saremo in grado di essere risollevati a una vita rinnovata con Gesù, nella sua nuova famiglia. Come dice Paolo: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6:4, Cei).

Il battesimo consiste nel lasciar andare il vecchio “io” ed essere rinnovati. I nostri rimpianti, gli sbagli, le dipendenze: tutto può essere lasciato a riposo quando ci si affida a colui che ha donato tutto per noi. Attenzione a interpretate male: il battesimo non è speciale di per sé. È semplicemente un simbolo della potenza di Gesù che trasforma la vita.

Non sono perfetto, ma oggi la mia vita è migliore grazie a quella scelta che ho compiuto tanti anni fa.

(Jesse Herford è pastore e redattore associato dell’edizione australiana/neozelandese di Signs of the Times. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web Signs of the Times Australia/New Zealand ed è ripubblicata dietro autorizzazione).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

 

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