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Siamo arrivati all’ottava puntata della rubrica L’altrobinario speciale poesia e il secolo di cui ci occuperemo in questa puntata è il Novecento.
Del ‘900 italiano in questa prima puntata abbiamo scelto tre poeti:
Gabriele D’Annunzio
Giuseppe Ungaretti
Eugenio Montale
Come premessa alla puntata ci piace riportare un aforisma di un poeta di lingua tedesca, Rainer Maria Rilke ( Praga 1875, Alpi svizzere 1926).
“Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente”.
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Gabriele D’Annunzio è nato a Pescara nel 1863, è morto a Gardone Riviera nel 1938.
Scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista, è stato simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale e del nascente fascismo.
Di lui scegliamo la celeberrima poesia “ La pioggia nel pineto” ( due strofe)
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici
umane;
ma odo parole più nuove che parlano,
gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove dalle nuvole sparse,
piove sulle tamerici salmastre e arse
piove su i pini scagliosi e irti
piove su i mirti divini
sulle ginestre fulgenti di fiori accolti
su i ginepri folti di coccole aulenti
piove sui nostri volti silvani
piove sulle nostre mani ignude
sui nostri vestimenti leggeri
sui freschi pensieri
che l’aria schiude novella,
sulla favola bella che ieri t’illuse, oggi m’illude
o Ermione
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Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888 è muore a Milano nel 1970.
Figlio di genitori italiani provenienti da Lucca. Il padre era operaio per i lavori di apertura lavori del canale di Suez, la madre possedeva un forno.
Ebbe in tutta la sua vita un grande amore per la poesia. Visse in Francia. Partecipò alla prima guerra mondiale. Coltivò molte attività letterarie e giornalistiche a Parigi.
Nel 1942 tornò in Italia, nominato Accademico.
L’Ermetismo è la sua espressione stilistica, cioè una poesia misteriosa, chiusa, serrata.
I suoi versi sono potenti anche se espressi da poche parole.
Poesia “Mattina”
M’illumino di immenso
Poesia “ Soldati”
Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie
Poesia “ Porto sepolto”
Vi arriva il poeta e poi torna alla luce
coi suoi canti
e li disperde
mi resta quel nulla
d’inesauribile segnale
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Eugenio Montale nato a Genova nel 1896, è morto a Milano nel 1981.
Poeta, traduttore, giornalista. Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Di lui, la splendida, famosa poesia
“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato”
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato,
l’animo nostro informa, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato
Ah, l’uomo che se ne va sicuro
agli altri e a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarmi la formula che mondi possa aprirti
si qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo darti
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Infine, una poesia di Giovanni Varrasi dal titolo “ Lodo Esposito”
Bastardi senza radici, soldi, casa, libri,
senza traccia di pietà,
corrono a perdifiato, ridendo, urlando,
nei vicoli , nel ventre della città.
Canzoni, risate, le scarpe rotte,
calzoni con le toppe.
Un vento caldo li spinge,
li sostiene, li fa volare.
Figli di Dio, si, si, figli di Dio,
affidati alla sua Provvidenza
e ai loro sorrisi, ai profili scavati,
alla sfida sfacciata per non morire.
Dai balconi soleggiati, scoppia, come un acquazzone estivo,
un canto allegro, sincero, solare, collettivo,
che s’impiglia tra i lenzuoli ad asciugare
tra gli odori umidi dei bassi e il vuoto delle Chiese.
L’eco lo senti, lontano, anche dopo tanti anni.
Quei bambini, ormai uomini, faticano in fornace,
in carcere, al cimitero,
hanno lo sguardo opaco, consumato,
non più, per niente, sincero.