Altrobinario speciale poesia: Alda Merini e Dino Campana, la poesia e il manicomio
2 Luglio 2020


In questa puntata numero 9 del programma Altrobinario speciale poesia,approfittando della presenza di Giovanni Varrasi, nella sua doppia veste di medico psichiatra e di poeta (nonché di curatore della rubrica) vogliamo prendere in esame una poetessa del ‘900, Alda Merini e un poeta, Dino Campana che hanno un filo rosso comune: la poesia, il meccanismo della follia e l’esperienza dell’internamento in manicomio. Come si vedrà con due esiti differenti.
Come nelle puntate precedenti, Claudio Coppini svolgerà il ruolo del conduttore e Roberto Vacca presterà la sua voce alla lettura delle poesie.

Alda Merini, breve nota biografica.
Alda Merini nasce a Milano nel 1931. Vi muore nel 2009.
Vive l’infanzia durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Nel 1947, a sedici anni, ha le sue prime crisi psichiatriche, che chiama
“ le prime ombre che riempiono la sua mente”. Viene ricoverata in Psichiatria più volte.
Da giovane donna vive molti amori e scrive varie raccolte di poesie, che vengono pubblicate.
Ha una figlia.
Dal 1969 al 1972 subisce un lungo internamento all’ospedale psichiatrico di Milano.
Dal 1979 si ristabilisce in pieno. Continua a vivere e a scrivere poesie,
che hanno grande risalto e successo letterario.
La sua figura diventa un simbolo della lotta tra il bisogno d’amore e le ombre della follia.

Di lei abbiamo scelto la poesia

“ Ho bisogno di sentimenti”

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
………………….
sono il prato che canta e non trova le parole
sono la paglia arida sopra cui batte il suono
sono la ninnananna che fa piangere i figli
sono la vanagloria che si lascia cadere
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato
cordoglio che non vede la luce.
********

Dino Campana, breve nota biografica.
Dino Campana nasce a Marradi, sull’Appennino tra Toscana e Romagna, nel 1885.
Muore a Scandicci, nel manicomio di Castelpulci, nel 1932.
Il poeta espresse il suo “male oscuro”, che gli psichiatri chiamano schizofrenia, con il bisogno di una vita errabonda: fughe in paesi stranieri, viaggi lontani o nei boschi dell’Appennino, dove trascorreva giornate intere da solo. Ma la sua vita è anche studi, speranze, sacrifici.
Nella sua esistenza dolente e confusa , affiorano due isole: le sue poesie( i Canti orfici)
e l’amore per Sibilla Aleramo.
Nel caso delle sue poesie, dopo essere andato a piedi attraverso i boschi da Marradi a Firenze,
consegnò il suo manoscritto nelle mani di Giovanni Papini e Ardengo Soffici. I due letterati glielo persero (!),
tanto che dovette riscriverlo per intero.
Per quanto riguarda l’amore, Sibilla Aleramo, vogliosa di un’ennesima esperienza, di un ennesimo amante
nel mondo letterario, lo sedusse e poi lo abbandonò. L’amore durò una sola estate.
Il primo ricovero in manicomio di Dino Campana avvenne a Imola: aveva 20 anni, poi a 23 fu ricoverato per un breve periodo a San Salvi, manicomio di Firenze. Nel 1918 fu ricoverato definitivamente a Castelpulci, aveva 33 anni.
Vi morì nel 1932.

Di Dino Campana abbiamo scelto la poesia dedicata a Sibilla Aleramo.

In un momento

In un momento sono sfiorite le rose,
i petali caduti
perché io non potevo dimenticare le rose
erano le sue rose erano le mie rose.

Questo viaggio chiamammo amore.
Col nostro sangue e con le nostre lagrime facevamo le rose
che brillavano un momento al sole del mattino.

Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
le rose che non erano le nostre rose
le mie le tue rose.
P.S. E cosi dimenticammo le rose.
( per Sibilla Aleramo)

*********************************

Giovanni Varrasi( dalla raccolta “ Parentesi graffa”)

Vorrei

Vorrei svegliarmi in campagna mentre suonano le campane,
domenica è sempre domenica,
il profumo delle lenzuola di lino, la loro consistenza sul mio viso.

Vorrei una famiglia, tutti insieme,
nonni, nipoti, zie bizzarre, amici contadini, filosofi, genitori che sanno,
una grande casa luminosa, frutta colorata e succosa,
tutti intelligenti
che anche l’intelligenza te la mangi a colazione.

Vorrei pregare Dio,
la manina di Miriam tra le mie.
E poi un cielo stellato,
profondità che parlano.

Fermentino fresco da bere su una terrazza.
La notte sogni disperati,
anche il dolore deve avere il suo spazio.

********************************

Claudio Coppini dalla sua pagina sul sito scrivere.info

Le anime degli amanti

Gli amanti
separati,
posti
agli arresti
domiciliari
nelle loro stanze
vuote
solitarie,
meditano
sull’assoluto divieto
d’incontrarsi
ancora.

Eppure
sul far della sera
la mano
di lui
prende su
i pensieri di lei
e i pensieri
di lei
cercano
la mano di lui.
Immuni
da regole
divieti,
le anime
s’abbracciano
nella notte.

E all’alba,
zittezitte
sgusciano via
lasciando
il buon profumo di sé
tra le pieghe
dei lenzuoli.

Nella prossima e ultima puntata leggeremo sei poesie,
fuori da riferimenti temporali, quelle che ci piacciono di più,
che ci hanno commosso, che sono rimaste indelebili nella memoria.
Tre saranno scelte dai curatori della rubrica (una ciascuno).
Le altre tre dagli ascoltatori. Le poesie scelte,verranno semplicemente lette citando l’autore.

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