Alzarsi con uno scopo. Il messaggio del past. Erton C. Köhler
13 Luglio 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Alzarsi con uno scopo. Il messaggio del past. Erton C. Köhler
13 Luglio 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Una chiesa radicata nella Bibbia e focalizzata sulla missione, sottolinea il presidente della Chiesa avventista mondiale nel suo primo sermone. Le differenze, come le note musicali, possono dar vita a una sinfonia armoniosa se messe nelle mani di Dio

Durante il secondo sabato della 62ª Assemblea della Conferenza Generale, Erton C. Köhler, recentemente eletto presidente della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno (puoi approfondire leggendo qui), ha condiviso un messaggio vibrante e profondo intitolato Rising with Purpose (Alzarsi con uno scopo).

Partendo dal racconto biblico di Neemia, Köhler ha tracciato un parallelismo tra la chiamata a ricostruire le mura di Gerusalemme e la missione attuale della chiesa. Il popolo di Dio, ha sottolineato, si trova in un momento cruciale: non può restare immobile né cedere alla rassegnazione. È tempo di alzarsi con uno scopo chiaro: portare avanti la missione affidataci da Dio.

Il predicatore ha salutato calorosamente sia i presenti a St. Louis, sia chi seguiva online da tutto il mondo, evidenziando l’universalità della Chiesa avventista, che proclama il messaggio in oltre 715 lingue. Il sermone è stato pronunciato verso la fine dei dieci giorni di lavoro e celebrazione della 62ª Assemblea, un periodo intenso per molti delegati. Nonostante l’impegno, è stato evidente come Dio abbia guidato e sostenuto ogni momento, anche nella preparazione di questo messaggio.

Eredità preziosa e visione futura
Köhler ha ringraziato per le preghiere, gli incoraggiamenti e il sostegno, ricordando che lui e la sua famiglia affideranno il loro nuovo cammino alla guida divina e al supporto della chiesa. Il pastore ha espresso gratitudine per il ministero di Ted e Nancy Wilson (qui un articolo sull’eredità del past. Wilson), sottolineando che la conclusione di questa assemblea segna per loro una nuova fase della vita. Ha inoltre chiesto di pregare per i vicepresidenti, presidenti di divisione e direttori di dipartimento, incaricati di mantenere la chiesa radicata nella Bibbia e concentrata sulla missione.

Ha riconosciuto la complessità e la diversità delle discussioni che si sono svolte durante l’Assemblea, riflesso di una chiesa globale, non condizionata dagli interessi di un singolo Paese. Ha ricordato le benedizioni ricevute dai messaggi biblici, dalle presentazioni dei dipartimenti, dalle iniziative “I Will Go” e dalle sessioni di preghiera. In un clima di festa, non sono mancati momenti di solidarietà per chi ha subito calamità naturali, guerre e crisi in varie parti del mondo. In tempi difficili come questi, la chiesa è chiamata a essere strumento di speranza.

Sperare, sempre
Ha quindi invitato i presenti a tornare nei propri Paesi come luce e sale del mondo, impegnati a rafforzare la comunione con Dio, l’identità in Cristo, l’unità nello Spirito Santo e la missione. Ha ricordato la beata speranza del ritorno di Gesù, affermando che Dio non sta preparando un luogo per noi, ma ci sta preparando per un luogo già pronto. Tuttavia, molti credenti hanno perso l’urgenza di questa speranza. Il mondo ha disperato bisogno di una chiesa che porti speranza. Citando Emil Brunner (teologo e pastore riformato svizzero ndt), ha affermato che “la speranza per la vita umana è come l’ossigeno per i polmoni: senza speranza, l’essere umano soffoca spiritualmente e mentalmente”.

Riflettendo sui segni del ritorno di Gesù descritti in Matteo 24, il presidente Köhler ha evidenziato due gruppi principali: da un lato, un mondo in declino segnato da guerre, carestie, odio, inganni, disastri naturali e mancanza d’amore; dall’altro, una chiesa che si alza con potenza per la missione, annunciando il Vangelo a tutto il mondo. Gesù tornerà solo quando entrambi questi aspetti si manifesteranno insieme. La chiesa avventista ha ricevuto il mandato di proclamare il messaggio della seconda venuta con coraggio e speranza, parte integrante della sua identità e missione.

Poco tempo alla fine e un nuovo inizio
Il predicatore ha poi sottolineato la gravità della crisi globale, simboleggiata dal Doomsday Clock (l’Orologio dell’Apocalisse), apparso per la prima volta nel 1947 sul Bulletin of the Atomic Scientists. Questo orologio illustra quanto l’umanità sia vicina a una catastrofe globale che la condurrà all’autodistruzione. Il 28 gennaio 2025, l’orologio è stato impostato a 89 secondi dalla mezzanotte, cioè più vicino che mai alla mezzanotte da quando è stato creato più di 75 anni fa. Questo indica un mondo sull’orlo del disastro, afflitto da egoismo, odio, calamità, crisi morali, politiche e religiose. Ellen White aveva già messo in guardia su queste forze del male che si consolidano prima della crisi finale. Viviamo tempi in cui una calamità segue l’altra a ritmo crescente.

Tuttavia, Köhler ha ribadito che la chiesa deve essere portatrice di speranza, non concentrata solo sui segni negativi, ma impegnata a diffondere il messaggio della seconda venuta con fiducia, non paura. Il messaggio si fonda sulla speranza e sicurezza, non sull’ansia. La direzione del mondo non è nelle nostre mani, ma far sorgere la chiesa per la missione è una nostra responsabilità. Abbiamo la chiamata, il mandato, la promessa dello Spirito Santo e la certezza della presenza di Gesù sino alla fine.

Come un solo corpo
Köhler ha esortato a dare priorità alla missione in ogni iniziativa, ricordando che “la missione è il battito del cuore della chiesa” e che nessuna attività ha senso se non partecipa a essa. Ogni credente è chiamato a farne parte. Chi non lo fa è come un pompiere che entra in un edificio in fiamme solo per raddrizzare un quadro. Se vogliamo vedere Gesù tornare, è il momento di far sorgere la Chiesa per la missione, coinvolgendo tutte le generazioni, tutti i membri e ogni livello istituzionale.

Questo sarà possibile solo se siamo profondamente radicati nella Bibbia, concentrati sulla missione e in costante preghiera per l’effusione dello Spirito Santo. Serve un risveglio personale e comunitario, una riforma che ci faccia vivere secondo la volontà di Dio, non secondo opinioni personali. Una chiesa che ama e segue la guida dello Spirito di Profezia, che diffonde letteratura, utilizza le tecnologie per raggiungere ogni persona, nata nel XIX secolo ma pronta ad affrontare le sfide del XXI.

Una chiesa che avanza integrata, unita tra generazioni, evitando l’isolamento e coltivando l’unità nella diversità. Ellen White esorta a non lasciare che nulla ci divida gli uni dagli altri o da Dio. Le differenze, come le note musicali, possono dar vita a una sinfonia armoniosa se messe nelle mani di Dio. Questo non significa assenza di problemi, ma la capacità di affrontarli con amore, rispetto ed equilibrio.

Accoglienza e ascolto, come Gesù ci insegna
Infine, il neo-presidente ha ribadito che la chiesa si ergerà con potenza solo se la missione sarà prioritaria in ogni riunione, risorsa e iniziativa. Crescere in strutture e organizzazione aumenta il rischio di perdere di vista il mandato originario. La missione è chiara: predicare i tre messaggi angelici di Apocalisse 14:6-12 in tutto il mondo, sempre con speranza. I metodi possono cambiare, ma il messaggio biblico resta invariato. La missione deve portare a una crescita quantitativa e qualitativa, centrata non su numeri o strutture, ma sul discepolato e su una chiesa accogliente, calda e centrata sulle persone, come Gesù.

Una chiesa che risponde al grido del mondo, raggiunge i cuori soli, malati, emarginati e sofferenti, muovendosi con i piedi ben saldi a terra, ma gli occhi rivolti al cielo.

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Fonte: Adventist Review / Traduzione, adattamento e sintesi a cura di Rachele Conti, Il Messaggero Avventista.

Foto: David B. Sherwin

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