Anche se non accadesse…
7 Aprile 2025
Anche se non accadesse…
7 Aprile 2025

Un ordine che non si poteva trasgredire, una fornace ardente, tre giovani fiduciosi nonostante ogni apparenza. Il libro di Daniele ci svela un Dio che non ci abbandona mai, nemmeno nel fuoco.

John Peckham – Fu una crisi che richiese una scelta estremamente costosa! Nabucodonosor re di Babilonia ordinò a tutti di inchinarsi davanti alla sua statua di oro puro, ma tre giovani ebrei si rifiutarono, facendolo infuriare. Il sovrano pretese che si prostrassero al suo idolo e minacciò di gettarli in una fornace ardente se non l’avessero fatto. Nonostante il pericolo concreto di morire, i tre giovani rimasero fermamente fedeli al Signore e risposero: “Ma il nostro Dio, che noi serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà dal fuoco della fornace ardente e dalla tua mano, o re. Anche se questo non accadesse, sappi, o re, che comunque noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai fatto erigere” (Daniele 3:17, 18).

Sono sorprendenti le parole “anche se questo non accadesse”. Sebbene i giovani sapessero che Dio aveva il potere di liberarli, riconoscevano che avrebbe potuto anche non farlo. Alla fine, Dio li salvò. Furono gettati nella fornace ardente, ma protetti in modo che non ne uscissero senza subire alcun danno. Addirittura “neppure un capello del loro capo era stato bruciato” (v. 27). Solo tre uomini furono gettati nella fornace, ma il re ne vide quattro e “l’aspetto del quarto è simile a quello di un figlio degli dèi” (v. 25). Dio non li lasciò soli. Era con loro e protesse dal male i suoi fedeli servitori.

Avrete problemi, ma conservate la speranza
La liberazione non arriva sempre in questa vita. Anche se non è qui e ora, dovremmo ricordare questo episodio: proprio come c’era una quarta persona in quella fornace con i tre giovani ebrei, Dio è sempre con il suo popolo fedele. Non lascerà né abbandonerà mai il suo popolo (Deuteronomio 31:6; Ebrei 13:5).

Questa promessa è sicura. Ma non garantisce la liberazione dalle difficoltà e dalle sofferenze della vita. Spesso, infatti, i fedeli servitori di Dio affrontano la situazione opposta. E ciò non dovrebbe sorprendere. Cristo stesso predisse ai suoi discepoli: “Nel mondo avrete tribolazione” (Giovanni 16:33). Una promessa che spesso ci piace dimenticare. Molti fedeli servitori di Dio, tra i quali Giacomo, Giovanni Battista, Pietro, Paolo, e Gesù stesso, furono martirizzati per la loro fede.

Anche se la liberazione non giunge in questa vita terrena, accadrà in modo definitivo, per tutti coloro che invocano il nome del Signore, nel mondo a venire. Inoltre, Gesù non solo predisse “nel mondo avrete tribolazione”, ma aggiunse subito: “ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33). Nel mezzo della sofferenza, anche se sembra che la liberazione non arriverà mai, anche se appare che le cose non miglioreranno mai e che non ci sia luce alla fine del tunnel, “fatevi coraggio”.
Abbiate speranza. Dio non vi lascerà né vi abbandonerà mai (Ebrei 13:5). Qualunque dolore o difficoltà stiate affrontando ora, voi o i vostri cari, questa non è la fine della storia.

In un crudele esperimento di molti decenni fa, uno scienziato mise dei topi in barattoli pieni d’acqua per vedere per quanto tempo avrebbero nuotato prima di affogare. Sebbene i topi fossero noti per avere ottime capacità natatorie, resistettero solo pochi minuti prima di cedere e annegare.
In un test successivo, lo scienziato salvò i topi più o meno nel momento in cui di solito si arrendevano, li asciugò, li tenne fuori per un po’, poi li rimise in acqua. Questa volta, però, i topi salvati continuarono a nuotare, non per qualche minuto o per un’ora, ma per decine di ore.[1]

Speranza. Il potere della speranza. Quando i topi credevano che il salvataggio potesse arrivare, perseverarono ben oltre ogni possibilità.
Quando confidiamo che Dio alla fine ci libererà, possiamo anche sopportare molto più di quanto crediamo. Anche se le nostre preghiere non sono esaudite immediatamente, se riponiamo la nostra fiducia in Cristo possiamo essere certi che Dio ci aiuterà. Anche se sembra che l’oscurità ci circondi da ogni parte, l’aiuto è in arrivo. Anche se la liberazione non arriva qui e ora, arriverà quando Cristo tornerà e tutti i torti saranno ristorati per sempre. In questo e in altri aspetti, speranza e fede sono integralmente connesse. La speranza implica la convinzione e la fiducia che la liberazione sia possibile, anche se sembra molto improbabile o lontana.

Le promesse di Dio sono sicure. Di conseguenza, anche in mezzo al fuoco, siamo chiamati a perseverare nella fede e nella preghiera. Gesù stesso insegnò come “pregare sempre e non stancarsi” (Luca 18:1). Allo stesso modo, Paolo scrive: “Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:16-18).

Perseverare nella preghiera pur nei momenti più bui è una testimonianza di fede in Dio, un segno di fedeltà al vero re anche se il cammino davanti a noi è avvolto nell’oscurità, anche se sembra che il nemico stia vincendo.[2] Sappiamo come finisce la storia: Cristo trionfa e tutti coloro che sono per fede in Cristo saranno vittoriosi in lui, se solo non perdono la speranza e si aggrappano a lui. Sebbene sembri che l’adempimento delle promesse di Dio possa tardare, “aspettala; poiché certamente verrà, e non tarderà” (Abacuc 2:3). “La sera ci accompagna il pianto, ma la mattina viene la gioia” (Salmo 30:5).

Dolore lungo il percorso
A volte, però, ciò che Dio opera per realizzare il nostro bene può ferirci nel frattempo; non perché Dio desideri farci del male, ma perché siamo invischiati nel peccato, nel mezzo di un conflitto cosmico.
Hai mai visto un cane che ha avuto uno sfortunato incontro con un porcospino e si ritrova con tanti aculei conficcati nel muso? Non c’è modo di aiutare questo quattrozampe a estrarre gli aculei senza causare altro dolore. Infatti, le spine di un porcospino sono piene di punte rivolte all’indietro, quindi estrarle fa molto più male di quanto non facciano quando entrano. In un certo senso, siamo tutti bloccati con gli aculei del maligno, e a volte sono necessari rimedi dolorosi per liberarci.

Per fare un altro esempio, considerate qualcuno il cui cuore ha smesso di battere. Un medico esegue la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e, in molti casi, una manovra efficace provocherà la rottura delle costole del paziente ma è l’unico modo per salvare quella persona. Allo stesso modo, a volte gli unici mezzi disponibili a Dio per salvarci e liberarci richiedono un dolore a breve termine. Dio non vuole che soffriamo, ma siamo invischiati nel peccato, un po’ come essere infilzati dagli aculei del porcospino.

Viviamo in territorio nemico e l’avversario (Satana ndt) cerca di distruggere la nostra fede e la nostra speranza. Ma c’è una buona notizia. Dio è con noi in mezzo a ogni prova. Infatti, Dio intercede per noi e alla fine, assicura, saremo vittoriosi. Cristo “… può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25).

Pensate al caso del biblico Giobbe. Il nemico lo afflisse molto e quest’uomo di Dio subì grandi perdite e sofferenze personali. Eppure, nonostante il suo profondo dolore, Giobbe si aggrappò alla speranza e dichiarò: “Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere. E quando, dopo la mia pelle, questo corpo sarà distrutto, senza la mia carne, vedrò Iddio” (Giobbe 19:25, 26). Come Giobbe, potremmo anche noi gridare a Dio nella nostra angoscia, mantenendo allo stesso tempo la speranza e la fiducia che il Signore ci fornirà la liberazione definitiva.

Una vittoria certa
Anche nelle situazioni più buie, la speranza può persistere. Ora abitiamo in territorio nemico, ma il diavolo sa “di avere poco tempo” (Apocalisse 12:12). La vittoria di Cristo è assicurata, come lo è la tua se sei in Cristo per fede.
In questo senso, l’apostolo Paolo insegna: “… io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:38, 39).
E solo pochi versetti prima, in Romani 8, Paolo ha rassicurato coloro che soffrono, scrivendo che “le sofferenze del tempo presente non siano per nulla paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo” (v. 18).

Alla fine, Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4; cfr. Apocalisse 15:3, 4). Finché quel giorno non arriverà, voglio incoraggiarvi a tenere stretta la speranza che “la sera ci accompagna il pianto, ma la mattina viene la gioia” (Salmo 30:5).

Come i tre giovani ebrei, rimasti fedeli al Signore davanti a Nabucodonosor, anche noi non sappiamo se Dio ci salverà da ciò che ci affligge adesso, in questa vita, ma possiamo essere certi che la salvezza arriverà per tutti coloro che ripongono la loro fede in Cristo. Un giorno, presto, tutta la sofferenza, il dolore e l’oscurità avranno fine per sempre. Mentre aspettiamo quel momento, possiamo pregare così: “O Signore, poiché ho confidato in te, fa’ che io non sia mai confuso; per la tua giustizia liberami. Porgi a me il tuo orecchio; affrettati a liberarmi; sii per me una forte rocca, una fortezza dove tu mi porti in salvo. Tu sei la mia rocca e la mia fortezza; per amor del tuo nome guidami e conducimi” (Salmo 31:1-3).

Note
[1] Questi esperimenti degli anni ’50 sono raccontati nell’articolo di Joseph T. Hallinan, “The Remarkable Power of Hope”, in Psychology Today, 7 maggio 2014. Consultato il 10 maggio 2023 su www.psychologytoday.com/us/blog/kidding-ourselves/201405/the-remarkable-power-hope.
[2] Per saperne di più su questo tema e sulla teologia della preghiera, leggere John C. Peckham, Why We Pray: Understanding Prayer in the Context of Cosmic Conflict, Baker Academic Grand Rapids, Michigan, 2024, cap. 6.

(John Peckham è direttore associato dell’Adventist Review, professore e ricercatore di Teologia e Filosofia cristiana alla Andrews University, negli Stati Uniti).

[Fonte: adventistreview.org / Tradotto da Veronica Addazio]
[Immagini di Tama66, Pexels e geralt su Pixabay]

 

 

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