Maol – Gli attentati dei giorni scorsi in Burkina Faso hanno seminato morte, paura e distruzione. Nel paese africano, tra i più poveri del mondo, vive e opera Allain Long, presidente di ADRA Italia (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso), che ha inviato un resoconto degli attentati e della situazione in Burkina Faso.
Gli attacchi sono iniziati la sera di venerdì 15 gennaio. «Il primo contro alcuni gendarmi nel nord del paese», racconta A. Long, «Poi i terroristi hanno preso una coppia di occidentali, nella zona di Djibo: due medici australiani di 80 e 84 anni, che vivevano in Burkina da più di 40 anni. Infine l’attentato nella capitale, nel viale centrale di Ouagadougou. Un ristorante è stato bruciato dopo raffiche di kalashnikov; sono almeno una decina i morti. E di fronte al ristorante, un albergo è stato preso d’assalto».
Il ristorane è il «Cappuccino», gestito da un nostro connazionale che nella strage ha perso la moglie, il figlio di 8 anni e la suocera. «L’ambasciatore d’Italia in Burkina Faso, con sede ad Abidjan, è venuto a porgergli le condoglianze del paese e a incoraggiare tutta la comunità italiana residente qui», racconta A. Long.
In totale, negli attacchi, hanno perso la vita una trentina di persone e altrettanti sono stati i feriti. «È la prima volta che il Burkina subisce questo tipo di attentati», continua il presidente di ADRA Italia, «rivendicati da un gruppo di estremisti islamici denominati Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico), che cerca di mettersi in luce con la violenza e che è stato l’autore della strage, lo scorso novembre, nell’albergo più lussuoso di Bamako, in Mali. Questo gruppo non ha niente a che vedere con l’Isis, anzi, sono rivali. L’Isis si è sviluppato nel modo che ben sappiamo, ma l’Aqmi non vuole lasciare terreno in una zona del Sahel, dove ha dovuto subire tante perdite a causa dell’intervento francese».
Venerdì 22 gennaio, alcuni elementi del ex reggimento di sicurezza presidenziale hanno preso d’assalto un deposito d’armi proprio nella capitale.
«Il Burkina Faso era considerato uno dei rari paesi sicuri in Africa occidentale. Ormai siamo anche noi colpiti dal cancro dell’estremismo. La situazione della sicurezza deve essere presa sul serio. Tante zone sono sconsigliate e per le Ong è una difficoltà supplementare nello svolgimento delle loro attività sociali e umanitarie», conclude il presidente di ADRA Italia.
(Fonte: Notizie Avventiste)