Casa-chiesa, un modello efficace per condividere Gesù con i non cristiani
11 Aprile 2018

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Casa-chiesa, un modello efficace per condividere Gesù con i non cristiani
11 Aprile 2018

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.


EudNews/Maol
– I dirigenti avventisti hanno affermato che le case-chiesa sono uno dei metodi più efficaci per condividere Gesù con quel 69% della popolazione mondiale che non è cristiana.

La casa-chiesa – un’abitazione privata in cui le persone si riuniscono per leggere la Bibbia, pregare e vivere la fratellanza – può abbattere le barriere e alimentare la crescita spirituale in modo non sempre realizzabile in un luogo di culto tradizionale. È quanto è emerso nei due giorni di riunioni del Comitato per la Missione globale, tenuto presso la sede della chiesa mondiale a Silver Spring, nel Maryland.

«La tradizione è grande, tranne quando interferisce con la missione» ha dichiarato Gary Krause, direttore dell’Ufficio di Missione avventista, che ha organizzato l’incontro.

«Il modo in cui “facciamo chiesa”» ha aggiunto «può aiutare o ostacolare la missione. Un approccio uguale per tutti non funzionerà tra così tante culture e gruppi di persone».

Circa 85 leader avventisti – vertici della Chiesa a livello mondiale e regionale, e specialisti della missione – di sono incontrati il 3 e il 4 aprile per considerare gli aspetti biblici e culturali di ciò che è la chiesa, e formulare raccomandazioni sui principi guida della missione. «Ecclesiologia e missione» è stato il tema degli incontri in cui il comitato ha esaminato attentamente il modello delle chiese domestiche quale strumento di condivisione del vangelo con i non cristiani, vale a dire con circa 7,3 miliardi di persone nel mondo. I partecipanti hanno votato, alla fine, di realizzare un manuale per insegnare ad aprire le case-chiesa.

Dal Nuovo Testamento
Nel suo intervento sul modello biblico di chiesa, Gerson Santos, segretario associato della denominazione mondiale, ha ricordato che il concetto di casa-chiesa risale ai tempi del Nuovo Testamento, quando i primi cristiani, esclusi dalle sinagoghe, si riunivano nelle abitazioni.

Questo modello si applica ancora oggi, gli ha fatto eco Richard Elofer, direttore del Centro mondiale per l’amicizia ebraico-avventista, che fa parte di Missione avventista. Ha quindi letto un brano del libro Gli uomini che vinsero un impero, di E. G. White: «L’organizzazione della chiesa attuata a Gerusalemme doveva servire come modello per l’organizzazione delle chiese in ogni luogo dove i messaggeri della verità avrebbero conquistato anime al Vangelo» – p. 91, versione inglese.

Il modello della chiesa domestica è importante da ricordare in un momento in cui la chiesa tradizionale è vista negativamente da tutte le principali religioni non cristiane e anche dalla società secolare, hanno affermato i relatori. Il sentimento negativo è così forte, in alcune regioni del mondo, che coloro i quali entrano in una chiesa cristiana devono subire il rifiuto, il ripudio delle proprie famiglie e persino la morte, hanno aggiunto.

In altri luoghi, chi non conosce Gesù non capisce «come i cristiani fanno chiesa», comprese le questioni di riverenza nel contesto tradizionale della chiesa, ha notato Clifmond Shameerudeen, direttore del Centro per le religioni dell’Asia meridionale, che fa parte di Missione avventista.

Le società secolari hanno anche un atteggiamento sospettoso verso le istituzioni religiose, e ciò rende essenziale che gli avventisti si concentrino sul discepolato, non sull’adesione, ha detto Kleber D. Gonçalves, direttore del Centro per gli studi secolari e postmoderni, anch’esso parte di Missione avventista.

Benefici della casa-chiesa
Le chiese domestiche possono risolvere molte di queste problematiche, secondo gli oratori intervenuti alle riunioni del comitato. La casa-chiesa si concentra sul creare discepoli, non sulla chiesa, e offre un livello di sicurezza e sostenibilità ineguagliata dal luogo di culto tradizionale.

«È facile sviluppare relazioni intime con i credenti in una chiesa domestica» ha affermato un relatore che ha chiesto di restare anonimo sui media per proteggere il suo lavoro nella finestra 10/40 “Nelle case-chiesa, le persone hanno più tempo per studiare la Bibbia. … E grazie a questo, notiamo un cambiamento positivo nella loro comprensione di Cristo».

Al momento, il modello della casa-chiesa è in fase di sperimentazione a Londra, in Kenya e in Medio Oriente.

Michael Ryan, assistente del presidente della chiesa avventista mondiale, ritiene che le case-chiesa abbiano un ruolo importante, specialmente nelle grandi città dove i prezzi degli immobili sono alti. «Sono pienamente favorevole all’idea delle chiese domestiche e penso che dovremmo tenerla presente nelle città», ha affermato, pur sottolineando che gli avventisti hanno bisogno di provare un senso di urgenza nell’aprire qualunque tipo di chiesa.

Genuina e onesta
Artur A. Stele, vicepresidente generale della chiesa avventista mondiale, che ha presieduto gli incontri del comitato, ha elogiato le case-chiesa come mezzo per promuovere la crescita con fondi limitati.

«Se vogliamo sul serio coinvolgere tutti, la chiesa crescerà così tanto che non avremo abbastanza pietre e mattoni» ha affermato riferendosi all’iniziativa Coinvolgimento totale dei membri della chiesa mondiale, che incoraggia ogni avventista a far conoscere Gesù «Non avremo mai abbastanza edifici per tutti i membri della nostra chiesa».

Vladimir Tkachuk, tesoriere della Divisione Euroasiatica, ha ricordato in un’intervista il periodo in cui le circostanze lo hanno costretto a frequentare una casa-chiesa. È cresciuto nell’ex Unione Sovietica, al tempo in cui gli avventisti erano costretti a incontrarsi nelle chiese domestiche che ha frequentato con sua madre da quando aveva 7 anni. «La casa-chiesa è così genuina e onesta» ha ricordato Tkachuk «Non riesco a immaginare niente di meglio in un posto dove non possiamo avere luoghi di culto».

Le chiese domestiche sono «una meravigliosa opzione anche dove ci sono chiese tradizionali», ha concluso G. Krause «Sebbene la verità non cambi, il modo in cui la condividiamo e la esprimiamo deve essere agile e flessibile. Ellen G. White dice che l’apostolo Paolo cambiò il modo in cui lavorava e modellò il suo messaggio in base alle diverse circostanze; allo stesso modo dobbiamo modellare la nostra espressione di chiesa in base alle circostanze».

(Foto: Pixabay)

 

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