I giovani hanno iniziato il nuovo anno con un incontro nazionale, svolto a Cervia, dal 5 al 7 gennaio.
Ismaele Di Maggio – Nel corso del weekend dell’Epifania, si è tenuto presso il “Vita e Mare Village Hotel” di Cervia, il Congresso della gioventù avventista. Visto il periodo, è stato straniante notare attorno a noi una località della ridente riviera romagnola, con le sue spiagge desolate e silenziose, prive di tormentoni musicali in filodiffusione. I 75 partecipanti, staff incluso, non hanno risentito, però, dello scenario uggioso esterno, favorendo ugualmente un’atmosfera di allegra comunione tra i locali della struttura.
L’ospite spirituale è Daniel Monachini, presidente della Federazione delle chiese avventiste della Francia del sud, molto apprezzato dai nostri ragazzi per questa sua capacità di calare il messaggio biblico in una narrazione di esperienze personali intense.
Essere avventisti “di cuore”
Daniel inaugura l’evento raccontandoci qualche aneddoto della sua infanzia trascorsa in Belgio, nazione non sempre accogliente rispetto ai tanti Italiani che l’hanno raggiunta per lavoro, dalla metà del secolo scorso. In lui è vivo però il ricordo di una realtà avventista locale, fatta di ospitali “zie adottive” e di “fratellini” con i quali era possibile condividere un giocattolo. Un’oasi felice “scollata” dal clima di diffidenza generale di quegli anni. Anche oggi, dovremmo sperimentare questa stessa inclusività, tra le panche di legno delle nostre comunità. Non sempre ci riusciamo. Fatichiamo in quella che potrebbe essere la nostra missione globale come avventisti, ovvero “fare umanità”, creare ponti. Il rischio di sentirci più “proprietari esclusivi” che testimoni della Verità, potrebbe generare chiusura e pregiudizio nei confronti di chi la pensa diversamente.
Il sabato mattina si apre con la lode di canti come “Vengo al tuo trono”, “Gente come noi” e “Prince of peace”. Ci dividiamo in family group, tra vecchie conoscenze e volti nuovi. In linea con il tema del congresso, “Che adventist 6?”, ci presentiamo confidando paure e sogni di ognuno. Discutiamo sulla scia di alcuni feedback postati nella comune chat di Telegram, inerenti alle considerazioni appena esposte dal nostro ospite. Scriviamo su un foglietto anonimo i quesiti che più ci interpellano come “GA” (sigla di Giovani avventisti, ndr) e affidiamo “il pizzino” alla saggezza pratica di Daniel.
In questi tre giorni, analizziamo alcuni aspetti inediti del termine “cuore”, parola che nel linguaggio ebraico del Vecchio Testamento è in primis la sede delle decisioni, a cui poi fanno riferimento le emozioni, in un filo coerente che unisce la testa con il sentimento. A proposito di Sacre Scritture, incontriamo due grandi personaggi, Daniele e Giovanni. Ancor prima del loro ruolo di profeti, sono soprattutto “uomini di cuore”. Entrambi “molto amati” dal Signore. L’ uno è anticonformista, ma capace di integrarsi pienamente nella società babilonese, pur rimanendo fermo nei propri principi; l’altro, il cui nome è gloriosamente associato alla rivelazione finale, mostra tutto il suo bisogno di empatia nei vangeli, appoggiando il capo sul petto di Gesù.
Consolidiamo l’amicizia con lo scambio reciproco di “dolci doni”, a cui seguirà una serata ricreativa finale, con quiz, prove di resistenza e sfide a suon di basi karaoke.
Ringraziamenti
I partecipanti hanno ringraziato lo staff del congresso, Alan Codovilli, Direttore di campo; gli animatori, Jos Nuňez, Naomi Guelfo, Romina Perrone e Ismaele Di Maggio; i ragazzi che hanno dedicato tempo ed entusiasmo alla parte musicale; le volontarie che con zelo hanno tradotto nella lingua dei segni italiana (Lis) e reso accessibile il programma proprio a tutti!
[Foto pervenute dal Congresso della gioventù avventista]