Cristhian Álvarez Zaldú – Nelle Scritture appare più volte un arcangelo di nome Michele. Di chi si tratta? Per alcune persone è solo un angelo potente. Eppure, alla luce delle prove bibliche, abbiamo motivo di identificarlo con Gesù, il Figlio di Dio.
Caratteristiche identificative
Michele deriva dall’ebraico Mijael che significa “Chi è come Dio?”. Questo nome appare sempre nei momenti in cui la volontà e il governo di Dio vengono difesi e confermati di fronte a una sfida diretta da parte di Satana e delle forze del male (cfr. Daniele 10: 13, 21; Giuda 9; Apocalisse 12:7)
È interessante che gli elementi stessi di questo nome appaiano nella vittoria, per opera di Dio, sulle forze del faraone quando tentò di distruggere il popolo d’Israele: “Il nemico aveva detto: ‘Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!’. Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi?” (Esodo 15:9-11, Cei).
E la stessa forma appare nei Salmi quando Dio interviene per salvare il debole dall’oppressore: “Tutte le mie ossa diranno: ‘O Signore, chi è simile a te che liberi il povero da chi è più forte di lui, il povero e il bisognoso da chi vuol derubarlo?’” (Sal 35:10).
Il primo
La prima volta che il nome Michele appare nella Bibbia è in Daniele 10:13, dove viene descritto come “uno dei primi principi” che andò in aiuto dell’angelo Gabriele quando questi si oppose al “principe di Persia” (Daniele 10:20, 21). La traduzione “uno dei primi principi” dà l’impressione che fosse “uno tra tanti”. Tuttavia, il teologo Jacques Doukhan afferma che “il versetto 13 implica un superlativo: ‘Il principale principe’ (traduzione letterale) e non ‘uno dei primi principi’ (ND).
Il termine ahad, solitamente tradotta con il numero “uno”, significa anche “primo” […]. L’autore usa la parola ahad (uno o primo) invece della parola rishon (primo), per evitare ridondanza nella frase rishon ha rishonim, “primo dei primi”.[1] Pertanto, Michele non è “uno tra gli altri” principi, ma “il principale”.
Michele è l’unico arcangelo ed è Gesù Cristo
Il testo di Giuda 9 parla dell’“arcangelo Michele”. La parola arcangelo significa “capo degli angeli”. Questo termine compare sempre al singolare nella Bibbia, indicando così che non esistono gli arcangeli, ma ve n’è uno solo: Michele. Questa descrizione, paragonata alla scena di 1 Tessalonicesi 4:16, in cui si afferma che “il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo”, ci porta a concludere che l’arcangelo Michele è Gesù Cristo.
In Daniele 12:1 e 2, la risurrezione di “molti”, “gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia”, è collegata a Michele. Secondo l’apostolo Paolo, “i morti in Cristo risusciteranno” alla “voce” dell’“arcangelo”, alla voce di Gesù (1 Te 4:16). Ciò è in armonia con il Vangelo di Giovanni in cui si afferma che “tutti quelli che sono nelle tombe udranno” la voce del Figlio di Dio e saranno risuscitati (Gv 5:26-29). I testi citati forniscono prove sufficienti per affermare che l’arcangelo Michele è il Signore Gesù Cristo stesso.
Gesù è un angelo creato?
Questi significa che Gesù è un angelo creato? Ovviamente no. Gesù è pienamente Dio (cfr. Giovanni 1:1; 20:28; Tito 2:13; Ebrei 1:8), il Creatore di tutto ciò che esiste (cfr. Giovanni 1:3; Colossesi 1:15-17; Ebrei 1:10-12). Tuttavia, nei suoi rapporti con gli esseri creati, ha deciso di assumere la teofania di comandante in capo delle truppe del cielo.
Ciò è in armonia con l’Antico Testamento, dove Gesù preincarnato è presentato come “l’angelo del Signore”, non un angelo qualsiasi, ma una manifestazione di Dio stesso. Ad esempio, “l’angelo del Signore” che apparve a Mosè “in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno” (Esodo 3:1-6) era Dio stesso. E poiché nessuno aveva mai visto Dio Padre né udito la sua voce fino al tempo del ministero di Cristo (Gv 5:37), quel Dio che si era rivelato agli uomini nell’Antico Testamento era colui che avremmo conosciuto come Gesù, il Figlio di Dio (Giovanni 1:18). Era l'”angelo del Signore”, l’arcangelo Michele. E tornerà per porre fine a questo mondo di dolore e sofferenza.
(Cristhian Álvarez Zaldúa, dottore in teologia, è direttore dei Ministeri Personali, della Scuola del Sabato e dell’evangelizzazione presso l’Unione avventista ecuadoriana)
Nota
[1] J. Doukhan, Secretos de Daniel, Dora, Florida, Apia, 2008, p. 163.
[Fonte: revista.adventista.es. Traduzione: L. Ferrara]