Il primo panel ha approfondito il ruolo delle chiese evangeliche nello spazio pubblico, la centralità delle Intese, il percorso da proseguire nell’affermazione del pluralismo religioso
Questa mattina, venerdì 27 settembre, è in corso il convegno “La presenza evangelica in Italia dall’unità ad oggi. Gli avventisti del settimo giorno” presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, a Roma. L’evento vuole testimoniare e celebrare i primi 160 anni della denominazione nel nostro Paese.
Il primo panel ha visto la partecipazione di Ilaria Valenzi, avvocata e assegnista di ricerca presso l’Università Statale di Milano, studiosa del diritto di libertà religiosa, che ha curato un intervento incentrato sul rapporto tra Stato-Chiesa e la formula delle intese ex art. 8 della Costituzione. Partendo dalla formula dei Patti lateranensi, Valenzi si è soffermata sull’analisi dell’art. 7: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, e sul seguente art. 8: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”.
Ha sottolineato lo strenuo lavoro della Chiesa valdese, la tensione e la dialettica tra le diverse confessioni, tra le quali la Chiesa avventista, al fine di lavorare sui temi della libertà religiosa. L’Intesa è diventata l’istituto giuridico centrale che ha poi permesso di smarcarsi dall’applicazione della legislazione sui culti ammessi. Valenzi ha proposto una riflessione sul riconoscimento pubblico delle denominazioni che passa attraverso il meccanismo delle intese e sulle sfide che il completamento del modello di una legge sulla libertà religiosa riporti il discorso agli intenti iniziali dei padri costituenti.
“Le chiese evangeliche e la loro soggettività politica. La Federazione” è stato l’argomento dell’intervento di Daniele Garrone, pastore e presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Una delle funzioni della Federazione è quello di portare la voce protestante nell’agorà, nello spazio pubblico, non con intenti proselitistici ma come contributo culturale alla società. Tenendo presente che in Italia è stato rimosso quello che la riforma protestante ha apportato alla società, al dibattito culturale. La Federazione non ha schieramenti politici ma è molto “vocal”, si fa sentire, ha aggiunto Garrone. La Fcei interviene su questioni di natura costituzionale, su ciò che permette e garantisce l’esercizio della dialettica politica. Il presidente Garrone ha citato un tema, quello della cittadinanza sulla quale la Federazione ha posto attenzione e invitato alla riflessione: l’esortazione è quella di ragionare dal punto di vista di una Repubblica democratica, parlamentare, per affermare l’estensione della cittadinanza ai nuovi italiani che è un interesse della nazione, non una concessione bonaria. Se non hai dei cittadini, hai delle persone subordinate che lasci andare alla deriva o consegni alla emarginazione. Il cittadino invece rivendica dei diritti ma assume anche dei doveri.
Garrone ha infine accennato alla situazione dei migranti nel nostro Paese e in particolare al caporalato. “Quando le persone apprendono di questa piaga, si meravigliano che avvenga qui, nel cuore dell’Europa”, ha concluso il presidente della Fcei. Il primo panel è terminato per proseguire con un secondo momento dedicato in maniera specifica alla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno e al suo impegno nei diversi ambiti: libertà religiosa, interventi sociali, media, rapporti con le altre chiese.
Il convegno dal titolo “La presenza evangelica in Italia dall’unità ad oggi. Gli avventisti del settimo giorno” alla Camera dei deputati è l’evento celebrativo dei 160 anni di presenza avventista in Italia. Seguilo in streaming qui.