Nonostante il frastuono della sofferenza e il caos del male, la meraviglia del creato risuona di un’eco gentile e profonda: la voce di Dio.
Norel Iacob – Siamo esseri disegnati con una sete innata di conoscere ed essere conosciuti. Ecco la ragione per cui sentiamo che l’infinita ricerca di connessione e significato trascenda lo status di un semplice tratto umano. Non è solo una peculiarità della natura umana, ma un requisito essenziale, una profonda vocazione della nostra anima, un imperativo della natura umana.
Ogni domanda che formuliamo sul divino, ogni risposta che desideriamo, non è soltanto curiosità, ma un tentativo di comprendere una realtà che vada oltre la nostra condizione, un invito a connettersi con qualcosa di più grande di noi stessi. Ognuno sperimenta questo viaggio al proprio ritmo, ma è un percorso che tutti viviamo con un misto di fascinazione e inquietudine.
Non siamo soli, però, in questa immensa ricerca di significato. Nel sorprendente labirinto della conoscenza universale ideata da Dio con abilità, molte altre creature stanno decifrando sempre più i misteri della natura dell’Infinito Divino. Nel momento in cui l’Eterno, attraverso la Parola, ha dato vita a questo pianeta e all’argilla primordiale da cui ha modellato l’uomo, testimoni celesti hanno guardato con interesse come è nato questo nuovo componente della creazione divina (Giobbe 38:4-7). In un universo regolato da Dio in cui la libertà di scelta è una legge sacra, questi testimoni devono essersi chiesti: “I nuovi arrivati riconosceranno l’eco gentile della voce del loro Creatore?”.
Dall’alba della creazione ai giorni nostri, ogni volta che guardiamo il cielo stellato, ci sentiamo sopraffatti dalla bellezza della natura o riflettiamo sulla complessità della vita; quell’eco gentile si fa sentire. È come se una melodia sottile, antica di migliaia di anni, ci attirasse, ricordandoci la nostra connessione con qualcosa di più grande, qualcosa di più profondo. Una voce misteriosa, sempre presente ma spesso ignorata: la voce di Dio.
Affrontiamo allora le nostre paure e abbracciamo le nostre speranze, consapevoli che ogni momento di introspezione è in realtà una risposta a un invito divino. È un momento santo, una rara opportunità di sedersi a un tavolo invisibile e iniziare una conversazione con Dio che, nel suo grande amore e nella sua eterna pazienza, ha sempre atteso.
(Norel Iacob è caporedattore di Signs of the Times Romania e ST Network).
[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]