Notizie Avventiste – I nati tra la fine degli anni Novanta del XX secolo e l’inizio XXI secolo (1997-2012) fanno parte della Generazione Z (Gen Z). Sono definiti anche “nativi digitali” perché sono i primi ad aver avuto accesso a Internet fin dall’infanzia. “La loro educazione tecnologica ha influenzato significativamente il loro stile di comunicazione, i modelli di apprendimento e le abitudini di consumo di informazioni” evidenzia Rodney Palmer, docente e presidente del Dipartimento di religione e lingue bibliche della Andrews University (Michigan, Stati Uniti).
Per quanto riguarda la fede, la Gen Z non si sente molto legata alle istituzioni religiose tradizionali, come le chiese, ma “dà priorità a un rapporto personale con Dio, o un essere trascendente, rispetto all’adesione a un insieme strutturato di dottrine, pratiche, rituali o religioni formalizzate” aggiunge Palmer.
Il mandato evangelico di Gesù, “andate, dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli” (Matteo 28:19, 20), è sempre valido, ma la chiesa è chiamata a considerare le caratteristiche di questa generazione di giovani, per poter condividere il vangelo con loro, andando oltre i metodi tradizionali e mantenendo al contempo solidi principi biblici.
Nel suo articolo, pubblicato da Adventist Review online, Palmer propone alcuni consigli da seguire.
Creare relazioni autentiche. I giovani di questa generazione cercano l’autenticità. Attraverso relazioni genuine e connessioni personali, la chiesa può costruire e mantenere la fiducia, aprire le porte alla condivisione del vangelo in modo interessante per loro. Un buon metodo è quello di creare uno spazio in cui i giovani si sentano al sicuro nel porre domande difficili, senza la preoccupazione di essere giudicati. Barna consiglia: “Le chiese devono essere un rifugio sicuro per affrontare dubbi e domande difficili, un luogo in cui la prossima generazione possa cercare la verità e imparare insieme”.[1] Inoltre, sebbene la Gen Z dedichi gran parte del proprio tempo a stabilire connessioni online, desidera comunque avere contatti di persona. Molti si pongono interrogativi sul significato e lo scopo della vita, sulla salute mentale, ecc., e hanno bisogno di guide spirituali che li accompagnino, li supportino e li incoraggino. Come osserva l’autrice Ellen G. White: “Soltanto con i metodi di Gesù possiamo avvicinare le persone con successo. Il Salvatore si rivolgeva agli uomini dimostrando loro che desiderava il loro bene. Manifestava simpatia, li aiutava nelle loro necessità, otteneva la loro fiducia e poi li invitava a seguirlo”.[2] Seguendo l’esempio di Cristo, la chiesa può stabilire relazioni autentiche con i giovani della Gen Z, dimostrare che ci preoccupiamo di loro, aprire a conversazioni più profonde sulla fede.
Coerenza. Coloro che desiderano condividere il vangelo con la Gen Z devono mettere in pratica ciò che predicano. Questo è in linea con l’invito di Giacomo ai credenti di essere “facitori della parola e non uditori soltanto” (Giacomo 1:22, ND). L’affidabilità del messaggio aumenta quando i cristiani ne sono testimoni credibili. La Generazione Z è sempre vigile e sa riconoscere l’ipocrisia a un miglio di distanza. Il modo in cui ci relazioniamo con chi ha opinioni diverse e affrontiamo le sfide in quanto cristiani praticanti aprirà o chiuderà le porte al dialogo evangelico con questi giovani. In definitiva, le azioni contano più delle parole.
Raccontare storie. La narrazione è uno strumento potente per condividere il vangelo con la Generazione Z, desiderosa di scoprire come le proprie storie si colleghino a quelle degli altri e alla grande storia della Bibbia. Tramite il racconto di storie (storytelling), la Gen Z comprenderà che il Dio della Bibbia è personale e presente, e vuole esserlo anche nella loro vita. Il rapporto UCLA (Università della California-Los Angeles) del 2024 rivela che la Gen Z dà priorità a “contenuti edificanti e ispiranti, scegliendo costantemente storie che parlano di ‘superare le probabilità’ come trama preferita. Per il terzo anno consecutivo, questi temi ‘di speranza’ e ‘ispirazione’ hanno superato argomenti come il romanticismo o le questioni sociali, sottolineando una preferenza generazionale per la resilienza e l’ottimismo nella narrazione”.[3] Storie di fede, perseveranza e trasformazione non mancano nella Bibbia, ad esempio quelle di Giuseppe, Rut e Paolo. E possiamo anche condividere le testimonianze personali di come Dio agisce nella nostra vita.
Contestualizzare il messaggio. Dobbiamo comprendere la visione che la Gen Z ha del mondo. incontrare questi giovani dove si trovano e condividere il vangelo in modo autentico e relazionale, collegarlo alle loro esperienze quotidiane. Evitiamo di usare concetti teologici complessi e un gergo che non capiranno facilmente, poiché questa generazione ha un alto tasso di analfabetismo biblico. Usiamo esempi di vita reale e un linguaggio pertinente, sottolineando al contempo i benefici attuali, la gioia, la speranza, la pace e lo scopo di vivere in una relazione con Gesù. YouTube e TikTok sono strumenti pratici per condividere il vangelo con la Generazione Z, che apprezza queste piattaforme di social media per i loro “contenuti spontanei e pertinenti, in linea con il modo in cui [i membri] vedono se stessi e il mondo”.[4] Una solida contestualizzazione fungerà da ponte che collega gli insegnamenti biblici con le preoccupazioni contemporanee della Gen Z.
Equipaggiarli. Le chiese dovrebbero fornire a questa generazione le risorse necessarie per supportare la loro crescita spirituale. Attraverso attività in piccoli gruppi, connessioni multigenerazionali e vivaci programmi di discepolato, i giovani saranno in grado di appropriarsi del loro cammino di fede e condividere in modo articolato la propria esperienza con i coetanei e con gli altri. Come sottolinea Ellen White: “I nostri giovani, opportunamente formati, possono portare al mondo il messaggio del Salvatore crocifisso, risorto e che tornerà presto”.[5]
Pregare senza sosta. L’intero processo di condivisione del vangelo con la Generazione Z deve essere fondato sulla preghiera. Quando preghiamo, dobbiamo chiedere al Signore di darci le opportunità e allo Spirito Santo di infondere convinzione nella vita di questi giovani e adolescenti. Pazienza e perseveranza nella preghiera sono essenziali, poiché ogni Gen Z si trova in una fase unica del proprio cammino di fede. Mentre alcuni risponderanno rapidamente ai suggerimenti dello Spirito Santo, altri impiegheranno più tempo per dedicare la propria vita a Cristo.
In conclusione
Nel condividere il messaggio del vangelo con la Generazione Z, la chiesa deve essere disposta a adattare il proprio approccio senza compromettere le verità eterne. Cristo conta su di noi per passare il testimone della fede alla Gen Z. Non possiamo permetterci di lasciarlo cadere. Facciamo in modo che non si dica mai di noi ciò che fu detto dell’antico Israele, dopo che l’intera generazione di Giosuè morì: “vi fu un’altra generazione che non conosceva il Signore, né le opere che egli aveva compiute in favore d’Israele” (Giudici 2:10).
Invece, accogliamo con preghiera la sfida di far sì che i giovani della Gen Z non solo ascoltino il vangelo, ma sperimentino anche la potenza trasformante di Cristo nella propria vita.
Note
[1] Barna Group, Gen Z, Barna Group, 2021, Stati Uniti, vol. 2, p. 60.
[2] E. G. White, Sulle orme del gran medico, ed. ADV, Firenze, capitolo 9.
[3] https://www.britopian.com/generation/gen-z-ucla-study/
[4] Ivi.
[5] E. G. White, Education. Pacific Press Pub. Assn., Mountain View, California, 1903, p. 271.
[Foto: pixabay.com. Fonte: Adventist Review. A cura di L. Ferrara]









