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Il 5 febbraio, in occasione del Safer Internet Day – la Giornata mondiale di sensibilizzazione all’uso responsabile e sicuro delle nuove tecnologie – è stata pubblicata la ricerca “I ragazzi e il cyber bullismo” realizzata da Ipsos per Save the Children. Le tecnologie e i media sono in continuo divenire. Anche i problemi si diversificano e si aggiornano. Siamo così passati dal bullismo al cyber bullismo. Su quale tipo di campione e su quale base territoriale è stata condotta la ricerca? In che modo e dove il cyber bullo sceglie la sua vittima? Quali sono le conseguenze delle azioni di cyber bullismo? I teenager italiani sono molto tecnologizzati? Cosa dice la ricerca? Ci sono stati diversi casi di cyber bullismo che hanno portato ragazze o ragazzi al suicidio. C’è qualche forma di prevenzione che si può adottare? Dalla cronaca sappiamo che, a volte, dopo il suicidio della vittima, i persecutori, invece di pentirsi, hanno continuato a manifestare
quantomeno il loro disprezzo, se non peggio. Si può fare qualcosa anche in queste situazioni, soprattutto per prevenirle? In generale, a quali conclusioni si è arrivati sulla base del rapporto? La rete internet è diventata una sorta di divinità moderna: è “in ogni tempo e in ogni luogo”. Cioè la sua accessibilità è possibile a qualunque ora e da qualunque device in casa o fuori. Questo, per i ragazzi, è un male, un bene o è neutro? Mario Calvagno e Carmen Zammataro, redattori di RVS Roma, intervistano Cristiana De Paoli, responsabile minori e nuovi media di Save The Children Italia.