Le lancette dell’orologio scandiscono le nostre giornate e i tanti impegni che abbiamo. Il “quadrante” di Dio allarga lo sguardo e dona valore al tempo.
William Ackland – Sono in piedi accanto al piano della cucina con i fornelli alla mia destra e il tostapane a sinistra, aspettando che i miei crucmpet (focaccine tipiche della cucina britannica, ndt) raggiungano la perfetta tonalità bruna.
Proprio davanti a me c’è un grande orologio appoggiato a una scatola di fazzoletti. In un certo senso questa visione mi inquieta: ha una grande lancetta dei secondi che emette un suono ondeggiante mentre scandisce il tempo, secondo dopo secondo, apparentemente senza fine. Ne sono affascinato. La mia attenzione è catturata dall’estremità della lancetta che scatta passando da un secondo all’altro, tentando di raggiungere un punto di partenza di cui non c’è traccia nel cerchio del quadrante dell’orologio.
Improvvisamente sono distolto dalle mie fantasticherie quando il tostapane butta fuori i crumpet. Torno al piano accanto per spalmarci sopra abbondanti strati di burro e altre cremine, e inizia così la mia giornata.
Con un certo fastidio non riesco a dimenticare l’orologio con la lancetta dei secondi che si muove lentamente, in una solenne continuità, obbediente alla forza della batteria nascosta dietro il quadrante. Continuerà a segnare i secondi, le ore, i giorni, le settimane, i mesi, finché un giorno la pila non si esaurirà e la lancetta non si muoverà più.
Quando torno in cucina più tardi, mi accorgo del silenzio. Ah! L’orologio! Non sta più ticchettando!
Sono pronto a intervenire per sostituire la batteria, ridandogli nuova vita. Ovviamente, un orologio silenzioso e fermo è inutile. Vogliamo che funzioni, è naturale, così possiamo organizzare la nostra vita seguendo le indicazioni delle sue lancette.
Non tutte le popolazioni fanno uso degli orologi, ma la maggior parte sì. Un orologio è molto più che un semplice strumento per indicare l’ora: una volta che la lancetta delle ore compie il giro di 12 ore, ricomincia da capo e un giorno è passato. L’orologio è interessato a un giorno soltanto. Un giorno alla volta.
La cosa più importante è che l’orologio misura la nostra vita. Man mano che i giorni, i mesi e gli anni si susseguono, scandisce la vita del suo proprietario, finché un giorno, inevitabilmente, il nostro orologio biologico si ferma. Non esiste una batteria di ricambio. Il nostro orologio si arresta e così anche noi. L’orologio appoggiato sulla scatola dei fazzoletti nella mia cucina, invece, continuerà a ticchettare finché avrà una pila che lo alimenta.
È un po’ triste, in un certo senso, che un oggetto fabbricato possa sopravvivere a chi lo ha prodotto. Orologi di alta qualità possono funzionare per centinaia di anni, mentre centinaia di anni per una vita umana erano una realtà solo al tempo dei patriarchi (vedi le genealogie dei primi uomini narrate nella Bibbia, ndt).
Allo stesso tempo è meraviglioso ricordare che un giorno, un glorioso giorno, non avremo più bisogno di orologi. Dio può facilmente donarci un senso innato del tempo (se necessario), così che in qualsiasi momento sapremo che ora è, anche nell’anno 5000 elevato alla potenza di un milione.
Mentre siamo qui su questo pianeta, finché il tempo terrestre esiste, riconosciamo allora che gli orologi tradizionali e digitali sono molto utili, per non parlare di ciò che questi ultimi possono fare. Quello che conta è come trascorriamo il nostro tempo, come dedichiamo ogni giorno a Dio, seguendo la via che Egli indica per noi.
L’orario segnato dall’orologio è di gran lunga secondario. Di primaria importanza è la nostra relazione con il Signore e la decisione di affidarci sempre alla sua cura.
(William Ackland è in pensione a Cooranbong, in Australia; ha scritto otto libri)
[Fonte: record.adventistchurch.com / Tradotto da Veronica Addazio]