Il dilemma delle profezie bibliche non realizzate
13 Giugno 2023

Nella Bibbia sono contenute varie predizioni. Tutte le previsioni del passato si sono avverate? Se così non è stato, il mancato adempimento di alcune di esse cosa ha da dirci sulla credibilità delle Scritture?

Norel Iacob – Il profeta biblico Isaia afferma con convinzione che uno dei criteri per distinguere il vero Dio dagli idoli è la prescienza (il fatto che il Signore è onnisciente e conosce il futuro, ndr), come dimostrano le numerose profezie rivelate ai suoi servitori e che si sono compiute (cfr. Isaia, capitoli 41-48). Nel Nuovo Testamento, Gesù stesso formula un criterio simile per valutare la sua missione e natura divina: "Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono" (Giovanni 13:19, Cei).

La posta in gioco è molto alta per Dio. L’intento della profezia biblica è direttamente collegato alla sua credibilità. Che cosa ci dicono a proposito del Signore, quindi, le profezie della Bibbia che non si sono mai avverate?

I sostenitori del naturalismo considerano le profezie irrealizzate come una prova non sorprendente dell’inesistenza di predizioni reali e del fatto che il futuro non può essere previsto. I propugnatori del teismo dichiarato sostengono che Dio non può sapere cosa ciascuno di noi farà in futuro; pertanto, il Signore deve costantemente adattarsi allo sviluppo della storia. In questo scenario, le profezie sono previsioni probabilistiche e statistiche che Dio ha fatto in un particolare contesto e a determinate condizioni. Se in seguito il contesto e le condizioni cambiano, anche le probabilità mutano e la profezia non è più rilevante (nella visione del teismo manifesto, Dio non sbaglia, perché non afferma categoricamente che qualcosa accadrà, ma solo che è probabile che succeda).

All’altra estremità della questione, c’è il punto di vista caratteristico del dispensazionalismo, secondo cui ogni profezia biblica che proviene da Dio deve adempiersi e, quindi, alcuni teologi e credenti cristiani si aspettano in modo assoluto che ogni profezia biblica che non si è ancora realizzata (comprese quelle specificamente indirizzate all’antico popolo di Israele) si adempirà in un certo momento, nel futuro.

Tuttavia, nella sua analisi della storia del popolo di Dio, Gesù prende una posizione che conferma implicitamente che non c’è più da aspettarsi la realizzazione delle profezie del tardo Antico Testamento che annunciavano un futuro radioso per il popolo di Israele e le sue città.

Gesù arriva a dire: "Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare" (Matteo 21:43). Il motivo per cui le antiche profezie non sono più rilevanti, può essere dedotto dalle parole di Gesù: "Non avete riconosciuto il tempo della venuta di Dio da voi" (cfr. Luca 19:43-44). Gli esseri umani hanno un ruolo nell’adempimento delle profezie di Dio. Per meglio comprendere questo concetto, vale la pena considerare il libro biblico di Giona.

Per una mente razionale, è sorprendente che in nessun passo della Bibbia alcun autore si allontana dalla convinzione che Dio non solo è il miglior statistico, ma è anche onnisciente e conosce il risultato fin dall’inizio. Questa mancanza di esitazione da parte degli scrittori biblici dimostra che il problema della profezia non realizzata non era per loro un problema irrisolvibile.

Dio profetizzò la distruzione della città di Ninive tramite Giona (Gn 3:4, 5), ma in accordo con la rivelazione da parte del Signore del suo modo di operare (cfr. Geremia 18:7-10), la sorte della città era ancora nelle mani dei suoi abitanti. Se si fossero pentiti, la città sarebbe stata risparmiata, e così fu. Nonostante le proteste di Giona, che vide dissolversi la sua profezia, il piano di Dio raggiunse il suo scopo.

La profezia di Ninive illustra un tipo di previsione biblica – la profezia condizionata – in cui il corso degli eventi dipende dalla scelta umana.[1] Il caso di Ninive mostra che la finalità della profezia era quello di correggere il comportamento delle persone coinvolte e di salvarle.

Spesso, purtroppo, i destinatari della profezia biblica non risposero come fece il popolo di Ninive. Ciò spiega, ad esempio, perché la promessa di entrare in Canaan si realizzò soltanto per due degli israeliti usciti dall’Egitto (cfr. Esodo 6:6-8). La disobbedienza degli altri annullò l’adempimento della profezia per loro. In molti altri casi, la ribellione del popolo fece venir meno le profezie di Dio (come quelle dell’Antico Testamento su una Gerusalemme gloriosa che sarebbe diventata la capitale del mondo intero).

Studiando il contesto, possiamo scoprire che una profezia è condizionata anche se ciò non è esplicitamente dichiarato nel testo. Molte delle profezie della Bibbia, che si siano adempiute oppure no, sono condizionate. Tuttavia, non tutte lo sono. Le profezie che rivelano lo scopo della grazia di Dio per l’umanità e, nel grande disegno delle cose, indicano la fine della storia, non sono profezie dietro condizione.[2]

"Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà’" (Isaia 46:10).

Pertanto, le profezie non realizzate non ci parlano di un inganno o di un auto-inganno, né di un Dio che non vede il futuro, ma di un Dio che si preoccupa della salvezza dell’umanità e che usa ogni mezzo per avvisare, risvegliare e salvare. Possiamo contare sul Signore, sulla sua onniscienza, sul suo consiglio e sui suoi piani per noi. Dio non si sbaglia e non ci inganna. Da un capo all’altro delle Scritture, gli autori biblici hanno espresso questa convinzione in modo inequivocabile.

(Norel Iacob è direttore di Signs of the Times Romania e ST Network).

Note 
[1] Per ulteriori informazioni sulla profezia condizionata, vedere Herbert E. Douglass, Messenger of the Lord (Messaggero del Signore), Pacific Press Publishing Association, 1998. 
[2] Patrick Fairbairn, The Interpretation of Prophecy (L’interpretazione della profezia), Wipf & Stock Publishers, Eugene, OR, 1964, p. 63.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

 

 

 

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