“Il diritto alla libertà è vangelo”
9 Dicembre 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

“Il diritto alla libertà è vangelo”
9 Dicembre 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Intervista del Messaggero Avventista a Davide Romano in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani.

Il 10 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani. Fino a non molto tempo fa tali diritti sembravano acquisiti sia a livello collettivo, politico, economico e sociale, sia a livello individuale. Nell’ultimo lustro il teatro della globalizzazione, sul quale recitavano e destavano preoccupazione perlopiù attori economici, almeno alle nostre latitudini, ha visto entrare in scena interpreti inaspettati, come il virus che ha provocato l’ondata Covid, il ritorno di una narrazione nazionalista in diversi Paesi del mondo, il precipitare della crisi climatica.

La rappresentazione messa in scena, della quale non siamo solo spettatori, ha determinato un ridimensionamento della valenza del diritto sul piano politico istituzionale, vedi il ritorno di politiche imperialiste, minacciate e/o attuate da alcuni governanti, la non ottemperanza di diversi stati alle delibere della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale.

Con ripercussioni importanti in materia di diritti individuali, in particolare quello alla libertà di coscienza e di religione. Diritti umani fondamentali da sostenere e difendere in questa giornata, non solo formalmente celebrativa. Per questo motivo abbiamo pensato di offrire il nostro contributo sul tema intervistando il prof. Davide Romano, responsabile del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa avventista in Italia. direttore dell’Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà Religiosa, della rivista Coscienza e Libertà, nonché docente presso la Facoltà avventista di teologia di Firenze.

Direttore Romano, cosa rappresenta per lei la Giornata mondiale dei diritti umani?
Questa Giornata rappresenta un promemoria. Ci ricorda che i diritti umani non sono un prodotto disponibile in natura, per quanto a volte siano stati così declamati; sono piuttosto il risultato di una faticosa e temeraria avventura di lotta contro bigottismi e censure che hanno attraversato la storia. Essi sono fondati su uno sterminato cimitero e irrorati dal sangue dei martiri. La Dichiarazione universale dei diritti umani, ci ricorda che, contrariamente a quanto affermava, purtroppo anche con ragione, Jean de la Fontaine, la “ragione del più forte non è affatto necessariamente la migliore”.

Nel contesto attuale, quali sono le principali sfide alla libertà religiosa in Italia?
Vorrei innanzitutto ricordare che la libertà religiosa è, dopo quello alla sicurezza personale, il più antico diritto umano, direttamente connesso alla libertà di coscienza e intrecciato con la libertà di parola, che a sua volta dà luogo alla libertà di culto e di propaganda. La libertà religiosa, dunque, è un “diritto sentinella”: il primo ad essere invocato, il primo ad essere soppresso dalle dittature.

In Italia la libertà religiosa si è storicamente affermata secondo il metodo pattizio, vale a dire dei rapporti bilaterali Stato-Chiesa. Tale metodo trova espressione sia nel grande concordato tra la Repubblica italiana e la chiesa cattolica, sia nelle successive Intese siglate, ex art. 8 della Costituzione, tra la Repubblica e le altre chiese.
Il metodo pattizio, in età repubblicana, si è rivelato fecondo, funzionale a tutelare particolari interessi religiosi, ma al tempo stesso inadatto a offrire a tutti le medesime garanzie. La “coperta delle intese” ha difeso abbastanza bene alcune religioni cristiane e non cristiane, penso all’induismo e al buddismo, ma si è per contro rivelata di difficile acquisizione per altre chiese e per altre religioni che per vari motivi non hanno raggiunto l’obiettivo, penso al caso dell’islam.

Altri sistemi europei non si sono però rivelati più virtuosi. Il rigido sistema separatista francese, ad esempio, comincia ad avere alcuni cedimenti e ha avuto storicamente il demerito di non aver provato a interpretare in alcun modo le istanze religiose dei cittadini, difatti nel nome di una unica “religione civile” dello Stato laico.

Qual è il ruolo delle chiese cristiane avventiste nella promozione dei diritti umani?
Quando John Loke scrive la Lettera sulla Tolleranza (1685) ha in mente una precisa situazione politico religiosa in Inghilterra ed è fortemente influenzato dalle teorie arminiane, cioè calviniste/universaliste.

Dunque, la tolleranza religiosa che in seguito consentì lo sviluppo della libertà religiosa è solidamente ancorata non solo ai principi illuministici, ma anche a una certa reinterpretazione dei principi cristiani, come del resto già dimostrato da autori come Sebastiano Castellione e Thomas Elvis.

Sulla scia di questo percorso, la chiesa avventista ha una lunga e sperimentata tradizione di sensibilità e di impegno verso il tema della promozione della libertà religiosa. Ho tuttavia l’impressione che non tutte le potenzialità implicite siano state sviluppate, sia all’interno sia all’esterno della chiesa.

L’Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà Religiosa (AIDLR) e la sua sorella maggiore americana IRLA, sono le due associazioni nate in ambito avventista, che più compiutamente hanno saputo e potuto promuovere i diritti umani e la libertà di culto.

In che modo la difesa della libertà religiosa può contribuire alla pace e alla giustizia sociale?
La religione contribuisce positivamente al tema della pace solo a condizione di sottrarsi a ogni manipolazione, a ogni reclutamento forzato. Secolarizzare i conflitti è infatti il primo passo verso una possibile risoluzione negoziale.

La dichiarazione del Comitato esecutivo dell’UICCA sulla guerra in Palestina si inserisce nell’impegno per la difesa dei diritti umani e della libertà religiosa?
L’impegno dell’Unione, anche attraverso la dichiarazione richiamata, si situa sul piano delle intenzioni positive e delle parole in grado di stemperare gli animi esagitati. La testimonianza, si spera non smaccatamente partigiana, ma sensibile alla sofferenza dei due popoli contribuisce a sancire il desiderio della pace come frutto di una “accettabile” giustizia. Senza il profondo desiderio di pace non si avrà la pace. Senza la tenace resistenza, anche armata, alle politiche di potenza non sarà possibile conservare la pace. Senza una pur minima cornice di legittimità, la pace è possibile solo se il più debole soccombe.

Quali sono i rischi di una società che sottovaluta o ignora la libertà religiosa?
I rischi sono almeno tre:
– Innanzitutto, l’ignoranza circa il fondamento politico e religioso dei diritti umani universali;
– Le religioni si radicalizzano, perdono soggettività politica e talvolta entrano in clandestinità e incorrono nei loro peggiori incubi;
– I singoli cittadini vedono frustrata e ignorata una parte importante della loro identità pubblica.

Come possiamo educare le nuove generazioni al rispetto dei diritti umani e della libertà di coscienza?
Facendole vivere e crescere in contesti educativi e familiari propizi, esigenti nei confronti dei diritti, che li vivono nel segno della responsabilità.

Alla luce della sua esperienza, quali sono i segnali di speranza che vede nel panorama globale?
Non faccio professione di pessimismo plumbeo, ma al momento nei vari quadranti geopolitici gli elementi di forte apprensione prevalgono. L’Occidente euro-atlantico, patria, nel bene e nel male, dei diritti umani, si è rimpicciolito ed è oggi quasi esclusivamente ridotto al versante europeo. Non possiamo non definire “inquietante” l’attuale situazione americana. Il contesto asiatico è in fibrillazione a causa delle politiche neoimperialistiche cinesi e russe.

L’Africa non progredisce e l’America latina, che pure ha una sua indiscutibile vivacità culturale e politica, ha ancora pochissimi esempi assai imperfetti di democrazia liberale e di stato di diritto.

Un messaggio finale per i lettori del Messaggero Avventista in questa giornata speciale?
Auguro alle nostre comunità di essere luoghi accoglienti in cui la pratica del diritto e il rispetto per le idee altrui siano attitudini consolidate in forza del vangelo.

Per saperne di più https://coscienzaeliberta.it/

[Fonte: Il Messaggero Avventista, dicembre 2025] 

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