Il libro dimenticato
12 Luglio 2022

Fu il primo lavoro sul sabato scritto da un riformatore protestante.

Adrian Neagu – Sono passati quasi 500 anni dalla pubblicazione, nel 1524, dell'opera di Andreas Karlstadt, figura di spicco della Riforma protestante, scritta in difesa della dottrina del sabato.[1] Fu il primo lavoro su questo argomento prodotto da un capo della Riforma. 

Per la maggior parte di noi, la Riforma protestante significa Lutero, Calvino e le loro rimostranze sullo sfarzo e l'opulenza della chiesa cattolica. Nel dialogo ecumenico degli ultimi anni, è stata suggerita l'idea che le differenze tra i protestanti e i vertici della chiesa ufficiale di quei tempi fossero prevalentemente emotive e che i personaggi principali fossero troppo orgogliosi per accettarsi.

Tuttavia, un'analisi dettagliata della storia rivela posizioni teologiche inconciliabili, accesi scontri ideologici e prospettive radicalmente diverse sui dogmi fondamentali, dettagli che sembrano irrilevanti oggi per gli apostoli dell'unità incondizionata del cristianesimo, ma importanti per coloro che vogliono essere coerenti con la realtà storico-biblica.

Non è un segreto che la Riforma protestante non fu uno sviluppo unificato e omogeneo (come il sistema teologico cattolico dal quale i predicatori della Riforma si sforzavano di emergere), ma piuttosto un movimento di rinnovamento spirituale e religioso.

I riformatori erano afflitti da conflitti teologici, contraddizioni dogmatiche e picchi di comprensione incredibilmente ripidi. Anche se le idee di alcuni di essi non venivano accettate con la stessa facilità di quelle degli altri, sono riuscite a imporsi nel tempo e a diventare punti dottrinali delle nuove denominazioni cristiane. Gli esempi più rilevanti di questo tipo sono gli anabattisti e i sabbatari, quelle comunità cristiane che, purtroppo, stavano per scoprire come il loro desiderio di rimanere fedeli alla tanto elogiata Sola Scriptura della Riforma li avesse resi nemici sia dei cattolici sia dei loro fratelli e delle loro sorelle protestanti.

Mentre gli anabattisti non sono completamente dimenticati oggi, i sabbatari del periodo della Riforma sono spesso ignorati dai libri di testo di storia della chiesa. Tra coloro che hanno osato essere diversi dalla corrente generale della Riforma vi erano Karlstadt, Glait ed Eossy, i credenti che hanno cercato di promuovere l'idea del sabbatismo dall'inizio del XVI secolo, nonostante la doppia opposizione già menzionata.

Punti di riferimento biografici 
Andreas Rudolff-Bodenstein von Karlstadt, meglio noto come Andreas Karlstadt (a volte scritto Carlstadt) [o italianizzato in Andrea Carlostadio, ndt], prende il nome dalla città in cui era nato. Era un contemporaneo di Lutero, aveva studiato all'Università di Erfurt, poi all'Università Thomist di Colonia. Da lì era andato all'Università di Wittenberg, dove divenne dottore in teologia nel 1510, e alla fine completò i suoi studi con un dottorato di ricerca conseguito a Roma.

Lutero lo apprezzava quando condivideva le sue opinioni con lui. I due lavorarono insieme per un po' ma alla fine arrivarono ad avere posizioni teologiche diverse in seguito alla categorica decisione di Karlstadt di essere coerente al 100% con il testo delle Scritture. Così, Karlstadt parlò contro le immagini nelle chiese, rinunciò ai paramenti sacerdotali, rifiutò di battezzare suo figlio alla nascita, negò l'ispirazione dei libri apocrifi e del primato papale, scrisse contro l'intercessione dei santi e persino contro quello della Vergine Maria.

Tutte queste dottrine portarono alcuni suoi contemporanei a guardalo con sospetto, altri a considerarlo con ammirazione. Il suo viaggio teologico subì gli alti e bassi tipici dell'epopea di un pioniere, contrassegnati da conflitti ideologici e compromessi necessari per la riconciliazione sia con Lutero sia con Zwingli.

Karlstadt ebbe una vita piuttosto travagliata ma alla fine trovò pace quando fu chiamato, nel 1534, a Basilea, dove lavorò come professore di Antico Testamento, rettore, e pastore della chiesa di St. Peter University. Morì durante la peste bubbonica del 1541, mentre aiutava i credenti in città, di ogni denominazione, cosa che, ancora una volta, attirò le critiche di alcuni che gli erano vicini.

Andreas Karlstadt e il sabato 
Quando pubblicò il suo lavoro sul sabato, nel 1524, Karlstadt apparentemente riuscì a portare più domande che risposte nel mondo religioso europeo. Sebbene ci fossero sempre gruppi di cristiani che osservavano lo stesso giorno di riposo dei discendenti di Mosè o Abramo, erano spesso associati agli ebrei e, quasi sempre, aspramente perseguitati.

Fino ad allora, il giorno di culto non era stato argomento di dibattito tra protestanti e cattolici. Karlstadt non disse mai come arrivò alla sua scoperta, ma possiamo immaginare che abbia preso forma soprattutto dopo la disputa di Lipsia tra lui (raggiunto in seguito da Martin Lutero) e Johann Eck, famoso professore cattolico.

La disputa tra Karlstadt ed Eck iniziò nel giugno del 1519 sul tema del libero arbitrio, ma l'impressionante memoria di Eck e lo stile oratorio quasi perfetto avevano inclinato la bilancia in suo favore. Per questo Martin Lutero intervenne, il 4 luglio, per sostenere personalmente la causa della Riforma.

Se fino ad allora Lutero sognava ancora una possibile riforma del cattolicesimo dall'interno e non era convinto di doversi staccare dalla chiesa di Roma, la disputa di Lipsia separò per sempre le strade della Riforma e del cattolicesimo. Eck costrinse il riformatore a pronunciarsi su questioni delicate, come il primato papale, l'autorità del concilio o la teologia hussita, e quindi suscitò argomenti affinché Lutero venisse scomunicato e accusato di eresia.

Per il riformatore tedesco, l'autorità suprema in materia di dogma era la Bibbia e solo la Bibbia. Questo fu un duro colpo per l'autorità dei concili della chiesa, dei padri della chiesa e persino del papa. Il dott. Eck non conosceva il testo biblico come Lutero, ma lo sfidò a dimostrare che l’osservanza della domenica avesse argomenti diversi dall'autorità infallibile della chiesa e gli chiese di osservare il sabato se voleva essere fedele fino in fondo al testo sacro.[2]

L'idea non era nuova. Nella Summa Theologiae, Tommaso d’Aquino aveva dichiarato: “Nella nuova legge, l’osservanza del giorno del Signore prese il posto dell’osservanza del sabato, non per virtù del precetto, ma come istituzione della chiesa e usanza del popolo cristiano”.[3]

Sebbene questo non fosse l'argomento principale della disputa, probabilmente lasciò tracce profonde nella mente di Karlstadt che avrebbe pubblicato, nel 1524, il suo lavoro sul sabato e sulle festività designate. Il testo venne scritto in tedesco e ripubblicato ad Augusta, Strasburgo e Costanza, a dimostrazione della buona popolarità del soggetto all'epoca.[4]

Il libro non fu una sorpresa per coloro che avevano familiarità con la posizione di Karlstadt sul ruolo e l'importanza della legge nella vita cristiana. D'altra parte, l’opera non va considerata un trattato definitivo sul tema del giorno di culto settimanale, ma piuttosto una sfida per coloro che vogliono prendere sul serio il testo delle Scritture e lasciarsi trasportare oltre la sicurezza delle posizioni espresse da Lutero e accettate dai principi tedeschi.

Non possiamo chiedere al riformatore di aver avuto la stessa esatta comprensione del sabato che gli anabattisti sabbatari ebbero successivamente e per il quale Oswald Glait fu messo a morte nel 1546, ma non possiamo nemmeno ignorare il suo contributo.

Karlstadt collegò organicamente il mantenimento del sabato alla fede in Gesù Cristo, dicendo: “Il modo più diretto di celebrare il sabato è capire in maniera amorevole l'abbondante gloria di Cristo. […] Cristo è la perfezione del sabato”.[5] Tuttavia, il contrasto tra la sua teoria sul sabato e le abitudini manifestate nella vita religiosa mostra che Karlstadt "considerava un'osservanza più attenta del sabato come ideale per cui lottare, ma non un requisito di salvezza o della vita cristiana".[6]

Reazioni e conseguenze 
Lutero reagì duramente alle idee di Karlstadt sulla legge e sul sabato, dicendo che erano un ritorno al legalismo. Lutero considerava che due dei dieci comandamenti avevano elementi relativi ai precetti cerimoniali: il comandamento sulle immagini e il comandamento sul sabato.[7] Pertanto, a suo avviso, se qualcuno avesse voluto mantenere tutti i comandamenti, avrebbe dovuto essere anche circonciso.

Tuttavia, cinque anni dopo la pubblicazione del lavoro di Karlstadt in Moravia, un gruppo di anabattisti guidati da Oswald Glait iniziò a osservare il sabato. Non esiste un legame diretto tra i due eventi, ma è molto probabile che abbiano letto il libro di Karlstadt che era uno dei più noti autori del suo tempo (per quanto riguarda la diffusione, i suoi scritti furono superati solo da Lutero).

Lo stesso Karlstadt sarebbe raramente tornato sull'argomento del sabato nelle sue opere, non era una delle sue principali preoccupazioni. Tuttavia, il tema venne sviluppato indirettamente dagli anabattisti che non solo parlarono del sabato, ma iniziarono anche a osservarlo, secondo la loro comprensione delle Scritture. Andarono dall'idea di una disciplina spirituale facoltativa, come nel caso di Karlstadt, a quella di un dovere morale.

Ricordare questo episodio storico mostra ancora una volta che la più grande sfida per i riformatori e la loro generazione fu il coraggio di navigare nel mare inesplorato della fede e del cambiamento, senza fermarsi quando la riva della sicurezza scompariva dall'orizzonte. Se siamo onesti, questo coraggio rimane la grande sfida anche per noi.

Note 
[1] Andreas Karlstadt, Uon dem Sabbat vnnd gebotten Feyertagen, 1524. 
[2] Cfr. John Eck, Enchiridion Against Luther and Other Enemies of the Church, traduzione di Ford Lewis Battles, Baker, Grand Rapids, MI, 1979, p. 101. 
[3] Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II/2, domanda 122, art. 4, risposta all’obiezione 4. 
[4] Apud E. J. Furcha, nell’introduzione a “On the Sabbath” in The Essential Carlstadt: Fifteen Tracts, Herald Press, Scottdale, AZ, 1996, p. 317. 
[5] Ivi, p. 322. 
[6] Edward Allen, “Was Karlstadt a proto-sabatarian?”, in Andrews University Studies, vol. 44, n. 1, 2006, p. 139. 
[7] Luther’s Works, vol. 40: Church and Ministry II, Fortress Press, Philadelphia, PA, 1958.

[Fonte: st.network. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

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