Tempo e vita eterna. Siamo stati creati con una prospettiva che non si limita a quello che vediamo. Il nostro Padre in cielo desidera che riceviamo il dono benedetto del “per sempre”.
Tulio N. Peverini – Guillermo Díaz-Plaja, noto poeta spagnolo, ha descritto la fugacità del tempo in una breve poesia:
“Cervo che corre veloce, / Il futuro scivola via.
Oh, bersaglio mobile! / Freccia inconsistente!
Come mi strappi via: / Sfuggente domani,
Poesia non scritta, / Amore nell’aria.
Come, irrimediabilmente / Oggi si disfa
Intriso di vertigine / Del futuro di nessuno”.[1]
Questi versi eleganti e malinconici trovano un’eco profonda in ogni cuore. In un modo o nell’altro, tutti noi riconosciamo dolorosamente che la vita è transitoria. Che lo vogliamo o no, tutti percepiamo in modo inevitabile di essere “inseriti” nel tempo, in un processo di continuo cambiamento.
Il ticchettio incessante dell’orologio; il volto mutevole delle diverse fasi della vita; il declino inarrestabile e persino crudele che sperimentiamo nella vecchiaia; la presenza indesiderata e fatale della morte. Ogni cosa ci ricorda continuamente che siamo creature finite e mortali.
Come ha riconosciuto il salmista in questa celebre dichiarazione di profondo dramma: “I giorni dell’uomo sono come l’erba; egli fiorisce come il fiore del campo; se lo raggiunge un colpo di vento esso non esiste più e non si riconosce più il luogo dov’era” (Salmo 103:15, 16). E Giobbe, nel pieno del suo dolore, paragonò la vita umana a un’“ombra” che fugge e “non si ferma” (cfr. Giobbe 14:1, 2).
Ma non è tutto.
L’eternità nel nostro cuore
Non siamo solo fugaci come una nuvola che passa. Aneliamo anche alla permanenza e abbiamo sete di eternità. Dio ha posto nell’anima umana un desiderio incontenibile di vivere per sempre. Come disse Salomone, il re saggio di Israele e poeta, a proposito di Dio: “Egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità” (Ecclesiaste 3:11).
Non ci accontentiamo di pochi anni di vita. Vogliamo proseguire senza barriere l’avventura della conoscenza e affrontare sfide nobili. Vogliamo gioire senza interruzione dell’affetto delle persone che amiamo. Desideriamo coltivare le nostre relazioni con gli amici. Vogliamo essere per sempre alla splendida presenza di Dio, fonte di ogni bene. Desideriamo vivere nel regno perfetto che Dio stabilirà, libero da ingiustizie, malattie, dolore e morte.
Ecco una visione di questo nuovo ed eterno mondo che Giovanni, autore dell’Apocalisse, ha avuto sull’isola di Patmos:
“Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. […] Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né lutto, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. E colui che siede sul trono disse: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’” (Apocalisse 21:1-5).
Come si raggiunge l’eternità? Come si può godere di una vita senza delusione né limiti? In primo luogo, occorre sottolineare che solo Dio è eterno, come è indicato nella Parola rivelata. In contrasto con la transitorietà e la piccolezza dell’umanità, le Scritture sottolineano la permanenza e la grandezza di Dio. Egli è prima e dopo ogni cosa.
“Mio Signore,” assicurò Mosè “tu sei stato per noi un rifugio d’età in età. Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l’universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio. […] mille anni sono ai tuoi occhi il giorno di ieri che è passato, come un turno di guardia di notte” (Salmo 90:1-4).
E Geremia afferma: “Ma il Signore è il vero Dio; egli è il Dio vivente e il re eterno” (Geremia 10:10). Ma questo grande ed eterno Dio è anche un Dio buono.
Un dono prezioso
Dio desidera che noi, creature mortali e finite, riceviamo il dono benedetto dell’eternità. Ce lo ha detto in questo celebre testo: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
L’apostolo Paolo ha ribadito questa preziosa promessa: “Il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23).
Quando crediamo in Gesù Cristo come nostro Salvatore e accettiamo i meriti del suo sacrificio sulla croce, la vita eterna è già iniziata per noi: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:36). La morte temporale che ogni credente sperimenta alla fine dei suoi giorni non è che un breve sonno, poiché la sua “vita è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:3).
Presto le miserie del tempo presente saranno lasciate alle spalle e comincerà l’eternità perfetta che Dio ci offre gratuitamente in Gesù Cristo.
Sia lodato il suo santo nome! Tu ed io potremo vivere per sempre.
Sarà una vita senza fine, come le stelle, e piena di ricchezza, come la misericordia di Dio.
Nota
[1] Guillermo Díaz–Plaja, Poesía junta, Editorial Losada, Buenos Aires, 1967, p. 37. La traduzione in italiano è curata da noi.
(Fonte: adventistreview.org. Tradotto da Veronica Addazio)