Il Sabato e l’anno di grazia del Signore
11 Maggio 2015

NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – Testo biblico: Marco 1:21-28.
Le due guarigioni compiute in questo piccolo villaggio di Capernaum, a ridosso del lago di Galilea, sono precedute dall’annuncio del Regno di Dio, “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo” (Mc 1.15), che costituisce la chiave interpretativa della chiamata dei primi discepoli (Mc 1: 16-20), dei miracoli compiuti in giorno di sabato, del suo valore esistenziale e redentivo.

Subito dopo l’invito alla sequela, Marco ci presenta Gesù che insegna e che opera in un contesto religioso: la sinagoga, un ambiente ecclesiale, luogo d’incontro della comunità, di uomini (e donne) che pregano, che ascoltano la Parola e lodano il Signore. Una sfera religiosa sacra come lo è il sabato, dove si presume che Satana non possa agire, ma non è così. Infatti, lo stesso spirito malvagio che tentò Cristo nel deserto, ora possedeva l’indemoniato di Capernaum e dominava gli ebrei increduli, a loro insaputa. Gesù ingaggia una lotta contro il male, libera l’uomo dalla schiavitù di Satana e gli offre il diritto a esistere e a interagire con la comunità con serenità, affrancato da ogni forma di asservimento.

In questa miracolosa esperienza, Gesù manifesta l’intenzione di Dio di porre fine all’opera funesta di Satana nel mondo e nella chiesa, di purificare il suo popolo da tutto ciò che è impuro e asfissiante, e di liberarlo da ogni forma di servilismo, alienazione e illusione. “il Regno di Dio è il regno della giustizia, della libertà, della pace, dell’abbondanza, della verità, della fedeltà e dell’amore: il cambiamento radicale del regno dell’uomo” (AA.VV., Una comunità legge il Vangelo di Marco, vol. 1, p. 41, ed. Dehoniane Bologna, 1975.). Regno dell’uomo di cui Satana è il sovrano (Gv 12:31; 14:30; 16:11), dal giorno in cui l’uomo si lasciò sedurre (Gn 3).

Il Regno di Dio irrompe ovunque nel mondo, in primis nella comunità, e non può essere ostacolato da nessuno, neppure da Satana o dai demoni: “‘Sta’ zitto ed esci da costui!’ E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui” (Mc 1:26).

La grazia di Dio squarcia le tenebre del male che soggiogavano quel povero uomo e la comunità precisamente nel settimo giorno, in cui gli ebrei, da una parte, ricordavano la liberazione dalla schiavitù egiziana, con i suoi significati politici e religiosi; dall’altra, anelavano a un nuovo Mosè, per liberarsi dal giogo romano. Ma la vera liberazione non è politica né istituzionale, bensì spirituale, e Gesù la offre all’uomo, affrancandolo dal peso del peccato e dalle grinfie di Satana, insegnando che il sabato è una festa di libertà e di redenzione, caratterizzata dallo stupore suscitato dalla grazia di Dio che invade il cuore dell’uomo e della comunità.

Nell’esperienza dell’indemoniato, il sabato acquista un doppio significato: un richiamo nostalgico dell’Eden perduto e un invito alla gratitudine per quello che Dio ha fatto per noi, mediante il quale è possibile ritornare a casa, all’Eden ritrovato. Nell’osservare questo santo giorno proclamiamo che l’anno di grazia è stato inaugurato e che possiamo sin d’ora vivere nel regno della sua grazia. Gesù si recò “a Nazaret, dov’era stato allevato e, com’era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov’era scritto: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a proclamare l’anno accettevole del Signore’. Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: ‘Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite’” (Lc 4:16-21).

Nell’osservanza del sabato la chiesa proclama l’anno di grazia del Signore come evento, da una parte adempiuto, dall’altra in via di adempimento (Ebr 4: 4-11; cfr 9: 27-28), perché verrà un tempo in cui “non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21: 4). Il Sabato è segno di speranza vissuta e della grazia di Dio presente nei nostri cuori.

Per domande o assistenza pastorale: assistenza@avventisti.it

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