In Francia, matrimonio per tutti!
5 Febbraio 2013

Raffaele Battista* – Christiane Taubira, Ministro della giustizia francese, ha detto: «Siamo onorati e fieri di aver superato questa prima tappa…». Il motivo della sua fierezza è determinato dall’esito positivo della votazione sull’articolo 1 della legge sui matrimoni gay. L’attuale trend culturale e politico, sembrerebbe dare ragione al ministro francese e torto a tutti coloro che non ne condividono l’entusiasmo.

A dire il vero, anche nel paese transalpino, le proteste non sono mancate. Il tasto più efficace, su cui premere per dare fiato alla protesta, senza beccarsi l’accusa di omofobia e la patente a vita di oscurantista reazionario, è naturalmente quello dell’adozione.

È giusto, infatti, decidere al posto di un bambino sull’assegnazione di genitori così al di fuori degli schemi che, non una legge dello Stato, ma la natura stabilisce essere anomali?

Tale anomalia, sul piano genitoriale, non scaturisce, infatti, dalla lettura integralista di un testo religioso, ritenuto rivelazione divina solo da chi ha fede, ma proprio dal quel diritto naturale che dovrebbe stare alla base della cultura laica, e degli stati che si ritengono tali.

Sul piano dei diritti individuali, la scelta omosessuale, di qualunque origine sia, dovrebbe rimanere, a mio avviso, nella sfera di autodeterminazione etica e morale.

Il soggetto coinvolto si renderà responsabile a vari livelli sociali, religiosi e spirituali delle sue scelte. In questo senso, sinceramente credo che, discriminazioni di tipo, politico, sociale, lavorativo, dovranno essere viste come tali.

Ma, quando si parla di adozione, mi sembra che le coppie gay vogliano indebitamente stravincere. L’ aver ottenuto in molti paesi del mondo il diritto di contrarre matrimonio, mi pare un punto di arrivo e non di ripartenza.

Il solo chiamare matrimonio l’unione omosessuale, significa già, di per sé utilizzare una terminologia che chiama in causa valori che difficilmente possono essere estratti dal progetto eterosessuale e depositati pari pari, in un contesto omosessuale, senza generare frizioni, perfino etimologiche e semantiche.

In una visione laica dello Stato e della società, sia pur con notevoli aggiustamenti e forzature, il concetto in qualche modo vi si adatta. Ma, per L’adozione, onestamente no!

La natura (volutamente non menziono alcuna divinità) ha deciso che la procreazione è un’esperienza che riguarda un uomo e una donna e, a meno di non citare in giudizio proprio la natura, accusandola di omofobia, non credo che una legge dello Stato, potrà mai modificare il fatto che, un bambino, ha diritto a un padre e una madre.

Proprio in nome della libertà e del rispetto dell’infanzia, meraviglia e fragilità ugualmente infinite, proviamo tutti, etero e omosessuali a interrogarci su cosa è bene e su cosa è meglio.

*Bibliotecario della Fat, Firenze

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