La generosità non è solo una questione di soldi

Quando la rivista Reader’s Digest ha chiesto ai lettori di condividere un momento in cui qualcuno si è preso cura di una delle loro necessità, le storie si sono riversate a fiumi, dimostrando che il nostro mondo è ancora pieno di ambasciatori di generosità.

Carmen Lăiu – Clarence ha raccontato la frustrazione che ha provato quando, uscito da un negozio, si è reso conto di aver lasciato il cellulare e le chiavi della macchina nell’auto ormai chiusa. Un ragazzo in bicicletta si è accorto del suo disagio e si è fermato per capire cosa fosse successo; dopo che Clarence gli ha spiegato che non poteva chiamare sua moglie al telefono e che non avevano un’altra macchina per portargli la chiave di riserva, il giovane si è offerto di andare a prendergliela, anche se avrebbe dovuto percorrere 11 chilometri in bici tra andata e ritorno. Dopo un’ora la questione si è risolta e il ragazzo ha rifiutato qualsiasi tipo di ricompensa, sostenendo che era stata un’occasione per fare un po’ più di moto.

Jamie ha scelto di parlare di un momento difficile dal punto di vista finanziario. Sua madre stava per divorziare e il suo reddito non era più sufficiente per pagare le bollette e comprare da mangiare. È stato allora che hanno sperimentato la generosità più bella: per mesi, finché la famiglia non si è ripresa finanziariamente, la mattina trovavano scatole di cibo davanti alla porta di casa, senza sapere mai chi fosse il donatore.

Jerilynn racconta un gesto straordinario compiuto da una sua collega quando era rimasta vedova. Dopo la morte improvvisa di suo marito, la collega le ha inviato un biglietto ogni settimana per un anno intero, con messaggi che la rassicuravano sul fatto che non era sola nel turbinio della vita.

La generosità si presenta in molte forme e dimensioni, alcune anche parecchio creative, e il momento della sua manifestazione è importante quanto l’atteggiamento che l’accompagna (c’è una ragione per cui si dice: “Chi dà subito, dà due volte”). Il desiderio di aiutare è talvolta soffocato dalla preoccupazione per i nostri molteplici (e, ovviamente, legittimi) bisogni, da un sentimento di impotenza di fronte alle esigenze e alle emergenze travolgenti di chi ci circonda, dalla precarietà delle nostre risorse finanziarie, dai criteri molto ristretti che applichiamo per determinare chi “merita” di essere aiutato. È altrettanto vero che alcune persone non hanno avuto un modello di generosità da seguire nei loro anni formativi.

La generosità si impara 
Un rapporto del Barna Group [una società di sondaggi cristiani evangelici con sede a Ventura, in California ndt] ha rilevato che la maggioranza dei cristiani americani, e degli adulti in generale, afferma che la ragione per cui sono generosi è perché hanno beneficiato della generosità degli altri. Quasi la metà degli adulti americani (46%) afferma di aver ricevuto almeno una volta l’inaspettata generosità di qualcuno, mentre il 43% ammette di non aver vissuto un’esperienza del genere. Alla domanda sull’esempio da cui hanno imparato l’altruismo, il 40% degli adulti cita la madre e il 35% il padre come modelli di generosità.

Per i cristiani praticanti, Gesù è il miglior esempio di generosità (per il 61% degli intervistati). Allo stesso modo, il 65% dei cristiani praticanti ha affermato di essere stato trattato con generosità (e che questa esperienza ha avuto un ruolo importante nella loro decisione di praticarla essi stessi) e il 79% ha affermato che qualcuno ha insegnato loro cosa significa essere generosi.

Gli autori del rapporto concludono che i cristiani praticanti sembrano avere maggiori probabilità di essere sia operatori che destinatari di atti di generosità perché appartengono a una comunità religiosa che tende a enfatizzare temi come la gratitudine o la generosità.

Come notò molto tempo fa il re Davide, tutto ciò che possediamo, e quindi tutto quello che condividiamo con gli altri, ha una sola fonte: “O Signore nostro Dio, tutta questa abbondanza… proviene dalla tua mano, e tutta ti appartiene” (1 Cronache 29:16).

La generosità biblica e i suoi principi 
Il past. Tom Nelson scrive che "in tempi di prosperità, così come in tempi di crisi, dobbiamo vivere con cuore compassionevole e a braccia aperte", sottolineando lo stile di vita per cui siamo stati creati da Dio a sua immagine.

Dopo la caduta, l’egoismo si è insinuato nella natura umana, pervertendola e privandola delle benedizioni che derivano da una vita generosa. Anche per i primi cristiani, dei quali abbiamo un’immagine idealizzata, la generosità non era una scelta facile, osserva Nelson, ricordando che l’apostolo Paolo esortava ripetutamente i credenti a manifestare la stessa generosità con cui venivano trattati dal loro Creatore.

Sebbene nelle Scritture non troviamo informazioni su quanto dovremmo mettere in bilancio per le nostre vacanze, la casa o il guardaroba, o quanto dovremmo risparmiare o donare agli altri, abbiamo dei principi chiari riguardo alle nostre finanze, sottolinea l’autrice cristiana Amy DiMarcangelo, evidenziando la necessità della frugalità, di uno stile di vita che incoraggi il dono e una fedele amministrazione dei beni.

La generosità non dovrebbe essere frutto di slanci occasionali, ma di una disciplina praticata con coscienza, scrive Dan Olson, direttore di un centro di studi cristiani. Dal punto di vista biblico, la generosità spesso implica sacrificio (la povera vedova portò il suo ultimo soldo al tempio; i cristiani macedoni si dimostrarono molto generosi nonostante la loro povertà). “Temo che l’unica regola sicura sia dare più di quanto possiamo risparmiare”, scrive C. S. Lewis riguardo ai limiti della generosità che i cristiani devono mostrare.

Generosità indipendentemente dalle risorse finanziarie 
“La generosità non è solo una questione di soldi”. Il past. Brent Van Mourik dice di sentire spesso questo slogan, ma non è sicuro se coloro che lo usano ne comprendano le implicazioni. Analizzando diversi versetti della Bibbia, Van Mourik sottolinea che la Scrittura non intende dire che dobbiamo smettere di aiutare finanziariamente, ma parla di una generosità che va oltre l’apertura del portafoglio. E se dobbiamo gestire tutte le nostre risorse, di qualunque tipo, tenendo presenti i bisogni degli altri, la nostra responsabilità è maggiore di quanto siamo abituati a pensare.

Dio si aspetta che siamo disposti a offrire le risorse che Egli chiede (che potrebbero essere proprio le cose sulle quali abbiamo imparato a fare affidamento) perché “questo tipo di generosità è una cura sicura per la fiducia malriposta” conclude il pastore.

Anche l’autore cristiano James Clark scrive del modo limitato in cui vediamo la generosità, riducendola alla sua componente pecuniaria, e sottolinea che abbiamo cose preziose da dare indipendentemente dal fatto se abbiamo o meno le risorse finanziarie per soddisfare i bisogni degli altri.

Molti testi della Bibbia si concentrano sulla necessità di un atteggiamento generoso senza però specificare, nella maggior parte dei casi, una particolare forma di donazione. Mosè, per esempio, esorta gli Israeliti a tendere la mano ai loro fratelli bisognosi e a donare ciò di cui necessitano, si tratti di un prestito o di un aiuto che non avrà mai bisogno di essere contraccambiato (cfr. Deuteronomio 15:7-10). Forme accettabili di donazione sono adattate alle necessità di coloro che ci circondano, conclude Clark, ed elenca alcuni dei modi in cui i cristiani possono esprimere generosità oggigiorno: dall’ospitalità alla visita di una persona malata in ospedale, dall’offerta di un sostegno emotivo alla donazione di beni o di sangue.

La generosità non inizia e non finisce con il denaro, ma con la comprensione di come la bontà di Dio fluisce nella nostra vita, dandoci più di quanto siamo meritevoli di ricevere. Poiché ci ha amati, Dio ha dato (Giovanni 3:16). Poiché lo amiamo, anche noi gli daremo. Non solo denaro, ma il denaro necessario; non solo quello di cui abbiamo a sufficienza, ma anche quel poco che abbiamo. “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25:40, Cei).

Senza aver mai contato i miei atti di generosità, so che qualunque cosa io gli abbia offerto, Dio mi ha restituito molto di più, anche se non mi doveva nulla. È comunque dalla sua tasca che io do, ogni volta che scelgo di farlo. I miei bisogni (nei quali a volte riconosco desideri nascosti) non finiscono mai, e l’egoismo continua a buttar fuori nuovi germogli, come continuo a scoprire quando mi ricordo di fermarmi a riflettere.

Tuttavia, ogni volta che (nelle sue creature) Dio ha fame, soffre il freddo o non ha abbastanza soldi per le medicine, io guardo ancora una volta nella mia tasca che in realtà è la sua (per quanto confusa possa essere la logica, se calcolata secondo regole matematiche).

(Carmen Lăiu è redattrice di Signs of the Times Romania e ST Network).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

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