La parola del giorno: aroma
20 Marzo 2025
La parola del giorno: aroma
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Nella Bibbia ricorre spesso l’espressione “profumo soave” come un aroma gradito a Dio. Quali implicazioni ha l’olfatto secondo una lettura spirituale?  

Wendy Jackson – Mentre quest’anno leggevo l’Antico Testamento, sono rimasta colpita dalla citazione frequente di parole legate al senso dell’olfatto. Questi termini includono gli equivalenti ebraici di naso, narici, profumo, odore e aroma. A volte, nelle traduzioni, queste parole risultano nascoste (per esempio, in Isaia 11:3); in altre occasioni sembrano quasi saltare fuori dalla pagina. Sono espressioni particolarmente evidenti quando si parla del santuario e dei suoi rituali; in Esodo, per esempio, troviamo formule sia per l’incenso (Esodo 30:34-38), sia per un profumo destinato all’unzione dei sacerdoti e dei recipienti sacri del santuario (Esodo 30:22-32). Tuttavia, ciò che ha davvero attirato la mia attenzione è stato l’uso della parola “aroma” in Levitico e in Deuteronomio.

Leggendo le descrizioni dei vari tipi di sacrifici, sono rimasta colpita dalla ripetuta affermazione che essi erano “un aroma gradito a Dio”, un’espressione che appare ben 34 volte in questi libri. Come poteva tutta questa morte essere in qualche modo gradita?

Il Levitico è una sorta di manuale che descrive i rituali del santuario, compresi quelli prescritti per ogni tipo di sacrificio. Viene spiegato che i sacrifici dovevano essere eseguiti in un modo preciso e in luoghi specifici. Tuttavia, l’unica cosa che ci è detto fosse gradita a Dio era l’aroma del sacrificio bruciato. Ciò valeva sia per l’olocausto (Levitico 1:9), sia per l’offerta di cibo (2:2,12), sia per l’offerta per il peccato (4:31) che per l’offerta di riconoscenza (3:5).
A Dio piace davvero l’odore della carne e della farina bruciati?

Forse una comprensione della natura dell’olfatto può aiutarci a rispondere alla domanda. Di recente, entrando in un palazzo, ho percepito un odore che ha immediatamente scatenato una cascata di ricordi legati a mio nonno e alla sua officina. Gli aromi, piacevoli o sgradevoli, hanno il potere di evocare quasi istantaneamente ricordi ed emozioni, poiché il cervello li interpreta attraverso le nostre esperienze personali e altri fattori. Non è solo l’odore in sé che amiamo o odiamo, ma ciò che associamo a quell’odore.[1]

Pertanto, quando qualcosa è descritto come un aroma gradito a Dio, probabilmente non si tratta tanto dell’aroma in sé, quanto di ciò che Dio vi associa. Il profumo che si sprigionava dai sacrifici non ricordava solo l’atto del sacrificio, ma anche il cuore obbediente e il pentimento dell’israelita che presentava l’offerta secondo le istruzioni prescritte. Evocava inoltre il ricordo dell’alleanza che univa Dio al suo popolo. Era questo a rallegrarlo, non il sangue e la brutalità dei sacrifici.

Nel libro di Ezechiele troviamo un nuovo sviluppo: il popolo rimanente di Israele, fedele e tornato dall’esilio, sarebbe stato accolto come un “aroma gradito a Dio” (Ezechiele 20:41). La santità e la fedeltà di Dio si sarebbero manifestate attraverso di loro alle nazioni circostanti.

Nel Nuovo Testamento, Paolo riprende il legame tra l’aroma, il sacrificio e le persone. L’apostolo invita i cristiani di ogni luogo a imitare Cristo, che “ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave” (Efesini 5:2). Dio Padre non ha trovato piacere nella morte del Figlio più di quanto si sia compiaciuto della moltitudine di animali sacrificati. Eppure, l’aroma associato alla sua morte è descritto come soave. Questo perché è legato all’amore sacrificale, al perdono e alla nuova vita.

Come cristiani, siamo chiamati a imitare questo amore e perdono sacrificali e, così facendo, a diffondere la conoscenza di Cristo e del suo profumo tra coloro che ci circondano (Efesini 5:2; 2 Corinzi 2:14,15).

Nota
[1] D. Green, The Aroma of Righteousness (L’aroma della giustizia), Penn State University Press, Pennsylvania, 2011. Per approfondire: https://www.psupress.org/books/titles/978-0-271-03767-7.html

(Wendy Jackson è direttrice del seminario dell’Università di Avondale, in Australia).

[Immagine di Griesshammer su Pixabay. Fonte: record.adventistchurch.com / Tradotto da Veronica Addazio] 

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