La parola del giorno: vegliare
30 Ottobre 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

La parola del giorno: vegliare
30 Ottobre 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Restare svegli, attenti, vigili. L’incoraggiamento ci arriva da più parti nella Bibbia. Approfondiamo gli aspetti di un atteggiamento che si nutre di preghiera e relazione.

Vi è mai capitato di essere “presi in contropiede”? In inglese l’espressione suona “essere sorpresi a dormire” e ha più di 400 anni. Ai tempi di Shakespeare era usata per riferirsi a qualcuno che avrebbe dovuto essere pronto per una situazione, ma è stato colto impreparato. Nello sport, il modo di dire è associato all’imbarazzo. Come succede al portiere distratto che lascia passare la palla. Militarmente può significare solo un disastro totale. Pensate a Pearl Harbor; all’offensiva tedesca nelle Ardenne in Francia nel 1940; alla distruzione da parte di Israele delle forze aeree egiziane, siriane e giordane durante la guerra dei sei giorni del 1967; e chi può dimenticare l’11 settembre!

Gesù chiarisce che lo stesso tipo di rischio è associato alla nostra vita. Corriamo tutti il pericolo di una Pearl Harbor in senso spirituale, morale e soprattutto escatologico (l’interpretazione del destino ultimo dell’uomo e dell’universo, ndt). Rischiamo di non essere pronti per l’obiettivo e per il culmine della storia, ovvero il ritorno di Gesù in persona. “Vegliate, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà” (Matteo 24:42). Ma voi obietterete: “L’ho già sentito dire!”, “Lo ripetiamo da 180 anni!”, e l’idea di vigilanza e attesa si sta affievolendo.

Stiamo solo gridando “al lupo, al lupo?”. Abbiamo forse frainteso? A volte sì! Un forte terremoto, un falso profeta o un’altra guerra non sono un segno che la seconda venuta stia per avvenire. Sono gli indicatori di una realtà degradata prima del ritorno di Cristo. Uno scenario inquietante che improvvisamente si intensifica e raggiunge l’apice in momenti terribili della storia (come la caduta di Gerusalemme raccontata in Luca 21:5-7,20,21) e che si intensificherà ulteriormente prima della seconda venuta. In considerazione di ciò, Gesù spiega ai suoi discepoli come rimanere con i piedi per terra e in contatto con lui in mezzo a inganni, conflitti politici o militari, disastri naturali, persecuzioni e caos sociale. Quello che Gesù sottolinea è che dobbiamo essere moralmente e spiritualmente vigili, svegli e attenti.

La vigilanza è vitale non solo per essere pronti per il secondo avvento di Cristo, ma anche per le numerose crisi e sfide della vita. L’apostolo Pietro delinea le difficoltà nel sopportare la sofferenza, nell’assumere una posizione di guida, nell’essere umili, nell’affrontare l’ansia e ci consiglia di essere vigili in mezzo a tutte queste situazioni perché il diavolo è un leone in agguato sempre in cerca di una vittima (1 Pietro 5:8). Se non può divorarci, cerca di buttarci a terra. Nel rugby, essere placcati alla sprovvista è devastante.

Non ci si può preparare per ciò che non si vede. Spiritualmente, ci sono molte potenziali sorprese. Ecco perché solo chi è vigile è in grado di rimanere saldo nella fede (1 Corinzi 16:13). Restare vigili è anche una relazione. Quando Gesù stava per affrontare l’angoscia nel Getsemani, chiese ai suoi discepoli: “vegliate con me” (Matteo 26:38). Purtroppo, i suoi amici si addormentarono e Gesù dovette affrontare da solo il suo percorso escatologico. Che occasione persa! La vigilanza non riguarda solo noi stessi, ma anche la consapevolezza della sofferenza altrui.

È interessante notare che la Scrittura paragona la vigilanza all’essere sobri (1 Tessalonicesi 5:6). I discepoli disattenti sono più simili a ubriachi intontiti e assonnati. Sono incapaci di prendere decisioni chiare e ferme in ambito religioso, etico o spirituale.

Non pensate, tuttavia, che la vigilanza riguardi solo la vostra agilità mentale. È strettamente connessa alla preghiera. Dobbiamo “perseverare nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie” (Colossesi 4:2). Questa è l’essenza della vigilanza: una preghiera costante e grata.

Infine, tutto questo parlare di veglia e preghiera non implica inattività. I discepoli vigili non sono come le marmotte, immobili, a scrutare semplicemente i cieli e la terra per scoprire i segni della presenza di aquile o altri predatori. Gesù chiarisce che chi è vigile è un servitore attivo che serve Dio e gli altri (Matteo 24:36-25:1-46; Luca 12:35-49).

Anthony MacPherson è docente al seminario dell’Università di Avondale, in Australia.

[Fonte: record.adventistchurch.com. Tradotto da Veronica Addazio, Hope Media Italia].
[Immagini: jeffjacobs1990, Pixabay.com; Mauro Barbolini, Dreamstime.com].

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