La commovente testimonianza di una giovane coppia che ha vissuto il dramma della malattia mano nella mano con Dio.

Andreea Irimia – L’amore, l’argomento per eccellenza. Vogliamo bene alle persone per quello che sono. Tuttavia, c’è un tipo di amore a tal punto elevato da comprendere davvero tutte le sfumature; un amore che si manifesta verso gli altri indipendentemente da chi siano o da cosa sono diventati. Un amore così esprime e racchiude in modo meraviglioso la storia di Ian e Larissa.

I due si sono conosciuti al college nel 2005. Dieci mesi furono sufficienti perché Ian si convincesse che fosse proprio lei la donna della sua vita. Erano felici insieme e si completavano a vicenda. Sapevano che questo amore non sarebbe diminuito perché avevano posto Dio al centro della loro relazione. Così, decisero di sposarsi.

Il 30 settembre 2006 è la data impressa nella memoria di Larissa perché in quel giorno cambiò definitivamente la loro vita serena e libera dai problemi. Sulla strada da casa al lavoro, Ian venne coinvolto in un grave incidente d’auto. "Abbiamo visto il nostro futuro schiantarsi con lui in quella station wagon bianca", avrebbe detto più tardi Larissa. O almeno quell’avvenire che avevano immaginato.

Ferite multiple alla testa lasciarono Ian in coma profondo, dal quale nessuno credeva che si sarebbe svegliato. I medici avevano già informato la famiglia di prepararsi per il funerale dopo che quattro esami cerebrali su cinque negarono ogni possibilità di recupero. Tuttavia, la famiglia si rifiutò di staccarlo dal respiratore, e la loro fede fu ricompensata con un miracolo. Ian si risvegliò dal coma ma non riusciva a parlare, la sua memoria a breve termine era gravemente compromessa, così come le sue capacità cognitive, e non ce la faceva nemmeno a muoversi.

Sette mesi dopo, quando Ian fu riportato a casa, Larissa si trasferì dai genitori di lui per prendersene cura. Non pensò neanche per un istante di porre fine alla loro relazione. "Allontanarmi dal mio migliore amico non è mai stata un’opzione", ha affermato. Sapeva che Ian non l’avrebbe lasciata se la situazione fosse stata ribaltata. Era ancora determinata a sposarlo se avesse riacquistato la voce. Due anni e mezzo dopo, Ian riuscì a pronunciare le sue prime parole. Poco dopo, chiese a Larissa di sposarlo.

“So che scegliere di convolare a nozze può sollevare dubbi e paure per qualcuno. Penso che una disabilità moltiplichi quei timori comuni" racconta Larissa in merito alla sua decisione di sposare Ian. Tuttavia, la paura non è stata più forte del loro amore e dell’impegno preso. Quattro anni dopo l’incidente i due furono uniti in matrimonio, accompagnati da amici e familiari. Mancava qualcuno di speciale però, una persona che era stata con loro nei momenti più difficili: il padre di Ian, morto di cancro al cervello solo pochi mesi prima.

L’amore non cancella le difficoltà. Larissa lo sa molto bene. Ha un marito che non può mai essere lasciato solo e che a sera dimentica quello che ha fatto durante il giorno. È lei che si deve occupare di tutte le faccende e dei problemi familiari. Ammette che non è facile, ma l’incoraggiamento e l’amore di Ian la risollevano ogni volta. Insieme sono riusciti a scrivere un libro in cui raccontano la loro esperienza e il meraviglioso modo in cui il loro amore si è evoluto. All’inizio del 2017, Ian ha mosso i suoi primi passi da solo. I miracoli accadono ancora nella loro vita, ma nemmeno uno equivale al miracolo dell’amore che Dio ha posto nei loro cuori e cresce ogni giorno. 

(Andreea Irimia insegna informatica e educazione tecnologica)

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

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