“Le chiedo di avere pietà”
30 Gennaio 2025
“Le chiedo di avere pietà”
30 Gennaio 2025
Nel suo sermone la vescova Budde si è focalizzata sul bene della nazione, rivolgendo un appello all’unità in un tempo di divisione politica, un’unità che non è omologazione né accordo politico o passività, ma rispetto per le differenze: «Il tipo di unità che promuove
la comunità attraverso la diversità e la divisione, un’unità al servizio del bene comune». E ha parlato dei tre pilastri su cui questa deve poggiarsi («un’unità imperfetta, perché siamo esseri umani imperfetti, ma possibile»): il rispetto per la dignità di ogni essere umano; l’onestà; l’umiltà. Senza unità e senza queste fondamenta, costruiamo la nostra nazione sulla sabbia, ha rimarcato rievocando la nota immagine biblica. In chiusura, dopo alcuni secondi carichi di attesa, negli ultimi quattro minuti si è rivolta direttamente al neoeletto presidente, con toni calmi ma fermi: «Milioni di persone hanno riposto la loro fiducia in lei, che ha sentito la mano provvidenziale di un Dio amorevole: nel nome del nostro Dio, le chiedo di avere pietà delle persone nel nostro paese che adesso hanno paura».
E per rendere più chiaro il messaggio ha elencato le categorie più minacciate: omosessuali e persone transgender, immigrati (che in gran parte non sono criminali, ma lavoratori seri e inseriti nella comunità), ma anche democratici o repubblicani lontani dal suo orientamento. Ci sono molte persone che temono fortemente per la loro vita. Il presidente Trump ha dichiarato tutto il suo disgusto ai giornalisti e preteso le scuse della «cosiddetta vescova» e della «sua chiesa» per quello che non pensava «fosse stato un buon culto»
 (da Riforma del 31-01-2025, “Eravamo tutti stranieri in questa terra”, di sara E. Tourn).
Così il settimanale Riforma ha riportato in estrema sintesi il messaggio della predicazione che la vescova Marian Budde, della diocesi episcopale di Washington, ha rivolto a quanti erano convenuti alla cerimonia di insediamento del presidente Donald Trump lo scorso 20 gennaio. Una voce critica, isolata, per qualcuno una voce profetica, per altri un’interferenza della religione in campi che non le appartengono. Abbiamo chiesto un parere al teologo Fulvio Ferrario, intervistato da Claudio Coppini e Roberto Vacca.

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