Probabilmente, da nessuna altra parte una persona si sente più sola e abbandonata che in mezzo a un’onda di persone in una ressa metropolitana. L’alienazione urbana è uno dei grandi temi affrontati in maniera critica da molti artisti e sociologi.

Andrei Eugen Lakatos – La rivoluzione industriale [1] ha comportato una crescente importanza data alla città. Centri industriali, metropoli e agglomerati urbani furono creati per ospitare l’industria e le attività a essa collegate. La rivoluzione industriale fu seguita quasi immediatamente da un’impressionante pressione demografica nelle città e da un prosciugamento della popolazione dei villaggi, dal momento che la società industriale è fondamentalmente urbana.

La trasformazione ideologica e materiale determinata dalla rivoluzione industriale ha inciso profondamente sulle strutture sociali, economiche e culturali della civiltà occidentale, segnando una svolta epocale nella storia dell’umanità. La modernità può essere intesa come una “fase storica della civiltà occidentale, alla cui base possiamo collocare la rivoluzione industriale che ha portato con sé l’avanzamento tecnologico e il progresso della scienza, oltre ai cambiamenti socio-economici, prerogativa del capitalismo…”, sottolinea Ciprian Lupşe.[2]

La metropoli nell’arte
“Metropolis”, il fotomontaggio realizzato nel 1923 dall’artista olandese Paul Citroen, è una delle sue opere più conosciute. L’artista si è calato nei panni di un architetto urbano e ha ricostruito una città immaginaria, composta dagli edifici emblematici delle grandi metropoli (grattacieli, la Torre Eiffel, i centri commerciali, ecc.), mescolando il passato con il presente e il futuro. L’opera è composta da frammenti di fotografie raffiguranti edifici disposti sull’intera superficie del quadro per dare l’impressione di un’accumulazione e del caos.

I palazzi scelti si riferiscono direttamente al periodo industriale, attraverso i nuovi materiali – cemento, metallo, vetro – e le reti di trasporto pubblico, che sono segno e testimonianza della società consumistica emergente. Il collage richiama l’attenzione sul fatto che la città, divenuta una metropoli, è cresciuta in altezza e in larghezza, con i suoi rumori, i movimenti e le luci che si mescolano in un’agitazione organizzata, nel mezzo della quale le persone sembrano non solo smarrirsi, ma anche perdersi di vista.

Il regista austro-tedesco-americano, Fritz Lang, rappresentante dell’espressionismo tedesco, si ispirò all’opera di Paul Citroen nel realizzare nel 1927 il film di fantascienza “Metropolis” (la pellicola più costosa dell’era del muto nella storia del cinema). L’azione del film si svolge in una città del futuro, fortemente divisa tra la classe operaia e i leader, una società distopica[3] in cui i ricchi intellettuali conducono una vita lussuosa, governano la città dall’alto di giganteschi grattacieli e opprimono i lavoratori che in pratica assicurano il funzionamento della metropoli, vivendo negli piani interrati e insalubri degli imponenti edifici.

Il film segue Freder, figlio del signore di Metropolis, che incontra una giovane operaia, Maria, e ne rimane affascinato. Freder dall’alto scende per seguirla nel mondo sotterraneo e rimane inorridito dalle condizioni di vita degli operai. La società della città futuristica immaginata da Lang sembra la proiezione di un futuro lontano (e indesiderabile), ma allo stesso tempo è un’allegoria del presente, in un mondo preso dalla corsa al profitto e al benessere individuale.

La metropoli nell’architettura 
Fritz Lang ha confessato in un’intervista che l’idea del film era nata quando aveva visto per la prima volta i grattacieli di New York nell’ottobre del 1924. Descrivendo la sua prima impressione della città, il regista ha paragonato gli edifici di metallo e vetro a una lussuosa scenografia, abbagliante e ipnotica, appesa al cielo scuro.

Gli esterni della città nel film Metropolis sono fortemente influenzati dal movimento Art Déco, uno stile eclettico che in architettura voleva dire eleganza e fascino, funzionalità e modernismo. Negli anni Trenta del Novecento, questo stile acquisì fama a livello internazionale, la sua struttura era basata sulla simmetria, la monumentalità e le forme geometriche matematiche: una diretta conseguenza e un’espressione tangibile dell’industrializzazione e dell’evoluzione delle nuove tecnologie.

L’architettura immaginata nel film dà vita a una città che si sviluppa in verticale, in cui l’uomo diventa sempre più piccolo di fronte al progresso tecnologico e le dimensioni della città diventano schiaccianti. Le immagini della pellicola presentano un agglomerato urbano stratificato (ma anche intricato), dominato da edifici imponenti, automobili, treni che passano da un edificio all’altro su ponti sospesi e aerei che volano tra i grattacieli.

La vita nella metropoli 
Fin dall’inizio del XX secolo, il sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel[4] ha osservato che la base psicologica su cui si costruisce l’individualità metropolitana è un’intensificazione della vita emozionale della persona dovuta al rapido e continuo scambio di stimoli esterni e interni. Il ritmo incalzante e costantemente crescente dei cambiamenti nel paesaggio urbano moderno (nuovi edifici, traffico, pubblicità stradale) e il mutamento inaspettato e violento degli stimoli che possono essere percepiti con un solo sguardo consumano l’energia mentale dell’osservatore.

A causa del carattere intellettuale della vita mentale nelle grandi metropoli, il tipo psicologico metropolitano reagisce principalmente in modo razionale, senza alcun coinvolgimento emotivo. Nonostante le influenze del postmodernismo,[5] il pensiero contemporaneo è ancora particolarmente attento agli aspetti pratici, ai numeri e ai calcoli.

L’esattezza numerica della vita pratica, derivante dall’economia finanziaria, corrisponde all’ideale della scienza di trasformare il mondo in un problema aritmetico e di inserire tutte le cose all’interno di una formula matematica. Nel mondo moderno, vogliamo che tutto abbia una spiegazione, sia dimostrato e calcolato con precisione: il tempo, il denaro guadagnato e speso e, alla fine, anche la vita.

L’aspetto finanziario della vita si riferisce a ciò che è comune a tutti – in altre parole, il valore e il controvalore (in denaro) di una cosa o di una persona – un fatto che riduce la qualità e la personalità umana a un livello puramente quantitativo. Per la società consumistica contemporanea, il tempo è denaro, come diceva Benjamin Franklin; oggi tutto è incentrato sui soldi.

L’accuratezza e la precisione al minuto che la vita in una grande città richiede si traduce in un’enfasi sbilanciata sulla componente impersonale della psiche dell’uomo moderno e, allo stesso tempo, in una marcata tendenza all’individualità egoistica.

Per Georg Simmel non esiste un altro fenomeno psichico così fortemente associato alla vita nella metropoli moderna, come la personalità dell’uomo contemporaneo: indifferente, stanco e individualista. Gli effetti di questa esistenza sono la superficialità e l’alienazione. Tutti questi fattori rappresentano principalmente la conseguenza del rapido e contraddittorio cambiamento di stimoli, con il sistema nervoso che viene così sollecitato, esaurito e privato di qualsiasi tempo di recupero, un eccesso che alla fine porta all’autoisolamento dell’individuo, come reazione difensiva.

Probabilmente, da nessuna altra parte, una persona si sente più sola e abbandonata, più isolata o alienata che in mezzo a un’onda di gente in una ressa metropolitana. L’alienazione della società contemporanea causata dal ripiegamento su se stessa crea un problema a livello di corretta percezione e comprensione della realtà circostante. Di conseguenza, il significato e il valore della distinzione tra le cose sono percepiti come poco importanti.

La vita in una grande metropoli è in grande contrasto con quella in campagna o anche nei piccoli centri, dove, dal punto di vista mentale-sensoriale, il ritmo dell’esistenza è più lento, più calmo e più regolare. Probabilmente è per questo che, rispetto alla città affollata, agitata e sovraccarica, Lucian Blaga ha scritto questi versi nella poesia “Spirito del villaggio”: “… Credo che l’eternità sia nata nel villaggio. Qui ogni pensiero è più lento, e il cuore pulsa a un ritmo più quieto, come se non battesse nel petto ma da qualche parte nel profondo della terra…”.

Note 
[1] La rivoluzione industriale ha avuto luogo a partire dal XIX secolo ed è caratterizzata dal passaggio da una società agraria e artigianale dominante a una società commerciale e industriale.
[2] Ciprian Lupşe, The Aesthetics of Modern Architecture and the Artistic Production, Journal for the Study of Religions and Ideologies, vol. 2, no. 4, 2003, p. 75.
[3] Una società caratterizzata da sistemi repressivi di controllo sociale e da varie forme di coercizione passiva e attiva.
[4] Nel saggio scritto nel 1903, The Metropolis and Mental Life (La metropoli e la vita mentale).
[5] Ciò che si sviluppa come risposta al freddo pragmatismo del modernismo, caratterizzato tra l’altro da soggettivismo, relativismo dei valori e delle credenze, scetticismo di fronte alla ragione, ecc.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

Condividi

Articoli recenti