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La pastora avventista tirocinante Liudmila Biscardi ci guida nella riflessione sul testo di Giovanni 4, 46-54: «Egli dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un ufficiale del re, il cui figlio era infermo a Capernaum. Come egli ebbe udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire. Perciò Gesù gli disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non crederete”. L'ufficiale del re gli disse: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli disse: “Va', tuo figlio vive”. Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò. E mentre già stava scendendo, i suoi servi gli andarono incontro e gli dissero che suo figlio viveva. Allora egli domandò loro a che ora avesse cominciato a stare meglio; ed essi gli risposero: “Ieri, all'ora settima, la febbre lo lasciò”. Così il padre riconobbe che quella era l'ora in cui Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive”; e credette, lui con tutta la sua casa. Gesù fece questo secondo segno miracoloso tornando dalla Giudea in Galilea». Il miracolo compiuto da Gesù assume un significato ancora più grande se pensiamo al contesto in cui avviene.
Intervista a cura di Alessia Calvagno.
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