Domani, 27 settembre, presso la Camera dei deputati a Roma, si svolgerà il convegno sul tema “La presenza evangelica in Italia dall’unità ad oggi. Gli avventisti del settimo giorno”. L’evento è organizzato in occasione nelle celebrazioni per i 160 anni della presenza avventista in Italia.
Roberto Vacca – Come molte realtà ecclesiali, anche la Chiesa avventista si confronta con l’esigenza di non “bruciare i ponti” con il suo passato, ma anzi di valorizzarlo nella sua dimensione più positiva, in un’ottica di gratitudine verso il Signore. E d’altra parte, occorre anche sapersi emancipare, almeno in parte, dalla tradizione, se si vuole essere comprensibili e pertinenti rispetto a un mondo profondamente cambiato. Come coniugare queste due esigenze?
La scommessa è riconsiderare il passato insieme agli altri, come avverrà il 27 settembre. Parleranno infatti personalità del mondo evangelico come Eugenio Bernardini, presidente della editrice Claudiana; Alessandro Ferrari, docente di Diritto ecclesiastico e canonico; l’avvocata Ilaria Valenzi, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Daniele Garrone; Martin Ibarra, della Commissione storica battista, e Carmine Napolitano, preside della Facoltà pentecostale di Scienze religiose.
Non mancheranno naturalmente relazioni di esponenti avventisti sulle sfide del passato e del presente, sulla comunicazione mediatica, sul confronto con le altre minoranze religiose… ma ciò che mi pare significativo è il tentativo di interrogarsi a partire dallo sguardo dell’altro, non solo dalla propria autocomprensione. Questo sarà certamente facilitato dal comune contesto di fede evangelica, un portato storico oggettivo che però rischia a volte di passare in secondo piano nel tentativo di preservare una specifica identità.
L’altra dimensione possibile – che mi pare emergere dal programma del convegno – è quella della sobrietà. Come disse Lutero al termine della sua vita, siamo tutti mendicanti, cioè consapevoli della nostra povertà spirituale, il che paradossalmente costituisce una sorta di beatitudine. Ci permette di confrontarci con il mondo senza vanto o pregiudizio, perché condividiamo con il resto dell’umanità il destino unico della misericordia di Dio.
Non si tratta di un percorso scontato. La tentazione delle Chiese di valorizzare la propria storia facendone un feticcio, un idolo, un’estensione sacra del proprio io, è sempre in agguato. Lo è certamente per la comunità avventista, spesso tentata dalle sirene dell’isolamento e dell’eccezionalità del proprio destino. Cominciare a guardare con realismo dentro e fuori di noi è un buon inizio, per confessare i propri peccati e procedere senza paura nella condivisione della Buona Notizia: che Dio c’è e che avrà anche l’ultima parola.
Il convegno sarà anche trasmesso in diretta streaming dalle 9.30 sul sito: chiesaavventista.it/160 anni.
Scarica qui il programma della giornata.
[Fonte: Riforma.it]